Vaccini e campagna elettorale: il punto medico

MENTRE IMPAZZA LA BATTAGLIA TRA PRO-VAX E NO-VAX

del dottor Giorgio Rossi 


“I vaccini non possono e non devono  essere messi al centro del dibattito elettorale”
E’ questo il monito lanciato dalla Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP).

Molto disappunto ha suscitato il fatto che si pensi di abolire la recente legge sull’obbligo vaccinale; così vengono messe in discussione scelte di prevenzione scientificamente valide, con effetti negativi sul recupero del pericoloso  calo delle coperture vaccinali degli ultimi anni.

Va dimostrata l’inutilità o la pericolosità delle vaccinazioni prima di addentrarsi in una materia così delicata ed importante per la salute pubblica e non contribuire invece a coltivare dubbi e timori ingiustificati.

D’altra parte, bisogna essere ben consapevoli che, se il Ministero della Salute è giunto alla decisione così impegnativa come quella dell’obbligo vaccinale, con il consenso dell’Istituto Superiore di Sanità e di tutte le Associazioni Scientifiche Nazionali, è perché la copertura vaccinale aveva toccato dei minimi storici tale da mettere a repentaglio la salute pubblica.

E poi bisogna anche essere consapevoli che noi italiani, se non c’è obbligo, siamo poco propensi a seguire   azioni di carattere sociale. 

La FIMP riporta in una nota dello scorso mese di dicembre, pubblicata dalla rivista on line Vaccine,  i risultati di una ricerca condotta dall’Istituto Superiore di Sanità, Ministero della Salute, alcune Agenzie  Regionali di Sanità pubblica e due Università italiane.

Il tema dell’indagine è stato il fenomeno dell’esitazione vaccinale ed è emerso l’importante ruolo del pediatra di libera scelta come fonte principale di informazione sulle problematiche vaccinali. 

Dall’analisi di 3.130 questionari raccolti presso le famiglie italiane risulta, infatti, che il pediatra di famiglia sia la fonte  di informazione  sui vaccini più affidabile per i genitori pro vaccini (88%) ma anche per quelli esitanti (71%) e comunque anche per il 47% dei no vax. 

La maggior parte dei genitori  ritiene che il pediatra di famiglia dedichi tempo sufficiente all’informazione (pro vax 71%, hesitant 64%, no vax 38%) mentre gli stessi genitori ritengono che il personale dei servizi vaccinali dedichi meno tempo. Mentre 84% dichiara di aver ricevuto indicazioni per fare tutte le vaccinazioni. 

I dati non sorprendono perché l’azione di supporto dei pediatri di famiglia alle vaccinazioni è un compito consolidato, inoltre in diverse realtà il pediatra si affianca al servizio  vaccinale pubblico anche nell’esecuzione del programma vaccinale, soprattutto dopo l’approvazione della legge sull’obbligatorietà dei vaccini, per garantire una migliore risposta organizzativa alle nuove esigenze. 

Stupisce invece che in alcune trasmissioni televisive nazionali passi il messaggio di una pediatria ostativa come se la categoria fosse allineata su posizioni di scarso sostegno alle vaccinazioni, loddove invece, per sua formazione scientifica, il pediatra è ben conscio dell’importanza del ruolo preventivo delle vaccinazioni. 

Va ricordato che questi presidi sanitari hanno permesso la sconfitta definitiva del vaiolo e stanno riducendo in modo progressivo e costante altre patologie infettive infantili.
Questi risultati, però, sono messi a rischio dalla progressiva disaffezione di cittadini malinformati e soprattutto che hanno perso la memoria storica delle conseguenze di malattie che non si vedono più proprio grazie  alla loro prevenzione.
Conforta molto il giudizio delle famiglie italiane che testimoniano la validità dell’impegno a favore delle vaccinazioni della grandissima parte dei pediatri italiani.

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