Rock & Diritto: Janis Joplin, il grido femminile del rock

 LA SERA DEL 4 OTTOBRE 1970 VIENE TROVATA MORTA IN UN HOTEL  JANIS JOPLIN, ANIMA INQUIETA DEL ROCK

 di Valentina Copparoni

JANIS_JOPLINE’ la sera del 4 ottobre 1970 quando, a soli 15 giorni dalla scomparsa del grande  Jimi  Hendrix,  ancora una volta il mondo della musica è scosso da un’altra perdita: in un hotel californiano viene trovata morta Janis Joplin. Janis viene trovata 18 ore dopo il decesso con il viso riverso sul pavimento, sanguinante dal naso e dalla bocca. L’autopsia accerta una morte accidentale dovuta ad un’overdose di eroina.

Janis nasce il 19 gennaio 1943 ma sua vita è breve, troppo,  muore a soli 27 anni, giovane ma già segnata dal tempo e da un’inquietudine che la trascina violentemente nell’abisso di alcol e droghe, in un viaggio senza ritorno.
Il senso di ribellione che l’accompagna per tutta la sua breve esistenza non le dà pace, la porta ad allontanarsi a soli 17 anni dalla sua casa natale a Port Arthur (Texas), piccolo paesino carico di forti suggestioni musicali, e a seguire lo spirito hippy che in quegli anni dilaga soprattutto negli Stati Uniti. Si stabilisce in diverse comuni di San Francisco e viene convinta a tornare in Texas soltanto dall’amore e la passione per la musica: è qui infatti che entra a far parte del gruppo “Big Brother and the Holding Company ” con cui spicca il volo del successo. Diventa la protagonista femminile del rock, quel rock che in quel tempo si confronta con artisti del calibro di Jim Morrison e Mick Jagger.
L’esperienza in quest’ultima band regala a Janis un’immagine positiva, un modo colorato di vestire ed  una vitalità che fino a quel momento sembra essere stata racchiusa chissà dove.
Ben presto, però,  decide di proseguire il suo cammino artistico da sola dopo un altro successo anche per la critica: la memorabile e straziante interpretazione del brano Summertime di  George Gershwin in cui sembra avere voce tutta la malinconia interiore di Janis.

Dopo l’esperienza newyorkese nel gruppo “Big Brother” ed in quello “Kozmic Blues Band” (con cui partecipa anche al festival di Woodstock)  cerca di dare un taglio ad una vita fatta di eccessi e di storie personali troppo complicate e senza futuro, fatte di uomini per una notte ma non per un rapporto stabile. in quel periodo fonda un’altra band “Full-Tilt Boogie Band” del quale l’album “Pearl” (che era anche  il suo soprannome dovuto all’amore per i ciondoli e le collane) segna il passo nella storia della musica rock con un fusione di toni blues, folk, soul.

Ma come spesso accade per quelle anime troppo inquiete ed insoddisfatte della vita, il destino vuole che la voce di Janis si spenga  proprio prima della pubblicazione di questo album. Ed ancora una volta una profezia lungo il cammino dell’artista: nel suo ultimo album, nel suo ultimo brano, Janis canta “Buried alive in the blues“, “sepolta viva nel blues”.
Janis carica i suoi brani e la sua voce di un’intensità che non trova differenza se esibita davanti ad una folla di persone o nella sala di incisione di un disco. Dicono che avesse il terrore di perdere la sua voce, unica arma con cui  poteva sfidare quel mondo che tanto non le piaceva…un’arma divenuta tagliente per l’uso eccessivo di sigarette e alcool.
E’ lei stessa a cercare di dipingere con le parole ciò che prova quando canta:

Quando canto non penso. Chiudo gli occhi e “sento”, mi sento bene. Ed è davvero come un impeto, capite cosa voglio dire? E’ un momento molto intenso. Quando è passato puoi ricordarlo, ma non sei di nuovo consapevole fino a quando non accade di nuovo. E allora è tutto li di nuovo, e avanti. E’ un grande momento, capisci? Come un orgasmo: non puoi ricordarlo, eppure lo ricordi”.

Non a caso sembra che la parola da lei più usata nei brani ma anche nelle interviste sia “feeling”…sentimento, sensazione, emozione. Ciò che Janis Joplin ha dentro e cerca di far uscire per non esplodere.
Questo di oggi è solo un piccolo ricordo di questa straordinaria artista ma forse a parlare per lei è la struggente interpretazione del brano “Summertime” di George Gershwin….

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