27 GENNAIO 1945: per non dimenticare l’Olocausto

SI CELEBRA LA GIORNATA DELLA MEMORIA

di avv.Mosè Tinti

UnknownIl 27 gennaio è il settantesimo anniversario dalla liberazione del campo di concentramento di Auschwitz da parte delle truppe sovietiche dell’Armata Rossa.
Si celebra il Giorno della Memoria, per ricordare lo sterminio del popolo ebreo da parte del regime tedesco nazista di Hitler. Quel 27 gennaio 1945 si aprirono i cancelli e l’orrore di quanto stava accadendo venne gettato negli occhi del mondo: milioni di persone sterminate in nome di un folle progetto, la soluzione finale, che aveva come scopo di estirpare la popolazione ebrea dalla faccia della Terra.
Moltissime le iniziative in tutta Italia e nel mondo nel corso della giornata volte a celebrare il ricordo in tutto il mondo e forse mai come oggi c’è la necessità di pensare e riflettere su dove possono portare le derive dell’odio umano.
In questo periodo di crisi, i sentimenti di frustrazione, paura e rabbia sono alimento per tutte quelle risposte facili, come era quella di Hitler di considerare gli ebrei il capro espiatorio di tutte le difficoltà che i tedeschi stavano attraversando negli anni ’30: vediamo continuamente come episodi di razzismo sono all’ordine del giorno e come i fantasmi del passato tornino soprattutto nei periodi in cui maggiormente ci si sente smarriti e più facile è additare il dito contro chi è diverso, quando aumenta la disoccupazione, i diritti sociali si comprimono e la democrazia sembra ristringersi. In questi momenti quelli che vogliono giocare sulla paura fanno leva sul razzismo, sia esso per il colore della pelle, per la provenienza territoriale, per la religione o l’orientamento sessuale.
Purtroppo, però, non smettono di verificarsi episodi di negazionismo e antisemitismo, non solo in Paesi lontani, ma anche qui in Italia.

Ricordare quello che è accaduto, quindi, non è solo un dovere storico nei confronti delle generazioni più giovani, che troppo spesso sentono personalità ed opinioni pronte a negare l’olocausto, ma è anche un modo per leggere il passato e riflettere sulle contraddizioni e le speranze del nostro tempo, evitando la scontata retorica commemorativa e trasformando questo giorno in memoria viva.
Gli orrori del nazismo, dei campi di sterminio e le atroci sofferenze di coloro che ne sono stati vittime sono fatti reali, cicatrici ancora scolpite nei ricordi e sulla pelle dei sopravvissuti (che di anno in anno sono sempre meno), messe nero su bianco per l’eternità su libri che narrano quello che è stato, indelebili per le storie di Anna Frank, Primo Levi, Elie Wiesel e tanti altri autori dalle quali traspaiono l’atrocità, la verità e l’umanità della testimonianza reale di chi quella fame ha vissuto, ha visto il fumo uscire dai tetti dei forni crematori, è stato ridotto a pelle e ossa, selezionato ed eliminato perché non idoneo, ha visto altri entrare in una doccia senza più uscirne, è stato sottoposto ad esperimenti, etc…
In Germania, sono passati alcuni anni da quando l’ex cancelliere Willy Brandt si inginocchiò davanti al monumento in ricordo della rivolta del ghetto di Varsavia, ma oggi come negli anni ’70, forte è la coscienza e la responsabilità storica delle istituzioni tedesche. La Merkel, in occasione della giornata della memoria dello scorso anno, ha affermato la “responsabilità perenne della Germania per i crimini nazisti, per le vittime della Seconda Guerra Mondiale e, prima di ogni cosa, anche per l’Olocausto. (…)Bisogna dirlo in modo chiaro, generazione dopo generazione, e bisognerà ridirlo: con coraggio e coraggio civile, anche ogni individuo può contribuire, affinchè il razzismo e l’antisemitismo non abbiano alcuna chance.

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5 Responses

  1. Marco
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