UN VIBRANTE ESORDIO POETICO
– ANCONA – di Luisa Ferretti – Dopo aver pubblicato diversi romanzi e opere di saggistica letteraria, lo scrittore marchigiano Nicola Campagnoli esordisce come poeta con il libro “L’amore ingiusto”, presentato recentemente ad Ancona. Il libro, edito da Itaca, colpisce positivamente per sua forza del tutto rivoluzionaria, già a partire dal titolo. Alcune modalità poetiche spesso si ripetono nel panorama letterario, ma la poesia di Nicola Campagnoli non è riconducibile a nessuna delle tendenze di fine Novecento. La sua è una poesia pura, altamente evocativa, in cui il ritmo vibrante di ogni verso si coniuga magistralmente alla profondità del significato insito nella parola scritta. Questo perché la poesia di Campagnoli non è fine a se stessa, non si crogiola nell’autocompiacimento dell’artista, ma si apre ad un dialogo con l’Alto. Un’apertura sofferta, travagliata, in cui il poeta si sofferma sulle finitezze e i limiti della nostra umanità, dando voce ad un Io che, di fronte a se stesso, si scopre incompleto e bisognoso di risposte. “Ti prego aiutami / ridonami il pianto / e l’esatta ingiustizia / della Tua misericordia”. A questa soffocante consapevolezza, che rende l’uomo “finito”, si contrappone l’incontro misterioso con un Tu che sconvolge la vita con il suo Amore infinito. Un Amore ingiusto. Ingiusto perché totalmente sproporzionato rispetto a quello che l’uomo può recepire e comprendere. Un Amore divino che sbaraglia con la sua presenza tutto ciò che è, che scardina il “labor limae” della mente, donando però una coscienza nuova e una nuova lettura dell’esistenza. “Sei il rovesciamento / delle misure umane”.
Il lessico semplicissimo, quasi bambinesco, di Campagnoli sembra rincorrere questa presenza e fargli strada. E lo fa con la ripidità vertiginosa di un verso che si frantuma scavando dentro se stesso in maniera sempre nuova. L’incontro con questo Tu è l’incontro spirituale con il presente, come è la poesia, che vive nel momento stesso che la si legge. Ma la poesia non dice tutto: evoca. E può permetterselo. Poiché in essa si traduce la grandiosità e la miseria dell’essere umano, la sua eterna lotta fra la luce e il buio, la sua costante e inappagata ricerca di una risposta ai tormentati quesiti dell’esistenza.
“L’amore ingiusto” di Nicola Campagnoli è un libro che, con estremo coraggio, ci riporta alla necessità di questa poesia: una poesia “verticale” perché elevata all’incontro con il Divino e con la parte più autentica di noi stessi.
(Infoweb: http://www.itacalibri.it/ )
(articolo tratto da Urlo – mensile di resistenza giovanile)