‘Per dieci minuti’ di Chiara Gamberale

LA RECENSIONE DEL NUOVO LIBRO DELL’AUTRICE ITALIANA

di Sabina Loizzo

Gamberale-per-dieci-minutiUscito lo scorso 20 novembre, Per dieci minuti di Chiara Gamberale è stato nelle ultime settimane nella classifica dei primi dieci libri più venduti in Italia. Un libricino che si basa su una filosofia semplice ma disarmante. Perché “i giochi sono per persone serie”.

Di cosa parla Per dieci minuti?

Chiara, 36 anni, un bel giorno si ritrova senza marito, senza la sua rubrica e con un romanzo che non si vuole far scrivere. Suo Marito l’ha lasciata con una telefonata da Dublino, dove si trova per un master e dove ha scoperto che il loro matrimonio, in crisi da qualche tempo, non sembra avere più alcuna speranza. Chiara deve così fare i conti con un matrimonio a pezzi, a cui si aggiunge la decisione del direttore della rivista su cui scrive di affidare la sua rubrica alla vincitrice morale del Grande Fratello, persa in un quartiere di Roma che le appare sconosciuto e ostile fin dal suo trasloco, in quell’appartamento che lei odia e che non smette mai di paragonare con  la sua casa di Vicarello, il paese di campagna dove Chiara ha vissuto la sua vita felicemente fino ad allora.

Persa, disorientata, bloccata in una vita che non si aspettava, Chiara vede naufragare le sue certezze, i suoi progetti, le sue speranze per il futuro, così come se l’era immaginato. Il mondo che conosceva non esiste più e Chiara si sente come naufragare. Nemmeno la scrittura le viene in soccorso e il suo romanzo, su cui stava lavorando prima di quella telefonata da Dublino, non accenna ad andare avanti, così come la sua vita. Finché la sua psicologa non le da un insolito consiglio. Un gioco, a cui dedicare ogni giorno dieci minuti.

Dieci minuti per sé. Dieci minuti per provare qualcosa di nuovo. Qualcosa che Chiara non ha mai fatto perché non ci pensava, non ci credeva, non ne aveva voglia. Dieci minuti per scoprire che il mondo continua a girare, che si cresce e si cambia e che la vita va avanti, nonostante tutto. Per dieci minuti è il diario di quel gioco, di un mese in cui Chiara riscopre se stessa e reinventa il suo posto nel mondo.

Chiara Gamberale ha un scrittura veloce, leggera, agile. La storia della protagonista, in parte, per sua stessa ammissione, vicina all’autrice, è il racconto di un percorso di ricerca che nasce da una fine e porta a un nuovo inizio. Rinnovamento, crescita, cambiamento, rinascita sono parole che echeggiano mentre vediamo Chiara imbarcarsi nell’avventura dei dieci minuti, portare avanti le sue missioni quotidiane, fatte di piccole cose ma che, come tutte le piccole cose, sono capaci di sorprenderci più di ogni evento sensazionale. La protagonista di Per dieci minuti vive una vita protetta e sicura all’interno di un guscio che si è auto costruita, un’esistenza tra torri merlate di un paese di cui solo lei conosce regole e limiti. Ma quando la vita si infrange contro le sue mura, lei non può che farsi trovare impreparata. Quella di Chiara è una storia tormentata, fatta di alti e bassi, di sorrisi e lacrime, di amore, rabbia, disperazione e sollievo; una vita, tutto sommato, che odora di quotidianità, di quella vita che conosciamo e in cui è impossibile per il lettore non riconoscersi, chi più chi meno, sentendosi partecipi della vicenda, e lo stile snello dell’autrice favorisce il processo di immedesimazione e l’affezione al personaggio.

Eppure. Le vicende di Chiara scorrono agilmente davanti ai nostri occhi ma a ogni fine giornata, quando si chiude il capitolo, quello che resta è davvero poco. Molti capitoli appaiono come un semplice compitino da svolgere, un accenno, una nota, facile e veloce, in cui inserire frasi di sicuro impatto emotivo, le frasi giuste, quelle che colpiscono al cuore, che sottolinei e ricopi su un quaderno, quelle frasi che non puoi leggere con indifferenza perché svelano ciò che non hai il coraggio di dire a gran voce. Tuttavia questi momenti empatici, in cui lettore e personaggio si toccano, non sono supportati da niente di “corposo”, sono messaggi in una bottiglia lanciati in un mare di parole e abbandonati a se stessi.

Il percorso dei dieci minuti intrapreso dalla protagonista Chiara è affascinante e stimola la nostra curiosità. In un mondo frenetico come il nostro, in cui avere del tempo per noi è considerato un privilegio e non una necessità, avere dieci minuti in cui reinventarsi diventano la chiave filosofica di un percorso di riscoperta dell’uomo, forse il senso stesso della sua esistenza. Una teoria mirabile e interessante, che la stessa autrice ci invita a prendere in considerazione come sostegno della trama. Anche in questo caso, però, tutto si esaurisce in brevi momenti di consapevolezza, in piccole illuminazione ed epifanie mai gestite nella loro interezza. L’idea che ci si fa è che Chiara non riesca o non voglia andare mai oltre. Nessuno di questi momenti di presa di coscienza è supportato da una tensione emotiva e narrativa adeguata. Tutto è volatile, la rivelazione arriva in fondo al capitolo ma, girata pagina, siamo di fronte a un nuovo giorno e ormai è andata.

Per dieci minuti è un romanzo piacevole da leggere, con un messaggio, nonostante la protagonista ben poco incline all’ottimismo, di grande positività e speranza. La spontanea partecipazione agli eventi della vita di Chiara ci portano inevitabilmente a fare il tifo per lei, perché la sua vittoria è la dimostrazione di qualcosa che, in fondo, abbiamo sempre saputo: la vita va affrontata con coraggio e il cambiamento va accolto senza remore, perché parte integrante dell’esistenza.

Resta, però, l’impressione di un libro scritto con una certa superficialità, senza una vera ricerca nei contenuti, sebbene ben strutturato e con uno stile accattivante, e l’idea che questo ormai sia il trend imperante, “meno pagine più vendite”, da cavalcare senza dubbi o altre velleità letterarie.

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