Cannabis legale in Italia?

ANALISI DELLA PROPOSTA DI LEGGE AL VAGLIO DELLA CAMERA E DELLE LEGISLAZIONI STRANIERE

Di dott ssa Giorgia Mazzei


Una proposta di legge che intende legalizzare la cannabis in Italia è approdata in aula alla Camera dei deputati lo scorso 25 luglio, una proposta che intende rivoluzionare l’attuale normativa che, dopo la bocciatura della Fini-Giovanardi da parte della Corte Costituzionale nel 2014, è tornata di fatto ad essere quella approvata nel lontano 1990, la legge Jervolino-Vassalli (DPR 309/90), governo Andreotti, Prima Repubblica. Il D.P.R. 309/90, tra le tante norme che lo compongono, fornisce agli articoli 73 e 74 la disciplina relativa alla repressione dei reati di spaccio, detenzione illecita di sostanze stupefacenti, e associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga. L’Art. 73, comma I bis, lett. a), recita che: “Quando la quantità di sostanza eccede i limiti forniti da uno specifico decreto del Ministero della Salute e, alla luce di altre circostanze elencate dal comma I bis lett. a), si possa ritenere che non siano destinate ad un uso esclusivamente personale”.Ciò significa che, quando la quantità non è superiore a tale limite, la detenzione diventa di per sé lecita, sennò può essere illecita se non si dimostra che le altre circostanze, a cui la lettera a) fa riferimento, la rendono non punibile, perché la fanno apparire come detenzione per uso strettamente personale. Tutto sta nel capire quindi, quali sono le circostanze da analizzare per poter giungere a considerare una certa detenzione lecita o illecita. 

Per esempio: Una pianta di marijuana sul balcone è reato?

La risposta a questa domanda è no. Ma per arrivarci ci sono volute diverse sentenze della Corte di Cassazione. Una delle più celebri, nel 2007, sancì che la coltivazione, vietata dalla legge, è consentita se effettuata per uso personale. Nel gennaio del 2008 però, la stessa Corte ha emesso una sentenza contraddittoria condannando chi coltiva poche piante sul terrazzo di casa. Anche qui, la discriminante è la concentrazione di principio attivo e la possibilità di questo di indicare una finalità di spaccio. Non esistono quote specifiche e, nei casi particolari, ci si deve affidare alla discrezionalità della Corte. Le più recenti decisioni giuridiche comunque, indicano un limite di tre piantine come quello oltre il quale può esserci un procedimento penale. Va ricordato che, anche nei casi penalmente non rilevanti, la coltivazione e la detenzione di marijuana comportano comunque delle sanzioni amministrative. La cessione a terzi, infine, anche a titolo gratuito, è sempre considerata reato. 

Tornando alla proposta di legge che intende legalizzare la cannabis, il testo di legge è stato presentato quasi un anno fa su iniziativa del senatore e sottosegretario agli esteri, Benedetto Della Vedova, promotore dell’intergruppo per la legalizzazione della cannabis. Sostenuto da 221 deputati, mai prima il Parlamento era arrivato a questo punto, è stato ufficializzato che il dibattito riprenderà a settembre per consentire l’analisi degli emendamenti presentati. Per la prima volta il Parlamento discute di togliere il divieto di detenzione per le droghe leggere e di autorizzare la coltivazione per uso personale. L’iter sarà certamente lungo e tortuoso, tanto per le attività di ostruzionismo di alcuni gruppi parlamentari quanto per una serie di pregiudizi e falsità costruite negli anni, difficili da smontare. Uno fra tutti, il trattamento delle sostanze stupefacenti senza differenza tra tipologie distinte di droghe. Il risultato è dunque la proposta di legge numero 3235 su “Disposizioni in materia di legalizzazione della coltivazione, della lavorazione e della vendita della cannabis e dei suoi derivati”, che ribalta l’attuale impostazione sulle sostanze e soprattutto sulla cannabis, sposando un approccio pragmatico e antiproibizionista dal consumo alla coltivazione al commercio. È un modo per dare un duro colpo al narcotraffico, per avere un consumo consapevole, per poter informare sui danni dell’uso e abuso di queste sostanze, per controllare le sostanze stesse che vengono messe in commercio, per liberare forze di polizia, magistrati e carceri dal fardello di rincorrere i reati legati alla cannabis e concentrarsi su reati di maggiore allarme sociale. Ed infine, per poter trasformare gli extra profitti delle mafie sulla cannabis in miliardi per il bilancio pubblico. Uno delle differenze più marcate rispetto ad oggi è che sarà possibile coltivare cannabis per uso personale entro precisi limiti, non è prevista autorizzazione; l’unico obbligo è comunicare tale micro-coltivazione all’ufficio regionale dei monopoli. La proposta capovolge l’impostazione vigente consentendo ai maggiorenni la detenzione di una piccola quantità di cannabis, in pratica sarà lecito il possesso di quelle quantità per uso ricreativo, senza dover richiedere alcuna autorizzazione o comunicazione. Resta proibito e punito lo spaccio, come il suo consumo in luoghi pubblici ed in ambienti di lavoro. Se lo spaccio è punito, è però consentita la commercializzazione della cannabis all’interno di un regime di monopolio statale per la coltivazione delle piante, preparazione e vendita al dettaglio. In pratica, l’agenzia delle dogane e dei monopoli potrà autorizzare soggetti privati a coltivare cannabis e venderla in locali dedicati, un pò sul modello dei coffee shop, prevedendo un sistema di tracciabilità del processo produttivo, il divieto di importazione/esportazione e altre regole. Si introducono norme per semplificare la produzione di cannabis per medicine e scopi terapeutici così come le modalità di consegna ed approvvigionamento. Oggi la possibilità di accedere alla cosiddetta cannabis terapeutica è di fatto pregiudicata da vincoli amministrativo-burocratici, per superare i quali è utile un intervento legislativo di semplificazione delle procedure, scrive la proposta di legge. Il 5 per cento dei proventi derivanti per lo stato dalla legalizzazione del mercato della cannabis saranno destinati al finanziamento dei progetti del Fondo nazionale di intervento per la lotta alla droga, per informazione, prevenzione, riduzione del danno, riabilitazione. Il resto va nelle casse dello stato. Le risorse finanziarie ricavate dalle sanzioni amministrative che colpiranno chi viola i limiti previsti dalla legge saranno impiegate in interventi formativi, educativi e curativi. Certo non sarà facile che sia approvata, ma questo è un momento importante; in diverse parti del mondo si sta cambiando strada sulla questione, abbandonando l’approccio proibizionista e punitivo nei confronti dei consumatori. Per esempio in Europa, l’impiego di cannabis è illegale, a parte l’uso privato di modiche quantità o a scopo terapeutico, come in Germania, Lussemburgo, Repubblica Ceca e Portogallo. Mentre in Olanda, non si incorre in pene giudiziarie nemmeno per la compra-vendita, infatti molto frequentati sono i coffee shop, come anche in Spagna. Anche in America vi sono Paesi come la Giamaica, l’Uruguay dove la compra-vendita non è un reato, mentre in Argentina e Costa Rica è legale solo il possesso ed il consumo. Invece, in Corea del Nord, la cannabis non viene addirittura considerata una droga.

“Il nostro obiettivo è quello di legalizzare la cannabis e depenalizzare tutte le droghe, perché il problema oggi è che i consumatori sono criminalizzati e il mercato delle sostanze è in mano alle mafie”: queste le parole di Della Vedova. 

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