Sparite le ossa di Santa Valeria

DALLA CAPPELLA DI S.MARIA DI VICO – ANCONA – di Giampaolo Milzi – La devozione dei Ferretti per Santa Valeria martire, di cui le reliquie sono state trafugate due volte e infine sparite, affonderebbe le radici in un passato lontanissimo, forse al XIII secolo. Nel 1255 infatti Antonio Ferretti – riconosciuto come capostipite di una casata antichissima originaria dell’Alsazia – venne dalla Germania in Italia al servizio di papa Gregorio IX, dal quale fu ricompensato con il dono di ampi possedimenti terrieri tra Falconara e Chiaravalle, ed elesse come proprio domicilio Ancona. Successivamente un ramo della famiglia della “Gente Ferretta” sarebbe passato per Ravenna, dove si stabilì, stando a un ipotesi del nostro consulente Barbone.

1) L’urna sull’altare maggiore della chiesa che conteneva le ossa di Santa Valeria Martire

A Ravenna, nel III secolo d.C., fu ucciso e martirizzato San Vitale, marito di Santa Valeria. Secono il sito web www.santodelgiorno.it, la pia Valeria – celebrata il 28 aprile –

“avrebbe desiderato portare con sè il marito morto alle porte di Ravenna, ma i cristiani del luogo glielo impedirono. Quindi si mise in viaggio per Milano. Ma incontrati dei contadini pagani e rifiutatasi di rimanere con loro facendo sacrifici agli dei, venne così violentemente percossa che morì dopo qualche giorno”.

2) Una della case coloniche del complesso immobiliare “Villa Ferretti”
Le ossa di Santa Valeria, contenute nell’urna dell’altare maggiore della chiesa di Santa Maria di Vico, furono rubate la prima volta nel 1990. Già in quel periodo il complesso “Villa Ferretti”, disabitato tranne in estate, era stato preso di mira da balordi e ladri. Nel 1990 la stazione dei carabinieri della frazione Poggio ricevette dai proprietari la denuncia del furto delle reliquie e di generici atti di danneggiamento. “Scattarono le indagini e furono proficue. – racconta la signora Iolanda Balladone Pallieri – I colpevoli, un gruppo di professionisti di Bologna, furono identificati e denunciati, e noi ottenemmo la restituzione delle ossa della santa”. Gli inquirenti avrebbero accertato che le ossa furono usate per celebrare una messa nera a Varano, forse nei pressi del cimitero, o di una casa di campagna.

3) 4) 5) Lapidi di membri defunti della nobile famiglia Ferretti sulle pareti della chiesa FOTO DI SILVIA BRESCHI
Il ritrovamento della preziosa reliquia fu comunque un grande evento. Tanto da essere festeggiato con una messa di ringraziamento tenuta dal parroco, probabilmente don Fausto Guidi, nell’affollata chiesa di Santa Maria di Vico, mentre le ossa della martire riposavano di nuovo in pace nell’urna dell’altare. La signora Iolanda non ricorda l’anno del ritrovamento e di quella messa. Forse si tratta dei primi anni del 2000. Ma durante il nostro sopralluogo in chiesa, nel giugno scorso, abbiamo purtroppo verificato che l’urna era vuota. Da quanto tempo? Chi e quando l’ha profanata di nuovo portando via le ossa? La signora Iolanda non ne ha idea. Siamo stati noi dell’Urlo Indiana Jones Team ad informarla della sparizione, così come abbiamo segnalato il reato sia al Nucleo di Ancona dei carabinieri per la tutela del patrimonio culturale, sia ai carabinieri del Poggio.

La frazione di Varano non è nuova ad episodi legati all’occultismo. Alla fine degli anni ’80 fu ritrovata la testa di un animale mozzata, abbandonata ai margini di una strada dopo essere stata usata in un rito satanico. Alcuni varanesi riferiscono casi frequenti di strani riti e pratiche di sortilegio in una vecchia casa colonica immersa in un boschetto, nei pressi di altre case di campagna e lungo la strada che da Varano porta alla località Angeli.

Un altro capitolo oscuro riguarda i reiterati furti e atti di vandalismo e danneggiamento commessi dai soliti igniti all’interno del palazzo genitilizio. In una occasione è stata completamente divelta la bella pavimentazione in coccio della sala da pranzo al pian terreno. Quattro anni fa ancora una denuncia, relativa all’impossessamento da parte dei ladri di alcune vecchie armi. La signora Iolanda: “Abbiamo segnalato ai carabinieir tutti i vari episodi di microcriminalità, con l’elenco e la descrizione dei beni sottratti e dei danni. Ho passato le pene dell’inferno, per anni e anni, e così, mi pare nel 2004, abbiamo decido di portar via con noi gli oggetti e gli arredi più preziosi, soprattutto mobili”. E di vendere il palazzo. Ben chiuso, ancora bellissimo, valutato circa 800mila euro, la sorella della signora Iolanda ha contattato varie agenzie. Ma senza alcun esito. Fabrizio Antonielli, marito di Iolanda: “Continuiamo a tenerlo sul mercato, ma vista la crisi che c’è, e i soldi da spendere per rimetterlo in sesto, abbiamo poche speranze di trovare un compratore. Noi non abbiamo risorse per ristrutturarlo, nè per mettere in sicurezza la chiesa, dove per tante estati abbiamo sostituito lucchetti e serrature all’ingresso. Uno sforzo inutile, perché, come ci avete confermato, il portone è semisfondato e aperto da mesi. Ogni volta che torniamo, lo faremo questa estate, ci si spezza il cuore – proseguono nel loro moderato sfogo i coniugi con la moglie – Lì ci sono i nostri nonni e bisnonni…”.

(articolo tratto da Urlo-mensile di resistenza giovanile)

 

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