La grotta azzurra? Resta un miraggio beffardo

3 sentiero Grotta Azzurra PanoramicaAncona, 9 giugno 2013 – Per quest’anno non cambierà, stessa spiaggia, stesso divieto d’accesso. A sei anni dalla chiusura per la messa in sicurezza della falesia, resta off limits ad Ancona il sentiero della Grotta Azzurra del Passetto, quello che da via Panoramica si tuffa verso il litorale ai piedi del monte Cardeto. Dopo i ritardi nell’avvio del cantiere, il lungo stop dovuto all’incidente mortale di un operaio, e quando ormai i lavori sembravano conclusi, ecco aprirsi il braccio di ferro tra l’impresa appaltatrice e il Comune. Il Comune contesta la qualità del calcestruzzo, la ditta chiede cifre più alte, il taglio del nastro è rinviato a data da destinarsi.

E così diventa un miraggio la restituzione alla città dell’unico sradello che porta al litorale del Cardeto. Una delusione per gli anconetani, che continuano ad essere privati dell’amata spiaggia urbana e di uno dei luoghi più suggestivi della città, con il Vecchio Faro a strapiombo sul mare e il Duomo a sbucare dal verde del parco. È quella che gli anconetani chiamano la Grotta Azzurra, il tratto di costa che prende il nome da quelle cavità scavate nella roccia dai pescatori come riparo per le loro barche, alcune risalenti al 1860, una icona della storia cittadina. Alla beffa si aggiunge il danno per i grottaroli, i proprietari delle grotte, i veri custodi del Passetto, che hanno pagato di tasca propria i lavori per 680 mila euro e poter recuperare il sentiero.

Nel cartello affisso in via Panoramica all’ingresso del cantiere, alla voce “data conclusione dei lavori” c’è scritto marzo 2011. Due anni di ritardo nella riapertura del sentiero. Anni che diventano sei, contando a partire dal 2007, quando l’allora sindaco Sturani firmò la prima ordinanza di divieto di accesso. Motivi di sicurezza, la falesia minaccia crolli, stop a bagnanti e grottaroli fino al consolidamento della rupe. Il progetto è importante: 2,1 milioni di euro. I soldi ci sono: 1,5 milioni li ha messi il Ministero dell’Ambiente. Il resto è stato pagato dai grottaroli, con le cifre sborsate al Comune per i diritti di superficie delle grotte, dopo anni di battaglie in Tribunale per stabilire se il Comune potesse accampare diritti su quei manufatti.

Allora, cosa è andato storto? Prima un iter interminabile: il via ai lavori solo nel 2010. Poi nel 2011 il lungo stop causato da un incidente mortale, con un operaio caduto dalla falesia durante i lavori. Alla riapertura del cantiere, scoppia la vertenza tra Comune e ditta appaltatrice: l’impresa privata vuole aggiornare al rialzo i costi, Palazzo del Popolo risponde picche. Si va avanti a fatica, finché finalmente a marzo è tutto pronto per il collaudo. Il Comune però non ci vede chiaro e chiede una perizia sul calcestruzzo utilizzato. Risultato? Secondo l’ingegnere incaricato della valutazione, l’opera è stabile, ma non ha quella durabilità nel tempo chiesta dal Comune. Servono ritocchi, va passato un intonaco particolare sul calcestruzzo, ma l’impresa edile si sarebbe rifiutata di muovere un dito. Non resta quindi che collaudare, pagare i lavori fatti, quindi indire una nuova gara d’appalto. Quanto ci vorrà? Mesi, se tutto fila liscio. E per la Grotta Azzurra si annuncia un’altra stagione estiva da “isolata”.

Emanuele Garofalo

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