Un nastro rosa per la prevenzione del tumore al seno 

OTTOBRE “SI TINGE DI ROSA”del dottor Giorgio Rossi

 Anche quest’anno il mese di ottobre sarà dedicato alla prevenzione del tumore alla mammella attraverso la Campagna “ Nastro Rosa “ sponsorizzata dalla Estèe Lauder Companies ed organizzata dalle due più importanti associazioni per la lotta ai tumori : la Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori (LILT) e dall’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (AIRC).

 

La Campagna “ Nastro Rosa “ è stata ideata nel 1989 negli USA da Evelyn Lauder , presidente della Estèe Lauder (leader mondiale nel campo della cosmetica) con l’obiettivo di ampliare la cultura della prevenzione e della diagnosi precoce del tumore al seno . Dagli Stati Uniti la campagna è poi stata esportata in tutto il mondo ed è attualmente attiva in 70 Paesi. Anche quest’anno i principali monumenti simbolo delle città di tutto il mondo, durante il mese di ottobre, saranno illuminate di rosa.

 

Anche nel nostro paese come nel resto dei paesi industrializzati, l’incidenza del tumore alla mammella è in progressivo aumento. In Italia vengono registrati 46.000 nuovi casi all’anno con un aumento dell’incidenza del 14% negli ultimi 6 anni; una donna su 8 ne è colpita con una maggiore frequenza nella fascia di età compresa tra 50 – 70 anni, ma l’età si sta abbassando in modo significativo tanto che per le donne tra i 25 e i 44 anni l’incremento è stato del 29% circa.  

 

Ciò è dovuto prevalentemente al cambiamento degli stili di vita e i ricercatori sono concordi nel ritenere come maggior responsabile il fenomeno delle “culle vuote”, cioè la sensibile riduzione del numero delle gravidanze e il ritardo sempre crescente della prima gravidanza accompagnato da una riduzione del periodo dell’allattamento che stanno sottraendo alla donna il più importante fattore di protezione verso il tumore mammario.  

                                                                                                                                            Fortunatamente, parallelamente all’aumento d’incidenza, sta diminuendo la mortalità, grazie al miglioramento delle cure dovute all’avanzamento delle conoscenze scientifiche di base e soprattutto grazie ad un continuo perfezionamento della tecnologia per la diagnostica per immagini con apparecchiature che consentono un sempre maggior numero di diagnosi precoci . Oggi la percentuale di guarigione a cinque anni è arrivata all’85,5%

 

Quest’anno, però, quello che colpisce in modo particolare, è il messaggio divulgato dall’AIRC con l’immagine non più di famosi testimonial come attrici, cantanti, presentatrici televisive ,come nel passato, ma di una giovane donna ( Federica) con in braccio la sua bellissima bambina (Maria Vittoria).  

 

Questa donna ha potuto far ripartire la propria vita e realizzare il desiderio di diventare mamma dopo una diagnosi di tumore al seno.

 

Esempi come quello di Federica non sono più una rarità.

 

Il trattamento del tumore al seno dopo chirurgia prevede, in base allo stadio, la radioterapia sul seno operato, e, specie nelle giovani donne, il trattamento con chemioterapia seguito poi da ormonoterapia. La chemioterapia ha tra gli effetti collaterali l’amenorrea cioè l’interruzione delle mestruazioni dovuta alla distruzione degli ovociti.

 

L’ormoterapia attualmente in uso prevede l’induzione di una menopausa indotta chimicamente con la somministrazione di farmaci che bloccano completamente il ciclo ovulatorio per la durata di 3-5 anni.

 

Nonostante questo carico terapeutico, dopo alcuni mesi dal termine del trattamento, l’attività ovarica gradatamente ricomincia fino a tornare regolare, tanto più facilmente quanto più la donna è giovane.

Sotto i 30 anni di età la probabilità della ripresa di una regolare attività ovarica è decisamente maggiore rispetto a sopra i quarant’anni. In queste condizioni la gravidanza è realizzabile in modo del tutto naturale.

 

La gravidanza è da sempre considerata fattore protettivo per il cancro al seno, ma diventa fattore facilitante qualora ci sia un residuo di cellule tumorali; per tale motivo si suggerisce alla donna desiderosa di prole, di attendere ancora 2-3 anni dopo la fine del trattamento .    

 

Questo periodo servirà ad escludere una recidiva precoce sul seno operato che è tanto più improbabile quanto più piccolo era il tumore alla diagnosi . Inoltre ridurrà a zero l’eventuale possibilità di danni al feto dovuti agli effetti mutageni sulla cellula uovo della chemioterapia che dopo la sospensione vengono completamente riparati.

 

L’allattamento è assolutamente controindicato dal seno operato, potrebbe essere effettuato invece dal seno sano.

 

Quello che invece è completamente da evitare è la gravidanza durante la chemioterapia poiché il rischio di danno al feto, in termini di malformazioni, è molto elevato. E dato che non tutte le donne, specie se giovani, vanno in amenorrea durante il trattamento è consigliabile instaurare un’adeguata contraccezione di tipo meccanico e mai con estro-progestinici ( pillola). Viceversa durante l’ormonoterapia che induce la menopausa chimica, il problema non sussiste.  

                                                                                                                                                          Alla base del successo c’è sempre e comunque la diagnosi precoce e la mammografia resta sempre l’esame fondamentale. Infatti attualmente è in grado di svelare focolai di tumore sempre di minori dimensioni insieme ad una continua riduzione della quota di radiazioni erogata che in passato costituivano esse stesse un fattore di rischio.  

                                                                                                                                                           

La Campagna “ Nastro Rosa “ cerca di influenzare anche gli stili di vita errati che possono costituire fattori di rischio come ad esempio evitare il sovrappeso o peggio l’obesità in quanto nel tessuto adiposo si accumulano gli estrogeni ormoni femminili ritenuti i maggiori responsabili del tumore ; viene suggerita una vita attiva , una alimentazione ricca di frutta e verdura , proscrizione assoluta del fumo di sigarette che ha mostrato la sua influenza negativa anche per questo tipo di tumore .

 

Una maggiore attenzione nella prevenzione è richiesta per le donne che hanno una familiarità cioè che hanno avuto la madre o una sorella o una nonna o una zia affette da tumore al seno. Un discorso a parte va affrontato quando si dimostra la possibilità di una vera e propria trasmissione ereditaria del tumore.      

                                                                                                                                                                                In questo ultimo decennio sono stati individuati due geni denominati BRCA1 e BRCA2 che se risultano mutati sono responsabili della trasmissione ereditaria del cancro mammario. Questo gene viene ricercato nelle famiglie a rischio in cui, mediante un’accurata ricostruzione dell’albero genealogico, sia stata evidenziata la presenza di consanguinei diretti o collaterali di due – tre generazioni ammalatesi di cancro della mammella o dell’ovaio o dell’utero. Il gene viene anche ricercato nelle donne colpite dal cancro mammario in giovane età o nella forma bilaterale.    

 

La presenza dei geni mutati, che si evidenzia mediante esame di sangue, richiede una strategia operativa personalizzata : per i programmi di prevenzione vanno intensificati i controlli clinico-strumentali con i consueti mezzi, ma con un uso più frequente della risonanza magnetica, se, invece, la donna è già portatrice di tumore mammario sono necessari programmi di cura più intensivi data la prognosi più sfavorevole.

 

Per tutto il mese di ottobre, grazie alla Campagna “Nastro Rosa” saranno attivi su tutto il territorio nazionale 400 punti prevenzione per visite, esami e suggerimenti.    

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