“Le ballate dispari” dello “scrivagliero”

RACCONTI PRECARI FIRMATI MASSIMO ANGIOLANI

di Oskar Raimondo Barrile – Ancona –

Non è un caso che “Le ballate dispari” sia già stato recensito sulle colonne di Tuttolibri de la Stampa, e ha fatto la sua comparsa al Salone del Libro di Torino. Con questo libro di Massimo Angiolani la piccola casa editrice anconetana Italic Pequod si conferma come talent scout di portata nazionale. Anconetano anche l’autore, Massimo Angiolani, uno scrittore 40enne piuttosto particolare. Se nella terza di copertina cercherete della sua biografia che indichi riferimenti di tipo letterario resterete delusi. Una sfilza di lavori in altri campi, più o meno precari, purtroppo un’esperienza molto comune di questi tempi: barman, piastrellista, riparatore di tetti, posteggiatore, addetto alle pulizie in banca, cuoco in un chiosco di panini e piadine, pompiere di sicurezza per navi in costruzione, bagnino; e alla fine il misterioso vocabolo da lui coniato, “scrivagliero”. Ovvero, uno che scrive ma che è anche un “guerrigliero”. E se un amante della letteratura riesce a mantenere vivo il fuoco di questa sua passione malgrado un’esistenza fatta di lavoretti iper-flessibili, vissuta prevalentemente ad Ancona – città non proprio generosa con gli artisti emergenti – e se, passati i primi “anta”, riesce a mandare in stampa un libro come questo, beh deve essere senz’altro un guerrigliero da prima linea, da battaglione di disciplina.

Le ballate dispari” sono degne figlie dello “scrivagliero”. Strutturate come una serie di racconti, snocciolano avventure ed episodi di vita in Asia, in America centrale o nell’altrettanto esotica provincia dorica. Narrate dagli stessi protagonisti (come Marzio, Giulio, Valerio, sempre diversi a seconda del racconto), ma con un medesimo piano di attacco: far saltare le regole della mediocrità, sabotare sul nascere l’avvenente invito ad una rassicurante routine esistenziale. In virtù di questo impianto stilistico “Le ballate dispari” possono essere lette come un unico romanzo, dove i tanti personaggi principali descrivono perfettamente un unico uomo, quello che dall’alto della sua condizione precaria non si fa abbindolare dalla ricerca illusoria di stabilità. Non si gioca un gioco truccato in partenza, si gioca sempre un altro gioco.

Se per caso Massimo Angiolani presenta questo libro nella vostra città vi consiglio vivamente di essere presenti: forse avverrà in una libreria, ma più probabilmente – come le tante già avvenute – in un bar o in un centro sociale, accompagnata da musica, a volte persino dal vivo… più che una lettura uno show barricadiero!

(tratto da Urlo – mensile di resistenza giovanile)

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