Siamo tutti Charlie, anzi no: viaggio tra sangue, dignità e stupidità

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DOPO l’11 SETTEMBRE FRANCESE TROPPE SCIOCCHEZZE TERRORISTICHE

di Avv. Tommaso Rossi (Studio Legale Associato Rossi-Papa-Copparoni)

Dopo le stragi terroristiche parigine, quando ancora la Francia piange i propri morti e la paura si confonde con la grandissima dignità patriottica di un intero Paese, i cugini svantaggiati italiani sparano parole come colpi di kalashnikov. E la stupidità si confonde con la benzina, benzina che alimenta la paura, paura che alimenta il terrorismo. Politici, giornalisti, tuttologi televisivi, la gamma è ampia e multiforme.
Per Salvini della Lega Nord “il nemico ce l’abbiamo in casa”, “L’Islam è pericoloso: nel nome dell’Islam ci sono milioni di persone in giro per il mondo e anche sui pianerottoli di casa nostra pronti a sgozzare e a uccidere”, “L’Islam non è come le altre religioni e non va trattato come le altre religioni”, “Prima di concedere qualsiasi spazio come le moschee bisogna pensarci 18 volte :chi non lo capisce fa un favore ai terroristi”.

Giornali come “Libero” titolano: “L’Islam conquisterà l’Italia”, ma anche “Il fallimento della politica dell’accoglienza. Renzi dopo averci riempito di islamici, ora corre ai ripari”. “Il Giornale” invece spara, riferendosi ai terroristi, un titolo pesante come il piombo: “Uccisi, finalmente” e, riferendosi ai vignettisti di Charlie Hebdo “Le lacrime di coccodrillo del compagno Vauro”.

E’ vero, non tutti siamo Charlie, e si può anche non amare i vignettisti irriverenti e a volte ripugnanti come Wolinski, così come gli economisti terzomondisti come Bernard Maris. Si può amare la libertà senza amare chi deride e offende gli altri. Ma di fronte alla follia dell’estremismo, un Paese serio si compatta, non fa distinguo, non critica i morti ammazzati in nome della libertà di esprimersi, di sbagliare, di essere schifosamente sopra le righe. Senza se e senza ma. Solo un Paese spezzato, povero economicamente ma soprattutto politicamente, senza più valori né dignità come il nostro può reagire in un modo così miserabile.

La libertà sta nella diversità, e la diversità deve avere come punto di approdo massimo la libertà. Identità e integrazione possono coesistere. Così come satira e indignazione. Ci si può incazzare contro le vignette che offendono il Papa, Dio o Allah, così come ci si incazza contro la follia del terrorismo. Ma non si può generalizzare.
La libertà sta nella diversità.
E non solo dopo i morti ammazzati.
E’ troppo facile, oggi, dire “siamo tutti Charlie”. Molte di quelle persone fino a ieri avrebbero alzato barricate contro una certa satira estrema. Il realtà dei molti che oggi dicono “siamo tutti Charlie” in realtà pensano “siamo tutti contro i terroristi islamici”. Quanti sarebbero stati disposti a pensarlo anche prima di quei morti ammazzati?

La libertà sta nella diversità.

Appena diffusasi la notizia del massacro, la gente è scesa subito in piazza a Parigi e in tutta la Francia, con Berlino, Londra, Vienna, Bruxelles, ed anche Lima e Tirana, Pristina e Buenos Aires e tante altre città del mondo.
E’ stato un gesto spontaneo per “stare insieme”, sentirsi uniti contro un’aggressione che non è stata portata soltanto contro la Francia ma contro la libertà dei popoli. La libertà di espressione, prima, nell’aggressione contro “Charlie Hebdo”, la libertà religiosa, il giorno dopo, nell’attacco contro il negozio Kosher di Parigi. Conquiste faticose che danno dignità a secoli di lotte portate avanti dalle civiltà occidentali e non.
Ma forse il peggio della diversità italiana rispetto ai Paesi normali lo han fornito i pentastellati, non frange di complottisti sparuti come ce ne son in tutto il mondo, ma seconda/terza forza politica in Parlamento.

Il tweet del deputato dei cinque stelle, Carlo Sibilia, ha fatto sbiancare: «Incredibile che a Charlie Hebdo sia rimasto ucciso l’economista Maris che denunciava irregolarità su emissione moneta».

Del resto, in passato lo stesso aveva cinguettato: «Oggi si festeggia sbarco sulla luna. Dopo 43 anni ancora nessuno se la sente di dire che era una farsa» (che tra l’altro di anni ne eran passati 45). Ma la formazione complottistico/terrorista dei grilletti pronti a sparare ha un passato illustre in Paolo Bernini, che ha pubblicamente sostenuto che l’attentato alle Torri gemelle «è stato un lavoro interno», e che «la verità ufficiale è palesemente falsa».
Poi si va a controllare direttamente alla fonte, cioè sul blog dell’ex comico genovese che ormai fa rabbrividire, e si comprende dove è arrivata la deriva politica italiana. Intervento del pentastelluto Giannulli (Beppe pare sia in vacanza nel resort kenyota di Flavione Briatore): «Come in tutti i grandi casi (Kennedy, piazza Fontana, Palme, 11 settembre, morte di Osama Bin Laden…) anche in questo di Parigi i conti non tornano, ci sono un sacco di cose da spiegare», la debolezza della protezione, le falle nei servizi segreti, la carta d’identità smarrita, l’agevole fuga per le vie della città. Insomma , secondo il teorico pentastelluto, non si può escludere che «possano esserci ben altre manine», oltre a quelle della jihad; magari la polizia ha lasciato agire i terroristi apposta, magari «gli organi inquirenti hanno altri scheletri nell’armadio» che «qualche aspetto della strage potrebbe portare alla luce». “O anche che nella vicenda le mani che intervengono a vario titolo (mandanti, organizzatori, utilizzatori occasionali, infiltrati, esecutori, intervenuti marginali ecc.) siano decisamente più di due, quattro o sei… Insomma, molto probabilmente la strage è islamica, però… che gran puzza di bruciato!” ».

Le sciocchezze generano paura. Le parole possono colpire come il piombo fuso. E il fuoco amico genera ancora più paura che quel del nemico. Fa sorgere sospetti, crea confusione, non si capisce più dov’è il bene e dove è il male, si sospetta di tutti e di tutto.

Ecco, vedendo la reazione italiana, possiamo dire che il terrorismo islamico ha vinto.

Vedendo la reazione francese, così come quella degli Americani dopo l’11 settembre siamo sicuri che il terrorismo ha perso e perderà sempre. Non basteranno decine, centinaia di morti. Non basterà la paura, non basterà il sangue, non basteranno le macerie né le tante bare a piegare un Popolo, la sua dignità, la sua Storia.

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