Venezia 74 – Downsizing, la recensione

downsizing

di Alessandro Faralla (Responsabile Cultura e Spettacoli F&D)

Il film di apertura del festival firmato da Alexander Payne unisce humour e dramma esistenziale. Ricominciare in piccolo potrebbe salvare il mondo.

downsizing

Venezia 74

Vedere il mondo da un differente punto di vista, è un espressione comune, usata in diversi contesti. Ma se ci fosse data la possibilità di rimpicciolire sul serio e per giunta ai fini della salvezza dell’umanità come reagiremmo al nostro nuovo stato?

Da queste premesse parte e si sviluppa lungo diversi decenni la storia di Downsizing. Grazie alla scoperta di un dottore norvegese la scienza trova un modo per permettere alle nostre cellule organiche di ridimensionarsi senza alcuna ripercussione per la nostra salute, inoltre la ricerca potrebbe rispondere alle criticità dovute al sovrappopolazione. Ma perché gli uomini dovrebbero scegliere deliberatamente di vivere in miniatura come se si trattasse di una sorta di esperimento sociale? Fini etici, principi ambientalisti? Niente di tutto ciò, nessuna motivazione da eroe alla Ant-Man. La vita in miniatura è un’opportunità, un’occasione privilegiata di crearsi nel vero senso della parola un eden personale, capace di garantirti gli agi solo sognati nell’esistenza da “grandi”.

La vita ripetitiva è senza sussulti spinge cosi il signor Paul Safranek (Matt Damon) e la moglie Audrey (Kristen Wiig) ad aderire al progetto (permanente e irreversibile). Ma la nuova dimensione non ha effetti evidenti nell’atteggiamento di Paul che trasforma presto la monotonia della vita da gigante in impasse esistenziale. Saranno un vicino serbo estroso impersonato da un effervescente Christoph Waltz e una dissidente vietnamita punita dal suo paese con la cura del trattamento di rimpicciolimento, a smuovere quasi inconsapevolmente il cammino di Paul, trascinato dalla fermezza e dalla vivacità della sua nuova e indomabile amica.
Così nelle situazioni più inaspettate Paul fiorirà per la prima volta. La vita degli uomini in miniatura ha si dei confini precisi, una realtà per ovvie ragioni protetta ed esclusiva; tale scenario è assorbito dalla narrazione con disinvoltura, senza dovere mai comporre un ritratto artificioso di ciò che stiamo osservando.

Alexander Payne pur unendo diversi temi all’interno di Downsizing non ne tratteggia le sfumature in maniera astratta ma distende il racconto sul terreno dell’umanità, sulle scelte che faranno di noi, in qualsiasi dimensione, degli esseri capaci di influenzare ed avere un peso nell’ avventura disorientante e sempre ignota che è la vita superando i nostri vuoti, le paure e i travestimenti.

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