Anniversario della morte di Marco Simoncelli, il ricordo di #SIC58

UN CAMPIONE SULLE DUE RUOTE, UN RAGAZZO CHE SAPEVA FAR SOGNARE E QUEL DANNATO SEPANG

di Tommaso Rossi

Oggi Valentino Rossi e Jorge Lorenzo si giocheranno il mondiale Moto GP 2015 a Sepang, in Malaysia. Ci saranno Marquez, Pedrosa, Iannone a frapporsi tra i due duellanti in una battaglia strepitosa di gas e passione. Ma doveva esserci anche Lui, il SIC. Chissà a quest’ora quanti mondiali avrebbe vinto, quante cadute, quanta polvere, fango, asfalto e pneumatici avrebbe masticato, e fatto masticare agli avversari.

Quattro anni: già quattro anni son trascorsi dal quel tragico 23 ottobre 2011. Tragico e maledetto, fottutissimo destino che ha strappato alla vita un ragazzone bello e simpatico, dove la vita scorreva con la velocità del gas che era abituato a dare quando saliva sulle due ruote.
Se scrivi SIC, pensi a quell’abbreviazione sul televisore che faceva entusiasmare i suoi tifosi ad ogni sorpasso, ad ogni posizione scalata. Pensi a quei ricci da cantautore anni ’70, pensi a quel sorriso sempre stampato sul suo viso, spontaneo, contagioso, di un ragazzo che ama la vita e la vive a tutto gas.
Marco Simoncelli da Cattolica, ma cresciuto a Coriano, la sua Coriano, comincia a correre da bambino con le minimoto, come tanti bimbetti romagnoli, e subito si distingue tra gli altri. Poi la Honda, trofei minori, campionato italiano 125 e poi campionato europeo nel 2002. Debutta nel motomondiale sempre nel 2002, in sella ad una Honda. La prima vittoria a Jerez nel 2004, tante cadute, uno stile di guida generoso, folle, divertente, spettacolare, che a volte rappresentano il suo limite. Passa in 250 nel 2006, senza aver mai conquistato il Mondiale 125, stavolta in sella ad una Gilera. Il suo capotecnico, la sua chioccia, è Rossano Brazzi, già tecnico di campioni come Valentino Rossi e Marco Melandri. Marco resta senza una guida, e un po’ si perde ancora una volta. L’anno successivo passa al team Metis Gilera non ufficiale, e i risultati non sono straordinari. Nel 2008, ancora in sella ad una Gilera non ufficiale, la prima vittoria in 250: Mugello, poi ancora una vittoria in Catalogna, poi Motegi, Phillip Island e alla fine si laurea campione del mondo. L’anno successivo, dopo una lunga lotta con Aoyama e Barbera, Simoncelli all’ultima gara viene scavalcato in classifica finale del mondiale giungendo terzo. Ma ormai ha fatto breccia nel cuore della gente, il SIC, per quella sua grande capacità di prendere tutto con leggerezza, senza polemiche e sconfiggendo sempre le pressioni con un sorriso.
Nel 2010 il passaggio di Marco Simoncelli alla MotoGP con la Honda del Team San Carlo Honda di Gresini, con Marco Melandri compagno di squadra. Miglior risultato un 4 posto in Portogallo, in classifica finale è ottavo.
Nel 2011 le premesse sono ottime, il team si è rinforzato e la casa madre Honda lo fornisce con la stessa componentistica del team ufficiale HRC. Il compagno di squadra è l’ex rivale Hiroshi Aoyama. Dopo due ottimi quinti posti nelle gare inaugurali, SIC ottiene due pole position in Catalogna e in Olanda, purtroppo non confermati da grandi risultati in gara. Poi il primo podio a Brno, un quarto posto a Misano dopo una gara spettacolare, il secondo posto in Australia.

23 ottobre 2011: Gran Premio della Malesia, Sepang. Secondo giro, gomme che strisciano sull’asfalto, rombo di motori, pubblico in delirio, SIC perde il controllo della sua moto. Cerca di riprenderla, di restare in sella, un capitano non abbandona mai la sua nave e i tantissimi cavalli che la fanno correre. Il tragico destino di un pilota è scritto nel vento e spesso ha il rumore di un motore. In quell’attimo di lotta col suo destriero, arrivano Colin Edwards e Valentino Rossi. Sic ha perso l’anteriore e, per uno scherzo infame del destino, o forse dell’elettronica che regola la moto, anziché scivolare lungo verso le vie di fuga, la moto come impazzita è stata rimbalzata a destra, dove, appunto, stavano impostando la curva Valentino Rossi e Colin Edwards. Impatto terribile. Bandiera rossa, gara fermata. La situazione è apparsa immediatamente in tutta la sua terribile gravità. I soccorsi sono stati immediati, ma Simoncelli era già in arresto cardiaco quando è arrivato al centro medico del circuito. Sul suo collo ci sono evidenti segni del passaggio delle ruote. La speranza si fa flebile, l’attesa interminabile, il volto della sua giovane fidanzata dai box è subito una maschera di paura e lacrime. E poi c’è il dramma degli altri piloti: Valentino, suo grande amico, involontario artefice assieme a Edwards di questa tragica fatalità. e tutti gli altri, che a volte in passato hanno anche alimentato inutili polemiche col SIC per il suo stile di guida a volte irruento, e che oggi forse rimpiangeranno troppo parole al vento. L’attesa, purtroppo, dura pochissimo. Come la vita e la carriera di questo ragazzo straordinario, pazzo come ogni motociclista deve essere, ma in grado col suo sorriso sempre sincero e gioioso di portare tanta, vera umanità in un mondo dello sport dove ormai gli interessi economici hanno soffocato la capacità di far sognare.
Sono le 10,56 in Italia quando il cuore di Marco smette di battere. Il suo ricordo, invece, non smetterà mai di far battere il nostro cuore.

TOMMASO ROSSI

Ripubblichiamo di seguito l’articolo scritto su F&D subito dopo il tragico incidente di Sepang.

SEPANG, 23 OTTOBRE ’11 – Marco Simoncelli, 24 anni, e’ morto per le conseguenze del grave incidente nel quale e’ rimasto coinvolto sulla pista di Sepang nel Gp della Malaysia. Vi aspettereste da noi un approfondimento sulla responsabilità dell’incidente, un’analisi su eventuali colpe degli organizzatori del circuito o degli altri piloti. Ma questa volta no, non faremo questo. Voglio solo ricordare personalmente Marco, un ragazzo simpatico oltre che un talento straordinario del motociclismo, in grado di non prendersi mai troppo sul serio e allo stesso tempo di correre, correre veloce. Simoncelli è rimasto a terra, senza casco, dopo una sbandata improvvisa all’ingresso di una curva a destra nel corso del secondo giro della gara delle Motogp ed è poi stato investito da Colin Edwards e da Valentino Rossi, che non e’ caduto. Ha perso l’anteriore e, per uno scherzo infame del destino, o forse dell’elettronica che regola la moto, anziché scivolare lungo verso le vie di fuga, la moto come impazzita è stata rimbalzata a destra, dove, appunto, stavano impostando la curva Valentino Rossi e Colin Edwards. Bandiera rossa, gara fermata. La situazione è apparsa immediatamente in tutta la sua terribile gravità. I soccorsi sono stati immediati, ma Simoncelli era già in arresto cardiaco quando è arrivato al centro medico del circuito. Sul suo collo ci sono evidenti segni del passaggio delle ruote.
La speranza si fa flebile, l’attesa interminabile, il volto della sua giovane fidanzata dai box è subito una maschera di paura e lacrime. E poi c’è il dramma degli altri piloti: Valentino, suo grande amico, involontario artefice assieme a Edwards di questa tragica fatalità. e tutti gli altri, che a volte in passato hanno anche alimentato inutili polemiche col SIC per il suo stile di guida a volte irruento, e che oggi forse rimpiangeranno troppo parole al vento.

L’attesa, purtroppo, dura pochissimo. Come la vita e la carriera di questo ragazzo straordinario, pazzo come ogni motociclista deve essere, ma in grado col suo sorriso sempre sincero e gioioso di portare tanta, vera umanità in un mondo dello sport dove ormai gli interessi economici hanno soffocato la capacità di far sognare.
Sono le 10,56 in Italia quando il cuore di Marco smette di battere. Il suo ricordo, invece, non smetterà mai di far battere il nostro cuore.
Vai piano Marco, quando arrivi in Cielo, che lì son rigidi con le patenti.

TOMMASO ROSSI

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