(di Giampaolo Milzi e Simone Morico) – Un importante passo avanti per la valorizzazione della Peschiera d’epoca romana alle falde di Pietralacroce. Un passo avanti nel vero senso del termine. Perché il sito archeologico sarà raggiungibile in piena sicurezza grazie al rinnovamento del “Sentiero della Scalaccia”, già in atto nell’ambito del generale progetto di risistemazione dell’intera rete di viottoli – cosiddetto “percorso-sentiero delle tre Valli” – che segna l’area verde magicamente sospesa tra terra e mare nel rione sud di Ancona. La stessa storia della Scalaccia, come quella degli altri stradelli, è antichissima. Percorrendo l’omonimo sentiero si giunge ad una specie di belvedere. Sotto, ad appena 10 metri, gli occhi del visitatore possono cogliere i significativi resti di una struttura d’allevamento ittico risalente a circa 2000 anni fa (probabile datazione I sec. d.C.) Un “unicum” lungo l’intera costa adriatica, d’importanza quindi eccezionale. Tuttavia, proprio per il cattivo stato di manutenzione del percorso, e per la scarsa pubblicizzazione del sito, si tratta di un patrimonio fino ad ora troppo relegato nel dimenticatoio istituzionale. La svolta per l’inizio di una vera valorizzazione sarà compiuta entro l’inizio di questa estate. Merito dell’ente Parco del Conero – la falda di Pietralacroce coi suoi itinerari d’alto valore ambientale rientra nel’area di protezione naturalistica del Parco – e del piano di lavori che sta attuando. Il belvedere della Scalaccia che dà sulla Pescheria romana, così come tutti i percorsi delle “Tre Valli” e i punti sosta, saranno pronti per comode passeggiate ed adeguatamente segnalati con cartelli divulgativi.
La bimillenaria micro zona dell’allevamento ittico (adagiata in un tratto di costa purtroppo interdetto alla balneazione) è stata scoperta e studiata a partire dal 2001. E’ caratterizzata da alcune vasche scavate nella roccia, divise da setti molto regolari e collegate tra loro da canali, che giacciono ad una profondità variabile di circa 2,5 metri. La vasta struttura, che misura 32 metri in larghezza e 13 in lunghezza, copre una superficie di 416 mq. Le pareti delle vasche si elevano ancora per quasi 2 metri, sebbene l’azione del mare potrebbe averne eroso molte decine di centimetri da quando il sito fu scavato. In uno dei canali di comunicazione tra le vasche, confluisce ancora una vena d’acqua dolce che potrebbe aver creato nella Peschiera un gradiente di salinità adatto ad attirare e nutrire diverse varietà di pesci. Secondo un’ipotesi piuttosto verosimile, la Peschiera romana della Scalaccia sarebbe stata associata ad un centro rurale, forse costituito da ville residenziali marittime, corrispondente all’attuale quartiere di Pietralacroce. Si ritiene infatti che il territorio sotto l’influenza romana che faceva riferimento ad Ancona, il cosiddetto “Ager anconitanus”, fosse costellato da numerosi insediamenti periferici.
La seconda tappa dell’iter di valorizzazione è legata ad un altro progetto, finanziato dalla Regione Marche, che l’ente Parco sta programmando e che vedrà la collaborazione, fra gli altri, della Soprintendenza ai Beni archeologici. Si tratta di un progetto di “Museo diffuso” che punta a far conoscere a un pubblico più vasto dieci siti di eccellenza archeologica e architettonica ricompresi nell’area protetta del Conero, tra cui appunto quello della Pescheria romana. Un’operazione che prevede la realizzazione di pannelli con informazioni approfondite e piantine illustrative, che saranno posizionati all’interno del Centro visite del Parco, a Sirolo, e probabilmente anche a corredo, “in loco”, dei siti prescelti. L’auspicio è che grazie a questo grande sforzo operativo dell’ente Parco del Conero, la Peschiera romana della Scalaccia di Pietralacroce venga sottratta al limbo in cui è condannata da decenni. E che anche la Soprintendenza e il Comune di Ancona possano finalmente trovare volontà e risorse per organizzare visite guidate.
(ARTICOLO TRATTO DA “L’URLO”, marzo 2013.)
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