La Crocifissione del Lotto, un gioiello nascosto nelle Marche

Un suggerimento per i giorni di festività pasquali: la riscoperta di un gioiello artistico di valore incommensurabile presente sul nostro territorio, un’opera, datata 1531, a firma di Lorenzo Lotto per una chiesina di un nostro pittoresco borgo. Le ridotte dimensioni dell’edificio sacro ospitano, con un effetto di spaesamento per lo sguardo di chi vi entra per la prima volta, un’opera imponente che fa arrivare, con forte suggestione, subito, agli occhi ,al cuore e alla mente, un materiale pittorico di sublime grandezza. Nella piccola chiesa di Santa Maria della Pietà in Telusiano, a Monte San Giusto, il visitatore ha l’opportunità di entrare in contatto con un insolito aspetto della sensibilità e delle capacità espressive di Lorenzo Lotto. Il nostro territorio ospita tanti straordinari capolavori del pittore veneto che ci fanno apprezzare le profondità psicologiche della sua ritrattistica, e ci rivelano ,ogni volta in forma più ricca ,la vastità della sua realtà sentimentale e la sua commossa partecipazione alla fede e al mistero della cristianesimo. Ma nella” Crocifissione” di Monte San Giusto- commissionata da una strana e complessa figura di prelato e mecenate ,Niccolò Bonafede,uomo di forti appetiti carnali ,ma anche sinceramente devoto al messaggio ecclesiastico -la modernità della sua pittura si traduce nella rappresentazione di un evento grandioso, commovente e tragico ma ,soprattutto, stupefacente per la sua spettacolarità. Sicuramente un ruolo importante è sostenuto dalle le dimensioni dell’opera: cinque metri di altezza per tre metri di larghezza. La scena sul Golgota acquista una evidenza da moderno “diorama” ed è allestita come una sorta di macchina scenografica che induce lo spettatore, non solo a contemplare- come suggerisce la figura dell’angelo posta alle spalle del committente- ma ad entrare nel vivo dell’azione stessa, tragica, brutale e carica di pathos. Niccolò Buonafede il committente dell’opera, vescovo importante, statista, politico e soldato, attratto dai piaceri carnali ,ma nello stesso tempo appassionato servitore della chiesa,da vero uomo di fede, volle dare al suo paese un segno straordinario della sua generosità e del suo potere,donando ad una delle sue chiese un dipinto importante . Lotto lo ritrae a margine del quadro con un angelo che lo invita non soltanto ad osservare la scena del Calvario, ma anche a partecipare al dolore di Maria – nel suo doloroso deliquio la postura della Madonna riprende il gesto di una figura crocefissa- e delle pie donne, ad indignarsi per lo scherno delle soldataglie romane, a provare orrore per alo strazio delle carni dei ladroni e del Cristo. A dominare la scena Lotto dipinge un cielo livido – unico nel suo genere – segnato dalla presenza di una eclisse solare, proprio nel momento del trapasso. E’ come il cielo di una tempesta senza piogge e fulmini ,in cui la candida luce che illumina le carni del Cristo e il bianco svolazzante perizoma, si impone vittoriosa sull’oscurità del sole nero. Si ha come l’impressione di essere , per noi contemporanei, di fronte alla scena più tragica di un film. Per gli uomini di allora- l’opera fu commissionata subito dopo la consacrazione della chiesa, avvenuta nel 1529 – che avevano assistito alle ferocie del sacco di Roma e alle lacerazioni interne alla cristianità,il maestoso dipinto doveva rappresentare una sorta di meditazione, estremamente coinvolgente, sul significato del sacrificio del Dio e sul valore della fede. Si esce dalla visita, forse per effetto della stessa sproporzione fra la monumentale pala e le ridotte dimensioni della chiesa che la ospita, con un senso di stordimento, come di chi abbia assistito direttamente all’atroce martirio.

PROF. ANTONIO LUCCARINI

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