Processo di appello per gli orrori di Green Hill

ANIMALISTI MOBILITATI AL GRIDO #IOSTOCONIBEAGLE

Di dott.ssa Amii Caporaletti
 Il 28 aprile 2012, diversi attivisti italiani si recano presso il famoso allevamento di Green Hill, situato a Montichiari in provincia di Brescia, e facendovi irruzione, liberano decine e decine di cani di razza beagle, destinati alla vendita (in tutta Europa), finalizzata alla sperimentazione animale.

A seguito di tale evento, gli animalisti protagonisti della sottrazione vengono indagati dalla Procura per i reati di : furto, violazione di domicilio, rapina e danneggiamento.

Conseguentemente alle numerose segnalazioni pervenute, la Procura di Brescia avvia le indagini sulla struttura, indagini che porteranno a scoprire l’inferno che si cela dietro Green Hill: animali maltrattati ed uccisi senza motivo ed allevati in condizioni igienico – sanitarie precarie.

Secondo quanto riportato dalla Lav, a causa dei maltrattamenti, della mancata somministrazione di cure, tra il 2008 e il 2012, sono deceduti circa 6.023 beagle. Gli animali, venivano allevati tra le feci, e quando si ammalavano, piuttosto che essere sottoposti alle cure adeguate, venivano soppressi attraverso iniezioni di Tanax somministrato senza pre – anestesia.

Ed è così che la Procura, nel luglio del 2012 decide di porre sotto sequestro l’intera struttura e gli animali, che a loro volta vengono affidati alla custodia di Legambiente e Lav ( lega anti vivisezione).

Nell’agosto del 2012 tutti i beagle presenti nella struttura vengono tratti in salvo e le immagini di cuccioli che oltrepassano il filo spinato fanno il giro del mondo. I cani, quasi 2000 esemplari, vengono via via affidati alle cure amorevoli di 3 mila famiglie italiane che cercano di restituire una vita ed un futuro felice lontano da Green Hill, ai beagle.

A livello legislativo, urge un intervento volto ad attuare la direttiva europea n. 23/2010, sulla protezione degli animali di laboratorio, ed a tal riguardo, il Parlamento Italiano con il d.lgs n. 26/2014, introduce il divieto di allevamento degli animali a scopo sperimentale nel paese italiano.

Ma, in pieno stile italiano, l’intervento legislativo non risolve e non disciplina la questione ” sperimentazione animale”, poichè se da un lato vieta l’allevamento (finalizzato alla vendita per la sperimentazione), degli stessi nell’ambito del territorio italiano, dall’altro nulla dice circa la possibilità di impiegare gli animali nella ricerca biomedica.

Nel frattempo, il processo di primo grado giunge al termine, con la condanna ad 1 anno e 6 mesi per il  veterinario presente nella struttura e il co – gestore della struttura e ad un anno per l’allora direttore dell’allevamento, per maltrattamento ed uccisione degli animali.

Ed arriviamo ai giorni nostri, la vicenda “Green Hill ” non ha ancora fine, martedì 23 febbraio p.v. avrà inizio il processo d’appello, e la preoccupazione per Lav e per tutti coloro che hanno sostenuto e lottato per la liberazione dei circa duemila Beagle, aumenta. Il timore è che la sentenza di primo grado venga sovvertita e di conseguenza venga meno la confisca dei cani che aveva consentito il collocamento degli stessi presso le rispettive famiglie affidatarie.

A tal proposito quindi Lav annuncia che il 23 febbraio organizzerà, davanti al Tribunale di Brescia una manifestazione pacifica con la quale si chiederà sostanzialmente la riconferma delle condanne ottenute nel primo grado di giudizio, e con l’hastag #iostoconibeagle sollecita le famiglie italiane che hanno adottato i cani a lottare affinché i beagle vengano difesi dal possibile riaffidamento ai proprietari di Green Hill.

 

 

 

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