Musica & Diritto: Lucio Battisti, chiamale se vuoi emozioni

IL 5 MARZO 1943 NASCEVA L’INDIMENTICABILE LUCIO BATTISTI

di Valentina Copparoni

I ricordi di moltissimi si affollano attorno a quell’immagine di un uomo schivo, dai capelli folti e ricci, amante della solitudine ma capace con la sua voce quasi afona ed una chitarra  in mano di esprimere emozioni, semplicemente emozioni. Lucio è entrato subito nel cuore di tanti, con le sue canzoni sono cresciute generazioni diverse ed  almeno una volta queste hanno fatto parte della vita di ognuno di noi.

Lucio Battisti nasce il 5 marzo 1943  a Poggio Bustone, in provincia di Rieti. Giorni importanti per la storia della musica italiana, solo un giorno prima era nato un altro grande della nostra musica, il grande Lucio Dalla.
Anche nella vita di Battisti, come in quella di altri grandi  “figli” della musica, tutto sembra iniziato grazie ad una chitarra regalata che diventerà un po’ la sua ombra;l’amore per la musica lo porta a trascurare gli studi e dopo alcune esperienze musicali in alcuni gruppi (I Mattatori e I Satiri), ha l’occasione di entrare in un gruppo più famoso “I Campioni” che gli permettono di viaggiare ed esibirsi in Europa. Ma è nel 1965 che arriva l’occasione della vita per Lucio, quegli incontri che profumano di destino. Durante un provino  con Franco Crepax  viene notato per la voce  particolare ed il suo stile  da Christine Leroux , una cacciatrice di talenti per la casa discografica “Ricordi”, che gli procura un appuntamento con Giulio Rapetti, in arte Mogol. Ed è cosi, per un intreccio di coincidenze e giusto spirito di osservazione, che nasce il duo Battisti-Mogol .

I due però all’inizio della loro conoscenza sono un po’ diffidenti l’uno verso l’altro, come se si studiassero. Mogol dirà: “La prima volta che lo vidi, non rimasi favorevolmente impressionato. Lui mi disse che era d’accordo con me, e io trovai molto simpatica questa sua modestia e questa sua capacità autocritica. Allora gli dissi che qualche volta avremmo lavorato insieme, non per scrivere canzoni ma per fare degli esperimenti
Nel 1965 scrivono insieme il primo pezzo “Ehi ragazzo” (che sarà inciso dagli Equipe 84) e dopo alcuni anni in cui Lucio sembra comunque faticare a trovare la sua strada e preferisce non interpretare i propri brani in prima persona, la svolta. Grazie anche ai consigli di Mogol con cui sembra aver trovato il giusto equilibrio, nascono i primi successi del duo e nel marzo 1967 arriva “29 settembre”  brano che inciso dall’Equipe 84, scala in maniera imprevista le classifiche. Alla fine degli anni Sessanta il primo lp intitolato semplicemente “Lucio Battisti” , un successo strepitoso che rimane in classifica per nove settimane e che si apre con “Un’avventura”, una delle canzoni più celebri di Battisti.

Nel 1968 con “Balla Linda” Lucio Battisti partecipa al Cantagiro; nel 1969, in coppia con Wilson Pickett, presenta a Sanremo “Un’avventura” e l’anno successivo al Festivalbar “Acqua azzurra, acqua chiara”.  Il decennio tra gli anni ’70  e  ’80 si apre con due successi, “La canzone del sole” e “Anche per te” che incide per la nuova etichetta (“Numero Uno”) da lui stesso fondata con alcuni amici e collaboratori. Da quel momento quasi tutti successi, “Il mio canto libero””, Il nostro caro angelo”, “Il tempo di morire”, “Fiori rosa, fiori di pesco”, “Pensieri e parole”, “Eppur mi son scordato di te”, “La canzone del sole” e tanti altri.
La storia di Lucio Battisti è anche una storia di opposti, di quelli  però che in qualche modi si attraggono: il grande successo ottenuto si contrappone ed in maniera spesso molto forte con quella dimensione intimistica e familiare che l’artista ha sempre voluto proteggere anche rischiando quell’immagine di burbero e schivo con cui spesso è stato rappresentato, soprattutto per il suo difficile rapporto con i giornalisti ed i fotografi. Per Lucio il legame con il pubblico è la sua musica e non le interviste o le fotografie,neppure adora esibirsi in concerti.
E’ anche molto meticoloso nel suo lavoro, pretende tanto da sé e per essere davvero all’altezza di ciò che lui stesso pretende crea anche una sala di registrazione in casa e poi cerca studi di registrazione anche in Inghilterra e negli Stati Uniti.

A metà anni ’70 dopo un viaggio in Sud America con Mogol, pubblica l’album “Anima Latina”. Un lavoro diverso da tutto ciò che fino a quel momento aveva creato in cui le sonorità latine in qualche modo cercando di trovare il loro posto. Dopo un lungo viaggio negli Stati Uniti sempre insieme al suo amico Mogol, quando torna in Italia , nel luglio 1975, l’Anonima sequestri tenta di rapire il figlio Luca nato soltanto due anni prima. Per fortuna il sequestro non riesce ma da quell’episodio Lucio  e la compagna passano sempre più tempo a Londra proprio per ricercare quella la tranquillità persa.

Ma la musica continua nella vita di Battisti anche se a fine anni ’70 il rapporto cosi intenso  con Mogol inizia ad indebolirsi fino ad interrompersi. Lucio sembra sempre più convinto di intraprendere nuove strade, è soprattutto il suo amore per la musica anglo-americana che lo spinge a non rinnegare il passato ma a voler approdare a nuovi lidi artistici. E’affascinato dall’elettronica new  wave e dall’elettro-pop che soprattutto ad inizio anni ’80 dilaga soprattutto negli Stati Uniti. Ma Lucio è in grado di rielaborare in modo proprio ed originale le sue fonti di ispirazione.

Sciolto quel doppio filo che lo legava  a Mogol, Battisti decide anche di innalzare un muro ancora più spesso con il pubblico, con la fama ed il successo. In ogni occasione rivendica la propria libertà soprattutto dalla logica commerciale; nella sua ultima intervista rilasciata nel 1979 cosi parla cercando di spiegare le sue scelte: “Sì. Io la musica la concepisco come, credo, ogni lavoro debba essere concepito. Un modo per potersi rinnovare, per poter trovare nuovi stimoli, che non diventi mai noioso, pesante da portare avanti… Adesso sto scrivendo nuove musiche e ci saranno inevitabilmente molti punti in contatto con quello che ho fatto prima. Però ho già scritto quattro, cinque cose e mi accorgo che sono già da un’altra parte. Ho paura di chi ha idee molto precise”; “Tutto mi spinge verso una totale ridefinizione della mia attività professionale. In breve tempo ho conseguito un successo di pubblico ragguardevole. Per continuare la mia strada ho bisogno di nuove mete artistiche, di nuovi stimoli professionali : devo distruggere l’immagine squallida e consumistica che mi hanno cucito addosso. Non parlerò mai più, perché un artista deve comunicare solo per mezzo del suo lavoro. L’artista non esiste. Esiste la sua arte” .
Ma la vita di questo artista sembra destinata ben presto ad un altro sodalizio dopo quello con Mogol. E’ nel 1983 che conosce il poeta ermetico di origine romana Pasquale Panella al quale Lucio affida i testi dei suoi ultimi cinque fino all’ultimo (“Hegel”) della collaborazione con il poeta e  della sua straordinaria carriera.

Personalmente ho conosciuto le canzoni di Battisti grazie ai dischi di mio padre, quelli in vinile che sanno veramente di musica,  che odorano di musica quando li prendi in mano. Di Lucio  Battisti si è detto e scritto tanto, della sua musica ma anche della sua vita ed addirittura anche dei suoi lunghissimi silenzi. Una vita fatta di opposti ma di quelli che si attraggono, di quelli che l’uno sono la ragione di essere e la fonte d’ispirazione dell’altro, di quelli per cui se l’uno non esistesse o fosse diverso, anche l’altro non esisterebbe o sarebbe diverso.

“Emozioni”

“And I think of you” di Tanita Tikaram, bellissima interpretazione di “E penso a te “di Lucio Battisti

 

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