La fotografia: tra storia ed emozioni.

Si è chiuso ieri il termine per partecipare al primo concorso fotografico “L’attimo fuggente: i diritti in uno scatto”, organizzato da Fatto&Diritto. Sono arrivate centinaia di splendide foto che verranno selezionate, esposte e premiate il 3 giugno in un evento multisensoriale alle Cantine di Montecappone.
Ma che cos’è la fotografia? Potrebbero essere date migliaia di risposte. La fotografia – per me- è un modo per fermare il mondo attraverso la lente del cuore e la messa a fuoco del cervello.La fotografia ha delle regole, ma ciò che la rende speciale è che ognuno ha le sue regole, il suo stile, i suoi gusti. Ciò che crea emozione a ciascuno è ciò che rende una foto unica.Fotografia in greco significa “scrittura della luce” ed è proprio questo che la rende speciale: la luce, i colori, i segni lasciano un segno, una traccia scritta nella memoria. Già lel 1515 Leonardo da Vinci, studiando la riflessione della luce sulle superfici sferiche, descrisse una camera oscura che chiamò “Oculus Artificialis” .

Il primo esempio di fotocamera è la camera obscura, una stanza buia in cui un unico raggio di sole filtra attraverso un sottilissimo foro praticato in una delle pareti.

Negli anni successivi iniziarono una serie di scoperte che aprirono la strada, con molta difficoltà, verso quella che noi oggi intendiamo come fotgrafia. Si iniziò con il diaframma di cui si dice fosse inventore, nel 1530, Daniele Barbaro. Fu poi la volta della lente ottica citata per la prima volta da Girolamo Cardano nel 1550. La camera obscura poteva ormai dirsi completamente perfezionata: nel 1676 si sarebbe ancora aggiunto uno specchio inclinato di 45 gradi rispetto all’obiettivo, per raddrizzarne l’immagine. Ma per arrivare alla moderna fotografia, dopo la fisica, serviva l’intervento della chimica. Era necessario fissare quelle immagini proiettate all’interno della camera obscura in maniera permanente. Johann Schulze, professore tedesco di anatomia, nel 1727 scoprì casualmente che i sali d’argento scurivano se esposti alla luce, erano fotosensibili.

Verso la fine del 1700 l’inglese Thomas Wedgwood utilizzò il nitrato d’argento, prima rivestendone l’interno di recipienti ceramici, poi immergendovi dei fogli di carta esposti poi alla luce dopo avervi deposto degli oggetti. Si accorse che dove la luce colpiva il foglio, la sostanza si anneriva, mentre rimaneva chiara nelle zone coperte dagli oggetti. Il problema era che queste immagini non si stabilizzavano e,s e mantenute alla luce naturale, perdevano in brevissimo tempo ogni contrasto. 
Quello che più di ogni altro può definirsi l’inventore della fotografia è Joseph Nicéphore Niépce che si interessò della recente scoperta della litografia e approfondì gli studi alla ricerca di una sostanza che potesse impressionarsi alla luce in maniera esatta mantenendo il risultato nel tempo. A lui si deve la prima immagine fotografica del 1827: un paesaggio che impressionò una lastra di peltro dopo un’esposizione di otto ore in una camera obscura.

Niépce chiamò questo procedimento eliografia e lo utilizzò anche in camera oscura per produrre dei positivi su lastre di stagno.

Nel 1827, durante il viaggio verso Londra per trovare il fratello Claude, Niépce si fermò a Parigi e incontrò Louis Jacques Daguerre, un pittore parigino conosciuto principalmente per aver realizzato il diorama, un teatro che presentava grandi quadri e giochi di luce, per cui Daguerre utilizzava la camera oscura per assicurarsi una prospettiva corretta. Daguerre scoprì nel 1835 che i vapori di mercurio sviluppavano le immagini latenti, cioè fissate sulla pellicola ma non ancora sviluppate, e che una soluzione di comune sale da cucina aveva la facoltà di fissarle. Fu la nascita della dagherrotipia. Una lastra veniva ricoperta di uno strato di ioduro d’argento e quindi esposta in una fotocamera, l’immagine latente veniva sviluppata per azione dei vapori di mercurio e, infine, fissata in positivo con un bagno in una soluzione di iposolfito di sodio. 
Mancava ancora qualcosa: la possibilità di riprodurre infinitamente le immagini grazie al negativo.L’invenzione del negativo si deve al matematico inglese William H. Fox Talbot che lo sperimentò tra il 1833 e il 1835, ignorando i contemporanei risultati di Niepce e Daguerre. Nel 1847 Abel Niepce de St. Victor pensò al vetro, soluzione meno costosa della lastra di metallo, come supporto per le emulsioni adesive dei negativi. Il collodio, utilizzato come supporto per le lastre fotografiche dallo scultore inglese Frederick Scott Archer, fu introdotto per risolvere il problema della lentezza della prima fotografia del’epoca pionieristica, in cui l’esposizione doveva durare alcuni minuti. Con in metodo di Archer l’esposizione scendeva sotto i tre secondi. La fotografia si diffuse sempre di più con l’invenzione della pellicola di celluloide ricoperta da uno strato di emulsione in gelatina. Nel 1888 George Eastman presentò la fotocamera Kodak col motto: “voi premete il bottone il resto lo facciamo noi”!. Le fotocamere venivano vendute già con un rotolo di pellicola sufficiente per cento fotogrammi. A rullo finito si portava la fotocamera alla Kodak per lo sviluppo dei singoli fotogrammi trasferendoli su lastre di vetro. Nel 1947 fu il momento dell’invenzione del sistema Polaroid da parte di Edwin Land. Nel 1925 la Leitz presentò la Leica, prima macchina compatta a usare il formato 24×36 della pellicola, ancora oggi universalmente accettato. Nel 1935 i laboratori Kodak produssero la prima pellicola a colori, altra tappa fondamentale della fotografia moderna.

La necessità di produrre lenti e apparecchiature fotografiche vide la nascita e lo sviluppo di importanti aziende fotografiche, che grazie ai loro sforzi di studio portarono numerose innovazioni anche nel campo dell’ottica e della fisica. Nella seconda metà del 1800 furono fondate aziende importanti come la Carl Zeiss, la Agfa, la Leica, la Ilford, la Kodak e la Voigtländer.

Non basterebbero ore per parlare di tutte le scoperte che hanno accompagnato nei secoli la nascita della fotografia moderna, dei grandi fotografi che l’hanno resa celebre nel mondo, e dei milioni di appassionati che ogni giorno, ogni istante, affidano ad un click le proprie emozioni, ricordi e attimi fuggenti!

T.R.


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