“Sport e Diritti”: 22^ puntata- Muscoli, cuore e cloro: il Settebello azzurro della Pallanuoto.

Alcuni sport più di altri simboleggiano la vita: ogni gesto, ogni attimo, ogni lacrima di gioia o di sofferenza esprime in sé la potenza mimetica della Vita. La pallanuoto è uno di questi. C’è forza, coraggio, resistenza alla fatica e al dolore; c’è spirito di sacrificio per gli altri, solidarietà tra compagni, a volte scorrettezze con l’avversario, ma sempre rispetto e condivisione di un unico grande amore da vivere insieme sulla vasca clorata.
Le Olimpiadi di Londra 2012 si chiudono oggi con la vasca azzura del Water Polo Center che ospita il Settebello nella finale più attesa e densa di significati: di fronte la Croazia dell’ex maestro Ratko Rudic, l’allenatore venuto dall’est che ha fatto grande la pallanuoto italiana portando la medaglia d’oro olimpica più sofferta a Barcellona 1992.

Il mito del Settebello azzurro, la squadra nazionale italiana di Pallanuoto si perde nelle gocce della storia, e nella fantasia linguistica di un mitico radiocronista sportivo, Nicolò Carosio, che per primo appiccicò alle calottine azzure l’epiteto di Settebello durante le Olimpiadi di Londra 1948. Già, ancora Londra, e speriamo che oggi quel mitico Settebello sospinga nella storia gli odierni alfieri di questo mito lungo oltre 60 anni. Settebello era il soprannome della Rari Nantes Napoli, squadra fortissima che dava molti giocatori alla Nazionale, perchè i giocatori ammazzavano il tempo durante le trasferte giocando a scopa.

La prima medaglia d’oro olimpica fu di quel Settebello, nel 1948; poi 1960 e l’ultima, finora, nel 1992. E poi 3 titoli mondiali e tre titoli europei, sempre confrontandosi con i mitici campioni Ungheresi, Russi, Jugoslavi, maestri dell’est di questo sport per uomini duri.

Negli anni ’90 alla guida del Settebello arriva quell’uomo alto e grande, con la faccia pacioccona ma l’occhio furbo dell’uomo che viene dall’est, e il baffo sotto il quale nasconde tutte le emozioni: Ratko Rudic. Il Settebello entusiasma i suoi tifosi, riempie l’acqua di forza, cuore, intelligenza tattica e grande grande capacità di emozionare. Il portierone Attolico, i fratelli Porzio, Gandolfi, Silipo, il centroboa Ferretti e un capitano dal cuore grande che oggi siede sulla panchina azzurra contro il suo Maestro: Sandro Campagna.

Quel mitico settebello azzurro vince le Olimpiadi di Barcellona 1992, contro la Spagna padrone di casa del mitico campione Manuel Estiarte, dopo tempi supplementari interminabili, bellissimi, che restano negli occhi degli innamorati come me di questo sport attimo per attimo. L’anno dopo arriva la vittoria agli Europei di Sheffield e poi l’oro nel mondiale di casa a Roma, ed un nuovo europeo a Vienna nel 1995. Dopo il bronzo alle Olimpiadi di Atlanta 1996, inizia il dignitoso ma ineluttabile declino di quella generazione di fenomeni guidata dall’uomo grande venuto dall’est. Le Olimpiadi di Sidney segnano la fine della storia d’amore bellissima tra il Settebello e Ratko Rudic: dopo la sconfitta ai quarti contro l’Ungheria, tornata sul tetto del mondo, si scatena una gigantesca rissa in acqua e a bordo vasca: Rudic viene squalificato per un anno, è la sua ultima apparizione sulla panchina azzurra. Gli succede per un breve periodo il suo giovani secondo, ed ex campione del Settebello: Sandro Campagna, che dopo un secondo posto agli europei e un quarto ai mondiali viene insiegabilmente sostituito alla guida della nostra nazionale.

Iniziano anni difficili per il Settebello, che sembra annaspare tra le onde di un destino di mediocrità sportiva. Si succedono molti allenatori, uniti nel ricordo da risultati deludenti. Nel 2008 la Federazione richiama sulla panchina azzurra Sandro Campagna, che nel frattempo ha fatto grande la Grecia. Sono anni difficili, di ricostruzione sulle tante macerie lasciate da anni di gestione dissennata. Non c’è più una generazione di fenomeni, il mito del Settebello appare lontano. Ma Sandro Campagna da Roma è un uomo sacrificio e classe operaia, sudore e umiltà, e plasma pian piano una squadra non bellissima, non zeppa di campioni, ma solida, tosta, coraggiosa. Nel 2010 arriva il secondo posto agli Europei,s confitti in finale proprio dalla Croazia del maestro Ratko. Nel 2011ai mondiali di Shangai, l’Italia torna sul tetto del mondo sconfiggendo 8-7 dopo un sopplementare i fortissimi Serbi.

E oggi eccoci qui, dopo aver sconfitto ai quarti i campioni in carica dell’Ungheria e in semifinale la solita Serbia, eccoci qui nella finale più bella, più attesa e piena di significato. Italia- Croazia, Sandro Campagna contro Ratko Rudic, l’allievo che vuole superare il Maestro. E una nazione che si fa acqua e coraggio, sudore e vento, per soffiare quella palombella nell’angolo della porta avversaria.
Per spingere i campione del Settebello sul tetto a cinque cerchi del Mondo.

TOMMASO ROSSI
Le immagini mitiche di Italia- Spagna alle Olimpiadi di Barcellona ’92

 

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