La salute del Pianeta e la nostra: quale legame?

IN OCCASIONE DELLA CONFERENZA ONU SUI CAMBIAMENTI CLIMATICI

del dottor Giorgio Rossi

 

UnknownDal 30 novembre al 11 dicembre del 2015 si svolge a Parigi la XXI Conferenza delle Parti (COP21) sui cambiamenti climatici, organizzata dalla Convenzione quadro delle Nazioni Unite, con l’obiettivo, per la prima volta in oltre 20 anni di tentativi, di concludere un accordo vincolante e universale sul clima, accettato da tutte le nazioni.

La COP21 è un’occasione per riflettere sulla salute del nostro Pianeta; secondo gli scienziati, le temperature globali rischiano di aumentare dai 2 ai 4 gradi entro la fine del secolo, con disastrose conseguenze sulla vita di animali, ecosistemi ed esseri umani.

Se non riuscissimo a contenere questo innalzamento entro 2 gradi, dichiara l’ IPC (Intergovernmental Panel on Climate Change) le ripercussioni su tutti i cicli naturali della Terra ( desertificazione, cambiamenti climatici, temperature degli oceani) saranno irreversibili.

Da Parigi ci si aspetta, pertanto, che sia trovato e ratificato un accordo internazionale in grado di fermare la crescita delle emissioni di CO2, che rappresentano la principale causa dell’innalzamento della temperatura, ma anche di garantire misure straordinarie per aiutare le popolazioni colpite dagli effetti dei cambiamenti climatici.

 

Le Nazioni Unite hanno diffuso la loro valutazione generale sui 146 piani nazionali presentati in vista della Conferenza di Parigi. La valutazione degli esperti ONU è parzialmente positiva : i piani indicano aumenti della temperatura globale rispetto all’era preindustriale, che dovrebbe essere intorno ai 2,7 gradi rispetto ai 2 gradi considerati dagli scienziati come la soglia di guardia per l’ecosistema, oltre si rischiano impatti climatici significativi e pericolosi. La valutazione ONU, però, spiega anche che l’obbiettivo dei 2 gradi non è impossibile da raggiungere, se si pensa che solo un anno fa, l’impatto dei piani nazionali veniva valutato in un aumento della temperatura di 3,1 gradi

La grande novità rispetto a Kyoto è il numero dei Paesi coinvolti che scelgono di adottare delle misure per contrastare il cambiamento climatico. In primis Cina e Stati Uniti che al primo vertice sull’argomento non avevano neanche firmato e poi i piccoli Paesi che finora non avevano preso impegni, oggi anche Etiopia e Costa Rica si dichiarano pronte ad attuare politiche ad hoc, consci che i danni del riscaldamento globale colpiranno prima i Paesi più poveri e quelli la cui collocazione geografica li mette più a rischio. E poi per i Paesi poveri resta il grande problema delle risorse: se i Paesi ricchi non ne metteranno abbastanza a disposizione è impensabile che alcuni Paesi africani facciano passi in avanti.

Il riscaldamento del pianeta avviene per effetto dell’azione dei cosiddetti gas serra, composti naturalmente presenti nell’aria e rappresentati da : vapor acqueo, anidride carbonica, metano, ossido nitrico e ozono. I gas serra permettono alle radiazioni solari di passare attraverso l’atmosfera mentre ostacolano il passaggio verso lo spazio di parte del calore riemesso, sotto forma di raggi infrarossi, proveniente dalla superficie della Terra e della bassa atmosfera, agendo così come i vetri di una serra: fanno passare la luce solare e trattengono il calore ( effetto serra). Il tutto ha consentito la presenza della vita sulla Terra con una temperatura media di circa 15°C, notevolmente più alta di quanto sarebbe in assenza di questi gas (-18°C).

Dall’inizio della rivoluzione industriale,però, le emissioni di gas serra di origine umana sono decisamente aumentate : la concentrazione atmosferica dell’anidride carbonica, il più importante tra i gas serra, è aumentata del 30% circa, la concentrazione del gas metano è più che raddoppiata e la concentrazione del protossido di azoto è cresciuta del 15%. Dati recenti indicano che le velocità di crescita, dopo un flesso negli anni ’90, sono ora comparabili a quelle particolarmente alte registrate negli anni ’80.

Nei paesi più sviluppati, i combustibili fossili utilizzati per le auto e i camion, per il riscaldamento negli edifici e per l’alimentazione delle numerose centrali energetiche sono responsabili in misura del 95% delle emissioni dell’anidride carbonica, del 20% di quelle del metano e del 15% per quanto riguarda il protossido di azoto. Ma anche l’aumento dello sfruttamento agricolo e la deforestazione contribuiscono ad aumentare la concentrazione di anidride carbonica.

Ed ecco allora gli effetti del surriscaldamento globale : campi trasformati in deserti, diminuzione complessiva delle superfici glaciali, ghiacciai che lasciano il posto a pietraie, innalzamento del livello medio del mare, animali come balene e orsi bianchi a rischio estinzione, eventi atmosferici di particolare violenza con frequenti inondazione e ovviamente danni alla salute dell’uomo.

 

Infatti l’aumento delle temperature può comportare sia effetti diretti che indiretti per la salute dell’uomo.

Le temperature estremamente calde aumentano soprattutto i rischi fisici a carico delle persone che presentano problemi cardiaci. Questi soggetti sono più vulnerabili perché in condizioni termiche più elevate il sistema cardiovascolare deve lavorare in modo maggiore per mantenere la temperatura corporea stabile. Il clima più caldo comporterebbe inoltre una maggiore frequenza dei colpi di calore ed un aumento della diffusione dei problemi respiratori dovuti anche ad una aumentata diffusione di specie allergeniche in aree precedentemente libere. Le temperature più elevate aumentano inoltre la concentrazione dell’ozono a livello del suolo, favorendone la formazione. Le statistiche sulla mortalità e sui ricoveri ospedalieri dimostrano chiaramente che la frequenza delle morti aumenta nei giorni particolarmente caldi, in modo particolare fra le persone molto anziane e fra i malati di asma.

 

In ogni luogo della Terra, la presenza e la diffusione delle malattie sono fortemente influenzate dal clima locale. Infatti molte malattie infettive potenzialmente mortali sono diffuse solamente nelle aree più calde del pianeta. Malattie come la malaria, la febbre dengue, la febbre gialla e l’encefalite potrebbero aumentare la loro diffusione se la zanzara e gli altri insetti che le diffondono trovassero delle condizioni climatiche più favorevoli alla loro diffusione.

 

Inoltre molti ricercatori ritengono che l’inasprirsi dell’effetto serra comporterebbe un aumento del fenomeno dell’eutrofizzazione delle acque, con tutti i danni biologici, economici e sanitari che questo comporterebbe.

E poi l’aumento delle morti per eventi climatici estremi come ondate di calore, uragani, siccità e inondazioni.

 

La prestigiosa rivista scientifica britannica The Lancet in collaborazione con l’University College London Institute for Global Health Commission ha recentemente pubblicato una monografia sull’argomento, frutto del lavoro congiunto di scienziati provenienti da diverse discipline ( medicina, legge, ingegneria, economia, antropologia, ecc.), che conclude con questa affermazione: ”i cambiamenti climatici sono la più grande minaccia globale nei confronti della salute umana del 21° secolo”.

 

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