“On the road” con Ivan il ballerino

UN PERSONAGGIO DA SBALLO

ANCONA – di Giampaolo Milzi – Balla così bene, in modo così originale e calamitante, che un giorno una signora gli ha presentato suo figlio e gli ha detto: “Ecco, questo bambino è uno dei tuoi fan più accaniti, ti può chiedere l’amicizia su Facebook?”.  Balla, balla, lo fa in continuazione, praticamente quasi tutti i giorni, e soprattutto lo  fa “on the road”, mentre auto, moto e passanti gli sfilano davanti, come se stesse su un grande palco, sotto le luci dei riflettori. 


Forse qualcuno ha capito che stiamo parlando del “ballerino di Ancona”, così l’ha ribattezzato la critica del popolo urbano che, come la città, è un po’ sopito, poco abituato a tutto ciò che esula dal solito tran tran, spesso refrattario alle novità. Lui si chiama Ivan, 27 anni ma gliene daresti meno, perché gambe, braccia e bacino li aziona come se fossero di gomma, un uomo-elastico, un fisico magro, liscio e saettante come quello di un atipico serpente a sonagli.


 Atipico perché Ivan è un animale da palcoscenico di strada a sangue caldo, caldissimo. “Che vuol iniettare attimi di gioia e allegria a chi lo guarda”, ci spiega, mentre con la cuffia alle orecchie che spara decibel a tutto spiano e i grandi Ray-Ban scuri che coprono il suo volto dal colorito un po’ creolo, si esibisce nel centro del capoluogo dorico  lungo i marciapiedi, ma soprattutto alle fermate degli autobus. Quelle del viale della Vittoria, di piazza Kennedy, o in largo XXIV Maggio davanti al Palazzo del Comune, ad esempio. Ivan sa di essere diventato un personaggio pubblico, e non gli dispiace: “Per me la musica e la danza sono davvero tutto, e questa pratica la attuo per strada perché per strada ho tutto lo spazio che mi serve, quello che non potrei mai avere in palestra, e perché è bello avere un pubblico che ti segue, ti sorride, si ferma a parlarti, come se stessi davvero in un locale. E’ bello condividere con la gente le tue passioni”. Già, il pubblico. Un personaggio vissuto come positivo, Ivan. Capace di trasformare l’iniziale curiosità in ipnotica simpatia, affetto, comprensione. “Faccio in libertà e con effetto liberatorio quello che mi viene spontaneamente dal cuore, senza maschere. Questo voglio che capiscano gli altri, e quello che faccio solitamente piace”, commenta in modo un po’ schivo mentre siamo seduti con lui al tavolino di un bar, all’inizio del viale. “E poi per me ballare all’aperto è un allenamento fisico, una cura per il mio corpo”, aggiunge. Gli anconetani, il più delle volte, lo trovano seducente, irresistibile. I bambini, in particolare, che non hanno freni inibitori, impazziscono per Ivan. Lo stesso i ragazzini, i più giovani. A volte lo cercano, ci parlano. Imitati, talvolta, dai più grandi. Che spesso, però, quasi come congelati dallo stupore incassato dal suo modo di dinoccolarsi che trasmette “rhythm e soul”, ritmo e stati d’animo di spensieratezza e allegria, restano a osservarlo un po’ in disparte, chiacchierando, commentando. Certo, a volte il messaggio, l’input positivo non arriva. E Ivan, che sembra perfettamente isolato nel suo mondo fatto di cuffia gonfia di decibel e di pochi metri quadri di pavimentazione, capta, ascolta frammenti di frasi, vede dalla coda degli occhialoni. Sa che c’è chi lo considera un esibizionista, un pazzerellone. Sa che c’è chi dal finestrino di un’auto gli spara contro qualche frecciata di cattivo gusto. Tipo “ma chi ti credi di essere!”, “ma tornatene a casa tua buffone!”. “Fa parte del gioco, è normale quando ti esponi come faccio io”, ammette Ivan.  E gli insulti beffardi gli scivolano addosso come piccole gocce d’acqua, “forse alimentate dall’invidia”. Del resto quei pochi che non gradiscono lo spettacolo non hanno mai esagerato, mai alcun accenno di tipo razzista o legato all’intolleranza etnica. Ha il viso liscio come un’oliva spruzzata di caffè, Ivan. Perché? “Forse perché la mia madre naturale è brasiliana, mio padre non l’ho mai conosciuto. Io sono stato adottato da due coniugi in provincia di Perugia, da piccolissimo. Li ringrazio infinitamente per tutto quello che hanno fatto per me, senza di loro non sarei arrivato qui, a fare ciò che faccio. E ogni volta che posso li vado a trovare”.
 
Ma come t’è scattata nel cuore la molla della passione per il ballo, come sei approdato stabilmente proprio qui ad Ancona? “A 5 anni sono stato folgorato dall’ascolto di un pezzo di musica sudamericana. A 10 anni avevo già cambiato tipi di ascolto, mi sono iscritto in una scuola di musica contemporanea e hip hop. Poi ho continuato da solo. E, dopo un po’, ancora molto giovane, ho iniziato a sperimentare la danza per strada girando per varie città. Arrivato ad Ancona, per iscrivermi all’Università, dove frequento il terzo anno di Ingegneria civile-ambientale, ho visto che qui, come artista di strada, andavo bene, risultavo un personaggio affascinante. E mi sono fermato anche per questo”.  

Ivan, per il resto, è un ragazzo come tanti. Vive in un appartamento in centro, condiviso in affitto con altri studenti universitari. Ascolta molta musica, frequenta molti concerti, si concede lunghe passeggiate. “Ancona è una città bella, ma penso che sia poco valorizzata. E’ scenografica. Ecco, quando ballo sopra le scalinate di Palazzo del Comune mi pare di essere proprio “on stage”, in un grande locale. Quanto agli anconetani, beh, in media, sono un po’ chiusi. E difficile trovare la persona giusta con cui parlare e confidarsi, fare amicizia, uscire.  Ma penso che sia difficile un po’ per tutti.

La persona giusta, fare amicizia, il contatto umano. Ivan, si capisce, preferisce il reale al virtuale. Frequenta poco i social, ma i social frequentano molto lui. In rete spiccano le foto, i video che lo ritraggono in azione, le attestazioni di compiacenza, gratificanti. “Una volta una signora si è fermata a chiacchierare con me e mi ha detto che su Facebook c’è chi ha scritto che sono un profugo. A parte che non è certo un’offesa, ma io sono e mi sento italiano, sono cresciuto in Italia”. In rete vola anche la fantasia, di chi vuol sapere di più, di chi si chiede come faccia ad essere così sereno e imperturbabile mentre muove i suoi passi e rotea le braccia, canticchiando a volte in modo sommesso. Dove trovi l’ispirazione? “La musica e il ritmo mi scorrono nelle vene da sempre, lo ripeto. Do sfogo a impulsi buoni che mi vengono dal profondo, e quindi può essere solo buono, mirato al bene anche degli altri ciò che faccio. – spiega  – | miei modelli di riferimento? Madonna su tutti.  Poi Michael Jackson, Christina Agulera, Will Smitt, Beyoncè, tutti grandi cantanti e ballerini. Li osservo ai concerti, prendo spunti da loro, poi reinterpreto, invento, spesso improvviso”

Dove ti porterà questa tua strada? “Lo confesso, il sogno nel cassetto ce l’ho, ovvero poter un giorno lavorare partecipando a qualche coreografia, spettacolo, ballare nei locali. Ma è difficilissimo, perché nei locali c’è sempre meno richiesta di questo tipo d’arte. Una volta sola mi è capitato, nel 2015 al Naif, qui ad Ancona, Poi niente. Mai io tiro dritto, con passione, libero”.

Auguri di cuore, auguri di “rhythm & soul”, Ivan. Non balli da solo, Ivan. Un po’ di Ancona, Ancona troppo spesso “bella addormentata sul golfo”, raccoglie le buone vibrazioni che emani. E balla con te sorridendo di gioia.

(articolo tratto da Urlo – mensile di resistenza giovanile )

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