Sigaretta elettronica: la presa di posizione dell’AIRC

INTERROGATIVI SULLA LORO NON NOCIVITA’

del dottor Giorgio Rossi

imagesL’Associazione Italiana sulla Ricerca sul Cancro (AIRC) pubblica una propria posizione ( come già fatto sulla pericolosità dei cellulari -di cui abbiamo recentemente scritto su questa rubrica) sulla sigaretta elettronica.

Con il termine di sigaretta elettronica ( abbreviato in e-cig, dall’inglese) si intende, come risaputo, un dispositivo che permette di inalare vapore, in genere aromatizzato, contenente quantità variabili di nicotina, che raggiunge l’apparato respiratorio senza che ci sia combustione di tabacco e i danni a essa correlati.

 

Nei fumatori la pratica di aspirare dal cilindretto a forma di sigaretta -per la quale è stato creato il neologismo “ svapare”- fornisce non solo la nicotina di cui sente il bisogno l’organismo che ha sviluppato dipendenza, ma anche un’esperienza tattile, olfattiva e gustativa che richiama quella della sigaretta.

 

Le e-cig contengono una quantità variabile di nicotina ( in genere, tra 6 e 24 mg), in una miscela composta da acqua, glicole propilenico, glicerolo ed altre sostanze, tra cui gli aromatizzanti. Alcuni modelli non contengono nicotina, ma solo un vapore aromatizzato.

 

Il principio è stato messo a punto per la prima volta in Cina, e questo tipo di dispositivo ha avuto la prima diffusione significativa anche in Occidente attorno al 2006.

 

Secondo il Rapporto annuale 2016 sul fumo dell’Istituto Superiore di Sanità, oggi circa due milioni di italiani fanno uso occasionale o regolare di sigarette elettroniche.

 

Sul mercato ci sono numerosi dispositivi che hanno forme diverse, ma hanno in comune tre elementi :

 

  • l’inalatore (la cosiddetta cartuccia, che contiene la sostanza liquida da nebulizzare);
  • un atomizzatore (l’elemento che scalda e vaporizza il liquido);
  • la batteria che alimenta l’atomizzatore.

 

La quantità di nicotina assunta può essere regolata in base alle esigenze individuali.

 

La pubblicazione dell’AIRC prosegue evidenziando che diversi studi hanno segnalato nel vapore prodotto dalle sigarette elettroniche la presenza di sostanze potenzialmente dannose.

 

Il glicole propilenico è usato da tempo, per esempio nei fumogeni impiegati nell’industria del cinema e nei concerti pop, ed è considerato generalmente sicuro, anche se alcuni studi indicano che l’inalazione prolungata può dare origine a irritazione delle vie aeree, tosse e in casi molto rari asma e rinite.

 

Fra l’altro il riscaldamento del glicole propilenico e della glicerina può produrre formaldeide e acetaldeide, entrambi potenziali cancerogeni, anche se le quantità associate al consumo di e-cig appaiono modeste.

 

Anche sulla completa sicurezza delle sostanze usate per aromatizzare l’aerosol mancano certezze.

 

Per esempio il diacetile, un aroma molto utilizzato tra l’altro nel burro, è sicuro quando viene ingerito, ma è associato all’insorgenza di bronchiolite obliterante se viene inalato per lunghi periodi in alte concentrazioni.

 

Secondo uno studio pubblicato nell’aprile del 2017 su una rivista della Società Americana di Fisiologia sono circa 7000 i diversi composti aromatizzati contenuti nelle sigarette elettroniche in vendita negli Stati Uniti, con caratteristiche biochimiche molto variabili.

 

Alla luce dei test preliminari effettuati, i ricercatori concludono che questi composti dovrebbero essere esaminati uno a uno in maniera approfondita per determinare la potenziale tossicità nel polmone o altrove.

 

Tra i possibili pericoli associati all’uso delle sigarette elettoniche non va dimenticato quelle legate all’intossicazione per contatto accidentale con il liquido a base di nicotina contenuto nelle cartucce, possibile se la sigaretta elettronica viene usata quando si è sdraiati .

 

Nel complesso, viene detto nella pubblicazione AIRC, nonostante la necessità di ulteriori studi, è oggi ampio il consenso sul fatto che in confronto al consumo tradizionale di prodotti del tabacco, le sigarette elettroniche assicurano una riduzione del danno significativo per il fumatore e per chi vive accanto ( non sembrano esserci effetti analoghi a quelli del fumo passivo).

 

Uno studio pubblicato nel febbraio del 2017 sulla rivista Annals of Internal Medicine ( finanziato da Cancer Research UK) ha per la prima volta confermato che l’abbandono della sigaretta tradizionale a beneficio di quella elettronica comporta a distanza di soli sei mesi una riduzione significativa delle sostanze cancerogene presenti nell’organismo.

 

Tuttavia, rispetto alle rassicurazioni iniziali dei produttori sulla totale innocuità delle sigarette elettroniche e sulla loro efficacia come strumento per sconfiggere la dipendenza dalla nicotina, rimangono aperti alcuni punti interrogativi che richiedono ulteriori ricerche.

 

In conclusione, la pubblicazione AIRC, afferma :

 

  • per quanto riguarda i fumatori, la sigaretta elettronica può rappresentare un’efficace misura per la riduzione del danno, anche se non è ancora del tutto chiaro se possa essere efficace anche rispetto agli altri metodi in uso per sconfiggere definitivamente la dipendenza dalla nicotina ;

 

  • I non fumatori dovrebbero guardare alla sigarette elettroniche, con o senza nicotina, come a una potenziale fonte di problemi di salute;

 

  • la nicotina favorisce ipertensione e diabete e nei giovani – tra cui l’uso della e-cig è in aumento – potrebbe interferire con lo sviluppo neurologico;

 

  • le sostanze aromatizzanti, presenti anche nelle e-cig senza nicotina, potrebbero esporre a rischi, tra cui la bronchiolite obliterante.

 

Si tratta di eventi rari, che probabilmente riguardano soggetti predisposti, ma talmente gravi da non poter essere trascurati.

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