La dura battaglia contro l’antibiotico-resistenza

UNA PRIORITA’ DELL’OMS PER GARANTIRE L’EFFICACIA DELLE MEDICINE

del dottor Giorgio Rossi

unknownE’ da anni una delle priorità dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) : combattere l’antibiotico-resistenza per preservare l’efficacia delle medicine.

E’ di questi giorni l’ultima raccomandazione dell’OMS che non riguarda gli esseri umani ma gli animali d’allevamento, ma ha lo stesso tono perentorio: “ Basta usare antibiotici per animali sani.”

I destinatari dell’avviso sono gli allevatori e le aziende alimentari che ricorrono agli antibiotici con disinvoltura, non per curare malattie, ma come prevenzione o, peggio ancora, per aumentare la crescita dei loro esemplari .

 

Entrambe le abitudini sono da condannare perché contribuiscono alla crescente minaccia dell’antibiotico-resistenza.

 

In precedenza anche l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare ( European Food Safety Authority -Efsa-) e l’Agenzia Europea per i Medicinali (European Medicines Agency -Ema-) hanno emanato un documento congiunto rivolto agli allevatori europei affinché riducano l’uso di antibiotici negli animali da reddito.

 

Secondo l’OMS in alcuni Paesi l’80 per cento del consumo di antibiotici essenziali per curare malattie umane viene destinato agli animali per il consumo alimentare e vengono per lo più impiegati per accelerarne la crescita . Questa pratica è vietata in Europa dal 2006 dove però resta il problema dell’impiego di antibiotici come profilassi preventiva, spesso condotta su numerosi gruppi di animali.

 

Di recente anche gli allevatori statunitensi si sono impegnati a rinunciare agli antibiotici per favorire crescite miracolose di polli e maiali. Rimane ,però, la possibilità di sottoporre a trattamenti preventivi intere popolazioni di animali.

 

 

La finalità è quella di combattere anche all’interno delle fattorie quella che l’ONU ha definito “la più grande sfida della medicina contemporanea : antibiotico-resistenza”. Infatti l’uso degli antibiotici negli animali contribuisce al fenomeno rendendolo uno dei più pressanti problemi di salute pubblica.

 

Va ricordato brevemente, che lo sviluppo della resistenza è un normale processo evolutivo dei batteri che si sviluppa essenzialmente attraverso tre principali vie : a) mutazione genetica del batterio; b) sviluppo all’interno del batterio di specifici enzimi capaci d’ inattivare l’antibiotico; c) meccanismi di membrana del batterio in grado di espellere l’antibiotico.

 

Tutti questi eventi sono favoriti da un cattivo uso degli antibiotici, come quello di usarlo per infezioni virali come l’influenza ( gli antibiotici non sono attivi contro i virus, ma solo contro i batteri), oppure di usarli a dosaggio troppo basso o per periodi troppo brevi o usarli a scopo preventivo.

 

Ma non solo nel genere umano ci può essere la mal “practice”; una importante fonte di antibiotico-resistenza è rappresentata dagli allevamenti animali per uso alimentare.

 

Infatti negli allevamenti di polli, suini, bovini, pesci è presente un’altissima densità di soggetti per metro quadro che facilita enormemente lo sviluppo e la diffusione di eventuali infezioni in grado di produrre un’alta mortalità di animali e, pertanto, conseguenze catastrofiche sulle finanze degli allevatori, i quali hanno così cominciato ad usare dosi anche massicce di antibiotici per prevenire tali eventi.

 

Gli esperti fanno notare che proprio per le condizioni di stress a cui vanno in contro gli animali che vivono in condizioni di sovraffollamento ambientale, essi stessi diventano particolarmente sensibili alle infezioni batteriche e pertanto la probabilità che un animale contragga una malattia infettiva è molto elevata e altrettanto quella di effettuare ripetuti trattamenti di antibiotico terapia a tutti gli animali presenti.

 

Il rischio per l’uomo non proviene tanto perché consuma carni di animali contenenti antibiotici ( la cottura è sufficiente ad eliminare eventuali tracce), quanto dal fatto che, da questi allevamenti intensivi, escono batteri resistenti che vanno poi a contaminare o gli stessi alimenti prodotti o gli operatori, che aprono, così, il ciclo vitale.

 

 

Le linee guida dell’OMS sono molto chiare. L’allevatore non può mai usare gli antibiotici per fare crescere prima e di più i suoi animali. Né può ricorrere ai farmaci come prevenzione di malattie eventuali e future. Può usare gli antibiotici per evitare le infezioni solo in presenza di rischio reale, con esemplari ammalati nelle vicinanze.

 

Diverso il caso di animali malati : bisognerà individuare con appositi test il tipo specifico di infezione batterica in modo tale da usare l’antibiotico giusto. La scelta dovrebbe ricadere comunque all’interno della lista di medicine definite dall’OMS “ meno importanti” (least important) per gli esseri umani. La lista classificata di massima priorità “ highest priority critically important”, deve invece rimanere off-limits per allevatori

 

Ovviamente la prevenzione è la prima arma: bisogna fare in modo che gli animali non si ammalino; viene, perciò, raccomandato, invece dell’antibiotico, l’uso di probiotici, prebiotici e acidi organici e soprattutto viene invocato lo sviluppo di nuovi vaccini contro le malattie più diffuse come quelle dell’apparato gastrointestinale e respiratorio.

 

Ma non basta. Piantina alla mano, gli allevatori dovrebbero ristrutturare i loro stabilimenti in modo da ridurre il più possibile il rischio di contagio. Infine, nel documento, viene particolarmente enfatizzato il concetto, che la salute degli animali passa anche per il benessere: qualità del cibo, buone condizioni di vita e riduzione dello stress possono tenere alla larga il veterinario.

 

L’abuso e l’utilizzo improprio degli antibiotici negli essere umani come negli allevamenti sta mettendo a rischio la salute dell’umanità. Già si sono diffusi alcuni batteri inattaccabili dalle medicine attuali e contro i quali non si intravedono nuove armi all’orizzonte nel breve periodo.

 

“ La mancanza di antibiotici efficaci -afferma il direttore generale dell’OMS- è una minaccia tanto grave quanto una improvvisa e mortale epidemia. Sono necessarie azioni forti in tutti i settori se vogliamo fermare la marea della resistenza antimicrobica e mantenere il mondo al s icuro “

 

Purtroppo, le raccomandazioni dell’OMS non hanno il potere di imporre ai governi i cambiamenti auspicati, ma possono convincere i ministri della salute dei vari Paesi a fare almeno il primo passo: stabilire il divieto di uso di antibiotici per la crescita degli animali. Che già sarebbe qualcosa.

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