Obama ‘ai ferri corti’ col Congresso USA

LE LACRIME DEL PRESIDENTE E LA GUERRA CONTRO LA LOBBY DELLE ARMI

(di Avv. Giandomenico Frittelli)
  Obama parla al Congresso e fa capire di voler vendere cara la pelle: o meglio, quella dei suoi concittadini!

Tornando in argomento rispetto ad un precedente contributo su questo stesso magazine in cui tentavamo di tratteggiare le ragioni storico-sociali per le quali in USA avere un arma è un must assolutamente intoccabile, dedichiamo brevi righe ad un aggiornamento alla luce di quella che potremmo definire una battaglia ideologica che Obama sta (faticosamente) conducendo.

Se da un lato è intuibile che Obama intenda uscire di scena (è il suo ultimo mandato) mettendo il cappello su una riforma epocale, dall’altro lato – sul piano dei contenuti – si tratta di uno scontro epico tra concezioni della società, lobbies milionarie e forma mentale dei cittadini a stelle e strisce.

Il Presidente USA, sulla scia degli ultimi eccidi dovuti alla (imbarazzante) facilità con la quale è possibile procurarsi un’arma, ha parlato al Congresso con commozione ed altrettanta risolutezza, giungendo a dichiarare apertamente che “la lobby delle armi tiene in ostaggio il Congresso ma non può tenere in ostaggio il Paese” e chiedendo, in questa battaglia politica, l’aiuto di tutti gli americani.

I toni dell’intervento sono stati alti, richiamando – nel solco del noto brocardo americano “Rome wasn’t built in a day” – precedenti storici di non minor importanza: “molte cose non sono accadute in una sola notte. Il diritto di voto alle donne non è arrivato in una notte e nemmeno la liberazione degli afroamericani, i diritti dei gay e delle lesbiche. Tutto ciò ha richiesto decenni: la strada è difficile ma non abbiamo scuse per non provarci”.

La cosa che più lascia interdetti è che ciò che Obama sta proponendo è del tutto normale nella più parte degli ordinamenti giuridici dei Paesi civili.

Le dieci azioni esecutive che il Presidente ha annunciato si riferiscono sostanzialmente alle verifiche preventive sugli acquirenti di armi e sul loro passato (fedina penale e stabilità psichica): come dire, niente di nuovo sotto il sole, per noi…

Eppure in USA tutto ciò ha un sapore quasi blasfemo: in moltissimi sostengono che il diritto di portare armi (II emendamento) sia intangibile siccome previsto a difesa della propria ed altrui incolumità; le lobbies delle armi dal canto loro non intendono neppure ipotizzare una flessione delle vendite di armi.

E quando si parla di armi da fuoco, si intende anche “armi da assalto”: in molti stati federati è infatti libera la vendita delle stesse armi – per intenderci – che i Marines hanno imbracciato in Iraq nelle ultime guerre (peraltro fortemente volute dalle lobbies delle armi che avevano notoriamente una certa presa sul George Bush, texano doc sotto ogni profilo).

Ebbene, tutto ciò ha causato e causa qualcosa come 30.000 morti ogni anno negli USA.

La maggior parte sono bambini che si trovano a maneggiare armi lasciate incustodite, oppure adolescenti con disturbi mentali che entrano in edifici pubblici (scuole, centri commerciali) e scaricano interi caricatori su chi si trovano di fronte.

Una seria riflessione politica attende gli americani: potrà Obama – il primo presidente di colore degli Stati Uniti d’America, colui che ha tentato di riformare il sistema sanitario americano – concludere il mandato portando ad approvazione anche la riforma delle armi?

Beh, sarebbe di certo… un bel colpo.

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