Ricapitolando, la minaccia di Kim Jong-Un è credibile?

PYONGYANG, 9 Aprile 2013 – Benché siano passati 60 anni dalla Guerra di Corea (1950-53) le due Coree non hanno mai firmato un vero e proprio trattato di pace. L’inasprimento dei rapporti creatisi nel secondo dopoguerra, sono quelli che tutt’oggi animano la tensione politica tra due parti di uno stesso paese: il Nord, filocomunista, a causa dell’invasione russa, il sud, liberato dagli americani e tutt’ora filooccidentale.

Il conflitto coreano, esplose il 25 giugno del 1950. Con l’avvallo di Stalin e Mao, l’esercito di Kim il Sung attaccò il Sud, scatenando il primo conflitto post-guerra mondiale. E’ proprio da questa guerra che le potenze che avevano combattuto la seconda guerra mondiale iniziarono a fronteggiarsi nei paesi altrui – cosa che tutt’ora accade. Tra l’altro, quello tra le due Coree fu anche il primo conflitto che vide un intervento militare dell’ONU, con l’esercito del militare Mac Arthur, che respinse i nordcoreani fino al confine cinese. Nel ’53, dopo la morte di Stalin, gli Stati Uniti riuscirono a firmare l’armistizio che fissò il confine delle due coree nel 38° parallelo.

In qualità di regime autocratico in perenne posizione di difesa, Pyongyang ha iniziato a sviluppare un programma nucleare, conducendo il primo test nel 2006. Nei negoziati degli anni successivi, la Corea del Nord promise di spegnere il reattore di Yongbyon (5MW) in cambio di 50 000 tonnellate di petrolio da parte della Corea del Sud. A quel punto Pyongyang sembrava orientata verso l’abbandono delle armi nucleari, ma poco dopo, il 25 Maggio 2009, condusse il secondo test sotterraneo. Infine, nel Dicembre 2012 ha effettuato il lancio di un missile a lungo raggio e nel il Febbraio 2013 la Corea del Nord ha dichiarato apertamente di aver effettuato un altro test nucleare, violando la risoluzione ONU 2087. Nonostante l’inasprimento delle sanzioni intraprese dal Consiglio di Sicurezza nel mese di Gennaio 2013, o forse proprio a causa di queste, il 1° Aprile Pyongyang annuncia la riapertura del reattore nucleare di Yongbyon.  

Le risoluzioni ONU  – Ad oggi, sono state adottate ben quattro risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU contro il programma nucleare della Corea del Nord.  La prima dopo il test del 2006 (la n.1718), la seconda dopo quella del 2009 (la n. 1874 appunto), mentre la terza (n.2087) e la quarta (n.2094) negli scorsi mesi dopo il lancio del missile di Dicembre e il terzo test di Febbraio.

La risoluzione ONU 1874 Fu adottata all’unanimità dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite il 12 Giugno 2009 a seguito del test nucleare sotterraneo effettuato dal Nord Corea il 25 Maggio 2009.Il Capitolo VII, Articolo 41 impone una serie di sanzioni economiche e commerciali alla Repubblica Democratica della Corea ( Nord Corea) e vieta qualsiasi tipo di importazione ed esportazione di armi. In particolare, la risoluzione incoraggia gli Stati Membri ad investigare “secondo quanto previsto dalle loro autorità e legislazioni nazionali e coerentemente con il diritto internazionale” sui cargo aerei e marittimi provenienti dalla Repubblica Nord Coreana. La risoluzione richiedeva inoltre al Governo nordcoreano di abbandonare ogni programma sulle armi nucleari e a non effettuare più alcun test. Istruiva gli stati a non fornire alcuna assistenza finanziare al programma nucleare coreano ed erogare fondi al paese solo per motivi umanitari.

Tuttavia, i leaders nord coreani considerarono l’imposizione di sanzioni come una “dichiarazione di guerra”. In effetti la sanzione prevista dalla risoluzione, se applicata, provocherebbe una perdita pari a 1.5-3-7 miliardi di dollari al paese. Al momento gli Stati Uniti stanno tenendo controllo le trading company utilizzate dai nordcoreani per avere accesso alle banche estere. Se la sanzione venisse effettivamente applicata da tutti i Membri ONU, sorgerebbe un altro problema di primaria importanza: la Cina esporta in nord-corea qualcosa come 100-160 milioni di dollari di beni di lusso, per la classe elitaria degli ufficiali. Applicare un embargo al paese, sarebbe un’enorme perdita anche per i cinesi.

Tuttavia, i leaders nord coreani considerarono l’imposizione di sanzioni come una “dichiarazione di guerra”. E’ così che la Corea del Nord non ha preso di buon grado le sanzioni applicate dall’ONU lo scorso 22 Gennaio con la risoluzione 2087 adottata dal Consiglio di Sicurezza all’unanimità. Di nuovo, si chiede alla Corea di abbandonare completamente il programma nucleare e non condurre alcun test in futuro. Ovviamente, autorizza tutti gli stati ONU a distruggere materiale sospetto proveniente dalla Corea o vietare l’ingresso a persone sospettate di essere coinvolte.

I leaders Nordcoreani sono fortemente amareggiati con la Cina e la Russia, che hanno approvato quest’ultima risoluzione ONU,  poiché contavano fortemente nel loro appoggio. Secondo il Nord, “questi grandi paesi non hanno agito secondo la propria coscienza.” La reazione del Nord riflette l’isolamento del regime avvenuto con la nuova risoluzione, che estende il numero di modi in cui i paesi ONU possono impedire ed ispezionare le merci dirette al paese.

L’ultima risoluzione, adottata dopo il test nucleare del 12 Febbraio, è stata adottata il 7 Marzo 2013. E’ la Risoluzione 2094, adottata all’unanimità dal Consiglio di Sicurezza. Si tratta del terzo test nucleare. Il governo di Pyongyong ha dichiarato essere una risposta alla risoluzione ONU di Gennaio. In quest’ultima delibera, l’ONU ha inasprito le misure di controllo dei cargo, al fine di rendere più difficile il reperimento di armi da parte della corea del nord. Inoltre, sono state adottate per la prima volta sanzioni finanziarie, che bloccheranno l’accesso ai trasferimenti di denaro internazionale, e limiteranno l’accesso al sistema bancario internazionale. E’ stato infine impedito l’accesso ad alcune categorie di persone nel paese e vietata l’importazione di beni di lusso in Corea, come gioielli, yacth, auto di lusso e da corsa.

L’annullamento dell’armistizio (leggi tutto)– L’11 Marzo scorso La Corea del Nord ha annunciato l’annullamento dell’armistizio del 1953, e ha minacciato un ulteriore attacco nucleare verso la Corea del Sud. La mossa della Corea arriva dopo che gli Stati Uniti e la Corea del Sud sono stati impegnati per circa due mesi in simulazioni militari ( Key Resolve) che dovrebbero continuare fino a fine Aprile impiegando circa 2.500 uomini arrivati dall’esercito USA. Seul ha dichiarato che si tratta di strategie militari di difesa mentre secondo il Nord, si tratterebbe di prove generali per un’invasione in piena regola.

La tensione tra i due paesi è arrivata ai massimi livelli e il Partito Comunista Coreano ha iniziato a diffondere inni di propaganda richiamando il popolo <<alla coesione e all’unità contro i nemici.>> Il Sud risponde a sua volta che qualsiasi attacco proveniente da Pyongyang, riceverà una risposta 10 volte più invasiva.

Kim Jong Un, leader nordcoreano, ha annunciato che il suo paese è pronto a “trasformare in un batter d’occhio i regimi marionetta degli Stati Uniti e della Corea del Sud in un mare di fuoco”. Il clima di tensione tra le due Coree è ora ai massimi livelli.

Lungo il 38esmo parallelo, che taglia le due Coree in seguito all’armistizio del 1953, sono schierati circa un milione di soldati nordcoreani, mentre, nella parte sud, vi sono già 34.000 soldati americani a difesa del Sud. Il villaggio di Pannumjom, proprio lungo la linea di divisione, rappresenta la “zona demilitarizzata” dove avvengono gli incontri tra i leader delle due Coree e le Nazioni Unite.

Via libera alle operazioni militari ( leggi tutto)- Qualche giorno fa , Kim Jong-un, il giovane leader dello stato Nordcoreano, ha, come riportato dall’agenzia Korean Central News Agency, dato  il “via libera” alle operazioni militari ai danni degli Stati Uniti d’America, annunciando la possibilità di sferrare attacchi nucleari. La responsabilità della crisi, che potrebbe sfociare in una guerra nucleare, viene attribuita dal dittatore nordcoreano interamente agli Stati Uniti e alla sua politica ostile a Pyongyang.

Il segretario della difesa americana Hagel ha recepito seriamente le minacce e dal Pentagono è partito immediatamente l’ordine di trasferire il migliore sistema antimissili nel Pacifico, e più precisamente sull’isola di Guam, base militare americana situata al largo delle Filippine e quindi potenzialmente più soggetta agli attacchi. Washington ha schierato in campo a titolo “precauzionale” il sistema di difesa Thaad,  in modo da poter eventualmente difendere le proprie postazioni dagli attacchi di Pyongyang. Il 23° battaglione americano, specializzato nel neutralizzare  attacchi chimici e batteriologici, si è inoltre stanziato a Camp Stanley, quartier generale USA situato nella Corea del Sud.

Secondo  quanto dichiarato dal Ministro della Difesa di Seul e riportato dall’agenzia di stampa Yonhap, la Corea del Nord avrebbe spostato un missile a medio raggio sulla costa est: presumibilmente per un test o un’esercitazione militare, in quanto si esclude che questo sia diretto agli Stati Uniti. L’ennesima sfida forse, che accresce ulteriormente il livello di allerta americano.

L’insistenza della Corea del Nord sui test e le armi nucleari viola gli obblighi internazionali in materia e ha suscitato reazioni che vanno dalla condanna alla preoccupazione. Cina e Russia si sono schierate contro le provocazioni incessanti e la minaccia nucleare alla pace messe in atto da Pyonyang; Cameron ha sottolineato, in un contesto come quello odierno nel quale Stati “imprevedibili” come Iran e Corea del Nord continuano a violare gli accordi internazionali, l’importanza di mantenere i propri deterrenti nucleari (Trident) come “ultima garanzia di sicurezza” per proteggere la Gran Bretagna e i propri alleati, la Francia ha richiesto la convocazione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

 

La minaccia di Kim Jong-Un è credibile?

Alcuni considerano le minacce di Kim Jong-Un mera retorica, altri, temono il primo attacco possa essere sferrato nei prossimi giorni. Certamente la frustrazione dell’embargo imposto e l’escalation della dittatura militare hanno portato ad un livello di tensione tale che Kim Jong Un ora si trova costretto a perpetrare le continue minacce per riaffermare l’autorità del Nord sul Sud e del regime sulla popolazione. Tuttavia, un attacco militare da parte di Pyongyang sarebbe davvero autolesivo e servirebbe su un piatto d’argento l’opportunità di entrare in guerra ad un paese come gli Stati Uniti, che ne ha continuamente bisogno per tenere alta la crescita economica (specialmente ora che sta ritirando le truppe in medio-oriente). Basterà un altro missile nordcoreano per scatenare il finimondo e questo Kim Jong lo sa.

 

CLARISSA MARACCI 

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