La pena di morte nel mondo continua a crescere

IL RAPPORTO AMNESTY INTERNATIONAL RILEVA UN AUMENTO DEL 50%

di avv. Tommaso Rossi (Studio Associato Rossi-Papa-Copparoni)

amnesty5-k8JB--680x528@LaStampa.itCi sono pene di morte, come quella di Giulio Regeni, dove il boia di Stato uccide e poi si nasconde.
Ci sono pene di morte, invece, dove lo Stato boia uccide e mostra orgoglioso la propria mano insanguinata che ghermisce la testa del colpevole.
Ci sono pene di morte, poi, dove lo Stato sa che uccidere è inutile, ma deve accontentare una parte dell’elettorato, la stessa parte che invoca interventi di guerra e umanitari nei Paesi dove vengono violati i diritti umani da pericolosi dittatori che- ahiloro- utilizzano la pena di morte come strumento di repressione del dissenso.

Tutte le pene di morte sono accomunate da un minimo comune denominatore, che purtroppo- stando ai dati diffusi da Amnesty Itnernational- diventa anche il comune multiplo: esso è l’ignoranza, la paura che mostra i muscoli e offusca il cervello, che guida la mano del legislatore che scrive leggi sporche di sangue così come quella del boia che tira il cappio o scarica milioni di Volts su un corpo ormai privo di anima.

Il rapporto di Amnesty International mostra un grosso aumento del ricorso allo strumento sanguinario della pena di morte nel 2015: 1634 nuove esecuzioni, il doppio del 2014, è il dato peggiore degli ultimi 25 anni. E queste sono soltanto quelle che emergono e si conoscono, finiscono nei dati ufficiali e negli archivi.

Iran, Arabia Saudita, Pakistan sono i paesi che danno il maggiore contributo alla inquietante classifica, mentre della Cina non si sa nulla. E le esecuzioni potrebbero essere state migliaia, nascoste sotto lo schermo nero del segreto di Stato.

amnesty6-k8JB--680x546@LaStampa.itSabbia. Come le morti nascoste. Come i pozzi da cui sgorgano affari e patti da stringere.

Iran, Arabia Saudita, Pakistan. L’89% delle esecuzioni conosciute si concentra in questi tre Paesi. Poi c’è la Cina e i suoi misteri. Pare che 2014  abbia effettuato almeno 2.400 esecuzioni capitali, pari circa al 67% del totale mondiale.

Paesi ai quali- per affari, opportunità politica, militare e “ragion di Stato”- stringiamo quelle stesse mani sporche di sangue e sabbia.

Il boia tira il cappio dopo processi vergognosamente irregolari, dove se non ci fosse la tragedia vi sarebbe la farsa.

La maggior parte delle Nazioni dove prima era ammessa, ha cessato di applicare la pena di morte: altri 4 Paesi nel 2015: Figi, Madagascar, Repubblica del Congo e Suriname , mentre in Mongolia è stato adottato un nuovo codice penale abolizionista che entrerà in vigore nel corso del 2016.

E poi vi sono gli USA-negli Stati dove ancora è legale- ma lì la pena di morte fa meno effetto, sa più di “era un pericoloso criminale e se lo meritava” che di ingiustizia. E lo Stato diventa come l’omicida. Nessuna differenza.

 

(* fonte: amnesty.org)

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