‘Viaggio al termine della notte’, con Cèline e Germano al centro della vita.

Quando la rappresentazione teatrale supera la dimensione di mera spettacolarità e torna ad essere, in primo luogo, lo spazio della riflessione alta e critica sul reale, allora ci si illude, o meglio si nutre ancora la speranza, che sotto la buccia ammaccata della cultura presente di questo paese, ci sia ancora una polpa succosa e nutriente. Elio Germano, sicuramente uno dei più sensibili e raffinati interpreti della scena attuale –così sulle assi del palcoscenico, così sugli schermi ,dove, da “Respiro” a “La nostra vita”, ha dato vita a personaggi di grande spessore narrativo- ha realizzato uno spettacolo tratto dal testo di Ferdinand Louis Cèline “Viaggio al termine della notte”. Il testo dell’autore di “Morte a credito”, al centro ancor oggi di infinite discussioni, rappresenta un momento epocale della cultura europea del Novecento perché è stato capace nelle sue pagine di raccontare per esteso con dolorosa ma lucida partecipazione la straziante epopea di una umanità colpita a morte dall’insensatezza violenta e feroce che essa stessa produce. Un monumento di ironia ed analisi nichilista,realizzato con una scrittura libera, insofferente di accademismi e rigori formali ,ma attenta soltanto a non mollare la presa sull’autentico ed il vero. Difficile riassumere e sintetizzare tematiche di un testo così ricco e complesso, scritto in forma di romanzo, ma che oggettivamente, descrive il viaggio esistenziale dello stesso Cèline, dove ogni pagina è intimamente connessa alla visione complessiva dell’autore. Pagine come tesserine di un grande mosaico articolato ,il cui disegno unitario sfugge se ci si limita alla semplice somma dei frammenti che lo compongono. Elio Germano ne ha fatto una lettura teatrale, selezionando nuclei tematici fondamentali ,riconducendo il discorso narrativo a quei brani che hanno,già nel testo, la proprietà di annunciare stringenti sintesi ideologiche e nei 50 minuti di spettacolo, l’attore di “Mio fratello è figlio unico” riesce comunque a comunicare emozioni e riflessioni che non abbandonano mai la parola di Cèline e il suo disperato urlo contro la disumanizzazione del presente. Teatro di parola? No, almeno, non soltanto,perché coprotagonista della parola letta con straordinaria varietà d’accenti da Elio Germano, è la musica, scritta per l’occasione da Theo Tardo e da lui stesso eseguita in scena con Marina Bertoni al violoncello. Sonorità potenti capaci di oggettivare sdegni ,grida di dolore,annunci cosmici,che escono con grande forza da una miscela d’antico e nuovo ,messa insieme dal gioco musicale di archi ,chitarra ed elettronica. E la nuda scena-soltanto una scrivania con lampada dove Elio Germano legge i brani del “Viaggio a termine della notte” –viene attraversata ,come fosse uno spazio onirico ,dalle stesse immagini potenti, crude, nella loro disarmante verità,che Cèline offre ai suoi lettori.

PROF. ANTONIO LUCCARINI

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