Venezia 73 – ARRIVAL, la recensione

ARRIVAL

di Alessandro Faralla (Responsabile Cultura e Spettacoli F&D)

Arrival

Per una volta forze sconosciute non decidono di invadere solo gli Stati Uniti d’America: già tale fattore è un punto di forza nella sceneggiatura di Arrival di Denis Villeneuve (Sicario, Prisoners).

Quando degli oggetti misteriosi giungono in varie zone della terra (in tutto sono 12 le sfere non identificate) i governi dei vari stati coinvolti si affidano a dei linguisti per cercare di decifrare i loro segnali e tentare di comprendere la ragione del loro arrivo sulla Terra. Gli Usa incaricano l’esperta linguista Louise Banks (Amy Adams). Il team è composto anche dal fisico Ian Donnelly (Jeremy Renner), e dal colonello dell’ US Army Weber (Forest Whitaker).

Arrival è un sci-fi movie privo di spettacolarità che incentra il proprio canone su uno stile più riflessivo e denso, se vogliamo filosofico. Chi sono questi alieni? Che cosa vogliono? Perché sono qui? Che si tratti di UFO non ha importanza, il racconto evidenzia come il genere umano sia tutt’altro che razionale in certe situazioni: l’insofferenza verso ciò che non comprendiamo ci rende irascibili e violenti.
E Il lavoro della Banks, interpretata con vigore da un’ egregia Amy Adams, è ancor più arduo perché
la paura non aspetta e fa precipitare gli esseri umani in quella paranoia  sintomo di un attacco preventivo.

Ma le sfere sono davvero una minaccia? Cosa ci stanno dicendo questi eptapodi? In Arrival la comunicazione è il centro di una narrazione celebrale, avvincente senza essere grossolana; Villneuve ci invita a pazientare, a fermarci e tentare di capire: forse questi ospiti vogliono aiutarci ma gli umani sono annebbiati dalla loro superbia e dagli egoismi che impediscono di confrontarsi.

Sarà Louise la portatrice di questo insegnamento perché l’unica ad instaurare un rapporto sincero e sorprendente con gli sconosciuti e protagonista del mistero,  l’epicentro del suo vissuto, come l’originale forma di scrittura degli alieni.

Scritto da Eric Heisserer e basato sul breve racconto Story of Your Life di Ted Chiang Arrival è un dramma fantascientifico dove presente e futuro si uniscono in un’atmosfera opaca, nebulosa, aspetto caratterizzante dei personaggi e dello sfondo alle storie del regista che evita di inserire i canoni del disaster movie riuscendo allo stesso modo a coinvolgere per mezzo di una colonna sonora che tiene viva la tensione in maniera equilibrata; ma è anche una storia di emozioni, di nuova vita, di confine tra sogno e realtà, capace di oltrepassare i limiti dello spazio tempo.

E non importa se il quadro generale alla fine può sfuggirci, se abbiamo fatto nostra la capacità di ascoltarci senza pregiudizi e interessi vuol dire che possiamo migliorare.

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