“Spazzare via il giallo”, la politica cinese sulla prostituzione

REPORTAGE SUI DATI RACCOLTI

La Cina risulta uno dei paesi più defilati dell’asia, quando si tratta di mercato della prostituzione. Di fatti, ogni forma di prostituzione è assolutamente illegale in Cina  e il fenomeno si annida clandestinamente nei Karaoke bar, centri massaggi, parruchierie e centri estetici delle più grandi città come Beijing, Shanghai e Guangzhou. In tutto, le prostitute cinesi sono un numero che varia dai 4 agli 8 milioni e provengono prevalentemente dalle aree rurali, dove molte donne non hanno accesso all’educazione e al lavoro.

Secondo la legge cinese, tutti gli aspetti legati alla prostituzione  – offerta, vendita, acquisto del sesso – sono illegali. Tuttavia, la legge non impone condanne penali per i trasgressori, ma sanzioni pecuniarie e brevi periodi di custodia o detenzione amministrativa.

Saohuang dafei” (letteralmente, “spazzare via il giallo”, colore che indica la prostituzione e pornografia). E’ la politica applicata dal governo cinese sul fenomeno della prostituzione: questa politica repressiva autorizza le forze di polizia cinesi ad agire in maniera arbitraria, organizzando raid nei centri dove lavorano le prostitute. Gli abusi includono violenza fisica della polizia, arresti arbitrari fino a 2 anni, detenzione in centri di custodia educativa e test coercitivi di HIV.

Secondo Human Rights Watch, che ha pubblicato un report sul tema di 51 pagine (“‘Swept Away’: Abuses Against Sex Workers in China,”),  la politica “Sweep away the yellow” in Cina ha portato ad una massiccia violazione dei diritti umani delle donne. Alcune donne intervistate dall’associazione, hanno dichiarato di aver subito multe arbitrarie, di essere state arrestate dopo aver fatto sesso con poliziotti in borghese e di non avere alcun rimedio legale contro i clienti, i loro boss e gli agenti dello stato. Si parla anche di tortura, percosse, assalti fisici, maltrattamenti praticati sia dalla polizia sia dai servizi sanitari.

Una prestazione sessuale in Cina costa in media circa 120 yuan ( 18USD), ma occorre specificare di voler il “servizio speciale” ( “teshu fuwu”) all’interno del centro massaggi, parrucchieria o sauna che ospita le prostitute. Per le strade, il compenso può invece scendere fino a 75 yuan ( meno di 10 USD).

Il Governo cinese ha permesso la crescita incontrollata dell’industria del sesso nelle ultime decadi, con milioni di donne che hanno fatto del meretricio un lavoro per vivere. Tuttavia, il governo continua a mantenere una linea repressiva sulla prostituzione, vedendola come “un brutto fenomeno sociale” che va contro “lo spirito socialista della civilizzazione” e lasciando alla polizia grande discrezionalità sulla repressione del fenomeno.

 

CLARISSA MARACCI

 

 HRW REPORT : 

“Swept Away”

Abuses against Sex Workers in China

MAY 14, 2013

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One thought on ““Spazzare via il giallo”, la politica cinese sulla prostituzione

  1. Già da diverso tempo stanno invadendo il mondo con questi centri massaggio cinese, le nostre stesse città italiane ne ospitano almeno 4-5 per ognuna e sono pieni di prostitute come ben sappiamo. Vengono in questo paese senza saper parlare bene la nostra lingua e ripiegano in queste attività dal dubbio valore pur di fare denaro e sopravvivere in un paese che non è il loro ma dove i guadagni sono ben alti e permettono alle loro famiglie di vivere nei loro paesi.

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