Robert Rodriguez, il cinema pulp tra citazioni e autoironia.

Era una sera di primavera di tre o quattro anni fa, zapping insonne sul satellite. Ad un certo punto mi vedo pustole che esplodono pus e sangue, gas biochimico verde che infesta l’aria, creature infettate che mangiano a morsi altre persone. Li per lì, dopo una mezza risata, il pensiero è: “la solita boiata!”. Poi però, stranamente, continuo, minuto dopo minuto, attaccato allo schermo. Mi accorgo che la pellicola ha una grana grezza e sporca, penso sia un film vecchiotto, ma gli attori tradiscono la sua modernità, la musica mi coinvolge. Le scene sono eccessive, “tante”, “troppe”, ma mi accorgo che in tutto questo c’è autoironia, citazioni continue di film splatter anni ’70 (da Zombie in giù), tanti colori. “E’ un fumetto!”, è il secondo pensiero.

Gli attori sono trascinanti, a volte caricature di se stessi e dei ruoli che abitualmente rivestono al cinema: Bruce Willis, Josh Brolin fanno i duri, tostissimi, meglio di chiunque altro ma sembrano prendersi in giro. Rose Mc Gowan è una go-go dancer, Cherry Darling, sensualissima, strepitosa quando resta senza una gamba con un mitra M4 a mo’ di protesi e sulle note rutilanti di Cherry’s dance of death mette in salvo se stessa, il suo amato e la città.

“E’ straordinario!” è il pensiero finale, folle, eccessivo, e’ passata un’ora e mezzo senza che me ne accorgessi. La mia testa vola a mettere insieme i pezzi delle tante citazioni cinematografiche che ho visto scorrere in quell’ora e mezzo. La lap dance di Cherry mi ricorda tanto quella di Barbara Bouchet in “Milano Calibro 9”; la città invasa da un virus che contamina l’aria e trasforma le persone mi fa venire in mente Umberto Lenzi, “Incubo sulla città contaminata”, e poi le scene degli uomini che mangiano altri uomini “Zombi 2” di Lucio Fulci e la scena degli zombie all’interno dell’ospedale mi pare proprio uguale ad una scena di un vecchio film sempre di Fulci, ecco sì, si tratta di “E tu vivrai nel terrore. L’Aldilà”.

Mi documento. Ho appena visto Planet Terror, primo tassello della trilogia “Grindhouse” che si compone anche di “A prova di morte” (“Death Proof”, diretto da Quentin Tarantino) e, l’ultimo, uscito lo scorso anno, “Machete”, omaggi ai film d’exploitation anni ’70, dove le citazioni sono il lievito in grado di far crescere l’opera e piccoli effetti di bruciatura della pellicola, grana grossa e graffi sono ciliegini e canditi per chi ama il cinema. Il regista è Robert Rodriguez, ma sì, lo conosco già in realtà. Ho già visto “Dal tramonto all’alba”, “C’era una volta in Messico” e il delizioso ironico “Four Rooms” dove Rodriguez gira il simpaticissimo episodio dei bimbetti cattivissimi che fanno impazzire il povero Banderas.

Robert Rodriguez è un regista di tutto rispetto, amico e pupillo artistico del più conosciuto Quentin Tarantino, con cui condivide il gusto per l’eccesso voluto cinematografico, la citazione artistica e il cinema B-movie spesso sottovalutato o dimenticato. Robert nelle sue pellicole è spesso anche attore, produttore, direttore degli effetti speciali, compositore delle musiche, sceneggiatore e direttore della fotografia. Insomma, i film sono sue creature a tutti gli effetti. E dire che la sua prima sceneggiatura è partorita dalla sua folle mente quando si trovava in una clinica americana a svolgere il lavoro di “cavia per esperimenti”……

Il suo primo lungometraggio è “El Mariachi” del 1992, girato a Città del Messico, che vinse il premio come miglior film drammatico al Sundance Film festival. “El Mariachi” è la prima chicca della trilogia western dedicata a Sergio Leone, di cui il secondo episodio, “Desperado”è il realtà più che altro una sorta di remeke del primo con più star e più denaro. Giù, le star del cinema. In Desperado c’è Antonio Banderas, ma in tutti i successivi film ci saranno spesso grandi attori, segno questo della stima nei confronti del regista che, sebbene si dedichi a film tutto sommato “di nicchia”, viene ritenuto un vero artista ed essere diretti da lui diventa un lustro. Il terzo episodio della trilogia è “C’era una volta in Messico”, sempre con Banderas, Johnny Depp e Selma Hayek.

Nel 1996, invece, è stata la volta del horror “on the road” “Dal Tramonto all’alba”, con uno strepitoso George Clooney, Harvey Keitel, Juliette Lewis e Quentin Tarantino.

Dalla mano di Robert Rodriguez escono anche i film pseudo-per-ragazzi “Spy Kids” 1 e 2, con Danny Trejo nel ruolo dello “Zio Machete” che poi diverrà la star del film più recente, “Machete” appunto, e “Sin City”, tratto dall’ominimo fumetto di Frank Miller di cui richiama atmosfere e qualità delle immagini.

Insomme, se volete passare una serata di cinema di qualità, non necessariamente di impegno, ma in cui la mano del regista si vede decisamente, un film di Robert Rodriguez è l’ideale. Le musiche, le immagini “sporche” della pellicola, gli attori straordinari che arricchiscono le sue opere vi terranno certamente incollati allo schermo e alla fine vi alzerete divertiti e, senza di certo pensare di aver visto un’opera imprescindibile del cinema, sicuramente arricchiti.

T.R.

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