Arabia Saudita: approvata la legge contro la violenza domestica

QUESTIONE DI DIRITTI UMANI E NON DI FEMMINISMO

di Avv. Valentina Copparoni (Studio Legale associato Rossi-Papa-Copparoni)

campagna_diritti umani20 aprile 2014- Lo scorso agosto era stata approvata ed ora, a giorni, entra finalmente in vigore la legge per difendere le donne dalla violenze domestica anche in Arabia Saudita.

Forse una notizia che sta passando un po’ in secondo piano tra la moltitudine di fatti di cronaca (ma non solo) da cui ogni giorno siamo inondati ma che invece ha, e deve avere, un valore molto importante. Un passo avanti che dimostra che l’unione e la mobilitazione più tenace per i diritti umani può dare ottimi risultati.

E non si tratta di sterile femminismo fine a se stesso ma di DIRITTI UMANI!

La legge prevede multe dai 5mila e ai 50mila rial (tra i mille e 12 mila euro circa) e pene detentive da un mese a un anno, ma non si applica in caso di morte o infermità permanente della vittima causate dalle violenze perché in queste ipotesi rimane l’applicazione della legge shariya ossia la legge islamica,  molto più severa in quanto prevede pesanti punizioni corporali per i condannati.

Si potrebbe dire che le pene previste non siano in realtà altissime (sancito in ogni caso il raddoppio in caso di reiterazione del reato) ma dobbiamo considerarle già un enorme novità dato il contesto culturale in cui si inseriscono.

Fino ad ora le condotte, oggi punite, erano considerate questioni da risolvere all’interno del nucleo familiare o al massimo giudicabili nei meandri e quindi nella libera interpretazione delle leggi religiose. E, cosa ancora più grave, una donna per poter denunciare le violenze domestiche doveva avere l’assenso di un tutore ovvero marito o un parente stretto.

La legge entrata in vigore si estende anche alle violenze contro i bambini e i lavoratori stranieri e trova la luce dopo un percorso difficile, ostacolato e tortuoso che soltanto grazie a forti pressioni soprattutto a livello internazionale ha trovato una conclusione positiva.

A favore di tale normativa soprattutto un’importante campagna lanciata all’inizio del 2013 dalla Fondazione King Khalid, guidata dai componenti più aperti della grande famiglia reale, e sostenuta anche da molti attivisti per i diritti umani e femministe. La campagna di sensibilizzazione aveva scelto un’immagine forte, una donna con il velo integrale, velo che però non copriva un livido intorno ad un occhio segno e simbolo delle violenze subite ed uno slogan altrettanto forte “Alcune cose non possono essere coperte”.

Molti hanno accolto positivamente questa approvazione, ma molti altri temono che in realtà la legge di fatto non troverà alcuna applicazione data la scarsa predisposizione di giudici e polizia ad accettare questo nuovo fronte che molti definiscono femminista ma che in realtà riguarda i diritti umani più elementari.

Insomma un altro importante passo avanti che in qualche modo assottiglia il rischio di applicazione di decisioni del tutto arbitrali, legate ad interpretazioni da parte dei singoli giudici con evidenti e frequenti disparità di trattamento caso per caso.

Solo qualche settimana fa la notizia da parte del quotidiano Al –Watan dell’approvazione di un’altra legge in materia familiare che sembra portare con sé, almeno nello spirito con cui è stata decisa, la volontà di tutelare di più la parte della coppia con meno diritti anche e soprattutto nel momento di crisi.

Infatti, sempre secondo il quotidiano arabo, con la nuova legge viene stabilito che in caso di rifiuto da parte di mariti di concedere il divorzio alle moglie ( o di rifiuto a pagare il mantenimento ai figli o di custodia dei figli alle ex mogli), questi potranno essere portati in tribunale dalla polizia.

Insomma, passi avanti che meritano di essere raccontati e di non perdersi nel turbine e nel caos in cui siamo abituati a perderci quotidianamente.

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