ROMA, 4 OTTOBRE ’12 – E’ un giallo che si infittisce sempre di più la morte del geometra 31enne Stefano Cucchi, deceduto in circostanze poco chiare nell’ospedale giudiziario Sandro Pertini. Il ragazzo era stato arrestato la sera del 15 ottobre 2009 perché trovato in possesso di alcuni grammi di hashish, cocaina e antiepilettici. Trascorse quella notte in due diverse caserme dei Carabinieri e l’indomani era stato accompagnato in Tribunale per la convalida dell’arresto ma qui, nelle celle di sicurezza, avrebbe subito violenza da parte di agenti di polizia penitenziaria. Stefano è morto alcune settimane dopo, nell’ospedale Pertini, mentre aspettava la nuova udienza ed era sotto la custodia della giustizia italiana. Tre agenti di polizia e nove persone tra medici e infermieri sono stati rinviati a giudizio per quella morte. E se il 25 settembre scrivevamo di una frattura ignorata (rileggi l’articolo di Eleonora Dottori: http://www.fattodiritto.it/esclusiva-del-messaggero-ignorata-una-delle-due-fratture-alla-schiena-di-stefano-cucchi ), oggi nuovi accertamenti medici su quella frattura alla colonna vertebrale evidenziano che sia stata “provocata da un calcio”. A tre anni dalla morte del giovane, serpeggia il sospetto che si siano basate le indagini sulla frattura sbagliata. Se così fosse, prenderebbe corpo l’ipotesi dei familiari di Stefano sul pestaggio mortale.
L’indagine scientifica.
Dopo tre anni di indagini, spunta fuori un frammento di radiografia da cui emerge una nuova frattura alla colonna vertebrale della vittima. Mai evidenziata prima. Nella riunione convocata ieri tra i consulenti nominati dalla Corte d’assise e quelli del pubblico ministero e della famiglia Cucchi. Al termine dell’incontro tutti i periti presenti hanno stabilito che in quattro immagini della “sezione traversa di L4″ (cioè della parte inferiore della colonna vertebrale di Stefano Cucchi), “si visualizza una linea di discontinuità dei tessuti calcificati”. In sostanza, vi sarebbe una frattura, attaccata all’altra già rilevata in passato sulla vertebra lombare L3. Una novità, che potrebbe andare nella direzione tracciata dai consulenti di parte della famiglia Cucchi: forse quella frattura è stata provocata da una percossa, probabilmente un calcio, che si evince non solo dalle due incrinature, ma anche dal sangue trovato sui muscoli intorno alle vertebre L3 ed L4.
La Tac “cone beam”.
Ma come mai in tre anni di indagini e perizie quella frattura non è mai emersa? I familiari si pongono nuovi inquietanti interrogativi sugli accertamenti svolti finora per conto del pm, inoltre, i periti della Procura avevano concluso che si trattava di un vecchio trauma, forse risalente addirittura al 2003, sei anni prima dell’arresto e delle violenze subite da Cucchi nelle camere di sicurezza del tribunale (per le quali gli agenti penitenziari sono finiti alla sbarra). Invece, un filmato più nuovo e sofisticato della Tac, chiamato “Cone beam”, evidenzia con chiarezza la presenza della frattura. Secondo i consulenti e i legali dei Cucchi, si sarebbe concentrata l’attenzione sulla frattura sbagliata. Il prelievo dei tessuti da sottoporre a esame istologico per stabilire la natura e l’epoca della frattura sarebbe stato effettuato sulla parte sbagliata dell’osso, dove probabilmente c’era stato un precedente trauma. I tecnici di parte civile avevano già raggiunto questa certezza, che ieri è stata “ufficializzata” nel verbale dell’incontro peritale collegiale.
L’esito dell’incontro tra i periti.
Al termine dell’incontro tra i periti, nel documento finale redatto con le conclusioni, tutti i presenti hanno concordato di effettuare “nuovi esami relativamente alla vertebra L3″; in particolare “sulla rimanente porzione decalcificata, non precedentemente sottoposta a sezione e ad indagini istologiche, previa asportazione dei rimanenti tessuti molli endocanalari e perivertebrali esterni”.
Con la firma anche del consulente del pm (che aveva già esaminato quei frammenti), si ammette che sulla parte di vertebra L3 in cui si può rilevare una recente frattura, ci sono ancora accertamenti da svolgere. Insomma, su quel pezzetto di osso nessuno ha mai effettuato prelievi: quindi, la conclusione cui erano arrivati i periti della Procura sulla natura antica della frattura era “affrettata” e sicuramente errata. Basata su un prelievo sbagliato. Ora i nuovi esami potranno dare risposte più precise.
L’ipotesi.
Se i nuovi accertamenti da svolgere su quel frammento di osso dovessero confermare che si tratta di una frattura recente provocata da un calcio, le indagini andrebbero verso la tesi sostenuta dai familiari di Cucchi, per i quali il violento “pestaggio” subito da Stefano prima e dopo l’udienza di convalida dell’arresto, nei sotterranei del tribunale, è strettamente connesso alla morte arrivata sette giorni dopo, a causa delle mancate cure. Saranno i nuovi esami a chiarire i contorni di questo giallo.
TALITA FREZZI