Veronica Panarello: la violazione del diritto di difesa nel grande talk show processuale

COME CALPESTARE LE REGOLE DURANTE LE INDAGINI PER SBATTERE IL MOSTRO NELLA GOGNA TELEVISIVA 

di avv. Tommaso Rossi (Studio Legale Associato Rossi-Papa-Copparoni)

Unknown

Veronica Panarello, la madre del piccolo Loris Stival, trovato morto nel modo che tutti ormai sanno, è l’ennesima emblematica vittima di un sistema di giustizia tritacarne televisiva dove tutte le prerogative costituzionali del diritto di difesa vengono calpestate in modo bieco e arrogante. Dove anche i magistrati che indagano fanno bella mostra di fregarsene bellamente delle “regole del gioco”, perché il pubblico dei paganti dell’arena televisiva vuole subito un colpevole, da impalare alla gogna mediatica del grande talk show processual-quotidiano.

Non importa se la signora venga chiusa per ore in Questura, sentita come “persona informata sui fatti”- quindi senza le garanzie difensive, la presenza di un avvocato e la facoltà di non rispondere- anche quando i telegiornali danno da qualche ora la notizia che sarebbe in arrivo  un fermo di indiziato di delitto e un’ordinanza applicativa di misura cautelare in quanto sussisterebbero nei sui confronti i gravi indizi di colpevolezza.

Come si faceva trent’anni fa e oltre, nei più beceri e violenti dei commissariati. Tipo film poliziottesco di bassa lega degli anni ’70. Chiusa tra quattro mura di una Questura, con dei muscolosi poliziotti con la sigaretta in bocca che ti convincono o costringono a confessare. Una confessione che risolverebbe molti di quei problemi che il giusto processo ha imposto a chi era abituato a indagare in questo modo.

E non importa se poi, magari una decina di anni dopo, un Giudice di Tribunale più illuminato, assolverà l’imputato perché le prove sono inutilizzabili in quanto raccolte in sfregio alla legge.

Non importa, del resto, neppure se nel tritacarne finisce un cacciatore solitario, barbuto e un po’ anzianotto, che ha avuto la sola colpa (o sfiga) di trovare un piccolo corpicino ormai cadavere. Atto dovuto, si sente dire in questi casi. Mettere sotto indagine per omicidio volontario qualcuno, non è un atto dovuto. E’ un atto voluto con conseguenze (anche queste volute, o quantomeno conosciute) devastanti.
Per alcuni giorni tutti i tifosi dell’arena televisiva erano solleticati dalla pista del maniaco sessuale, e quel burbero cacciatore incarnava il pedofilo omicidio ideale per far esplodere l’arena in una dissennata ola. Guidati in cori e tamburi dai capipopolo del tifo ultrà processual-televisivo, mascherati da psicologi, criminologi, sessuologi (insomma tutto quel che finisce in -ologi) e qualche sexy valletta attempata ormai assurta al ruolo di opinionista (per il cui conseguimento  l’unico requisito è l’ormai irreversibile deterioramento delle tette al silicone direttamente proporzionale a quello assai più veloce dei pochi neuroni).

Ora nessuno chiederà scusa a quell’uomo quando la sua posizione verrà archiviata. Ora nessuno gli ridarà la dignità calpestata e distrutta avanti tutt’Italia.

Questa storia, più delle altre, ha visto l’esplosione di miserabilità umana toccare vette impensabili. I comprimari che entrano nel Colosseo mediatico travestiti da gladiatori, senza alcuna paura di dare in pasto ai leoni affamati una sorella o una figlia, raccontandola come una pazza pericolosa con manie suicide e torbide storie di violenza sessuale nascoste dalla nebbia del passato. Ma tutti devono sapere. E un microfono davanti al naso diventa la più pericolosa delle droghe energizzanti e inebrianti, che trasformano il dolore in rabbia, l’amore in odio, lo sgomento in celebrità.

“Vasa inania multum strepunt” dicevano i Romani, i vasi vuoti fanno molto rumore.

Ma quel che più mi indigna, come persona e come avvocato, è che alle regole del barbaro gioco del processo televisivo si adeguano anche i magistrati, che dovrebbero aver come solo obiettivo la ricerca della verità.

Se Veronica non fosse colpevole, se fosse solo una povera madre cui è stato ucciso il bimbo, pensate che la sua vita- oltre il dramma della perdita- potrebbe mai tornare come prima? Pensate che sia stata protetta abbastanza da chi doveva indagare in silenzio alla ricerca della verita? Ma se anche fosse colpevole, merita secondo voi di essere linciata in maniera così bieca e volgare. Emergono troppi particolari, troppi dettagli fatti uscire dalle porte della Procura solo per solleticare gli appetiti più succolentemente sanguinolenti dell’arena tv. Troppe poche smentite, nessuna presa di posizione ufficiale e secca, tanti tanti dettagli saporiti che non si dovrebbero conoscere in questa fase.

Lei ormai è per tutti colpevole. Senza processo.Bisogna solo buttarla al gabbio e gettare la chiave.
Manca ogni umanità ormai. Manca ogni conoscenza delle regole che dovrebbero condurre all’affermazione di colpevolezza di un indagato solo all’esito di precise indagini e di un giusto processo secondo i dettami costituzionali.

Per i meno informati la Costituzione non ha nulla a che vedere con la televisione, anche se l’assonanza potrebbe ingannare. Non è un format americano acquistato per essere ritrasmesso in Italia. E’ il frutto di millenni di storia giuridica e culturale. Di battaglie di cittadini, di pensatori, di politici, di studiosi, di avvocati, di magistrati e di gente comune che sapeva riconoscersi in quei valori di cui è intrisa.

Occhio per occhio, dente per dente. Nessuna possibilità per il colpevole di una strada processuale giusta che culmini in una pena proporzionale, giusta e tesa alla rieducazione in vista di un successivo reinserimento nella società. Non con queste premesse, ormai, Se anche fosse colpevole, Veronica Panarello è stata ormai data in pasto e divorata dai lupi.

A parte la cultura giuridica, un tempo era anche la religione a insegnare all’uomo la pìetas. Le fede trasmessaci ci ha insegnato  ad avere umanità anche verso il peggiore degli esseri umani, a provare a insegnargli la strada persa, nella convinzione che tutti possono essere redenti e aiutati a trovare la via per il regno dei cieli.

Ormai nel salotto sciocco del giustizialismo televisivo, dove ogni moralismo fa sentire migliori anche i più beceri, non c’è spazio per queste stronzate, cose di altri tempi. Cose che non aumentano l’indice di ascolto, e che sarebbe troppo lungo spiegare perchè…

“c’è la pubblicità, restate su questi schermi, ci vediamo tra qualche minuto !”

 

 

2 thoughts on “Veronica Panarello: la violazione del diritto di difesa nel grande talk show processuale

  1. Aggiungo che la religione, oltre a insegnare all’uomo la pietas verso il colpevole, come giustamente dice l’articolo, insegna anche a non pensare malignamente in assenza di prove certe. Ed è il caso della signora Panarello contro la quale non esiste uno straccio di prova.
    Dal Catechismo della Chiesa Cattolica: articoli 2477 e seguenti:
    Si rende colpevole di giudizio temerario colui che, anche solo tacitamente, ammette come vera, senza sufficiente fondamento, una colpa morale nel prossimo (…) Per evitare il giudizio temerario, ciascuno cercherà di interpretare, per quanto è possibile, in un senso favorevole i pensieri, le parole e le azioni del suo prossimo (…) Ognuno gode di un diritto naturale all’onore del proprio nome, alla propria reputazione e al rispetto. Perciò la maldicenza e la calunnia offendono le virtù della giustizia e della carità .
    (…) per i doveri relativi alla loro professione, i responsabili della stampa hanno l’obbligo di servire la verità e di non offendere la carità. Si sforzeranno di rispettare, con pari cura, la natura dei fatti e i limiti del giudizio critico sulle persone. Devono evitare di cadere nella diffamazione.
    (…)Nulla può giustificare il ricorso a false informazioni per manipolare, mediante i mass-media, l’opinione pubblica. Non si attenterà, con simili interventi, alla libertà degli individui e dei gruppi.

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

Back To Top