Perla bronzea dimenticata in via Goito

IL GIALLO DELLA TARGA DI CASTELLANI DEL 1914

La targa bronzea di Filandro Castellani datata 1914 (foto di Giampaolo Milzi/Alfonso Napolitano)
La targa bronzea di Filandro Castellani datata 1914
(foto di Giampaolo Milzi/Alfonso Napolitano)

– ANCONA – Chissà quanti, per un motivo o per un altro, sono entrati nel vano scale al pian terreno del civico 6 di via Goito, e quella stupenda e antica targa in bronzo fissata sulla parete proprio di fronte al portone d’ingresso del palazzo non l’hanno degnata nemmeno di uno sguardo. Eppure si tratta di un’opera d’arte, realizzata 103 anni fa dal noto scultore anconetano Filandro Castellani. Un’opera, come purtroppo tante altre, di cui si è persa la memoria, strettamente collegata a quella storica del capoluogo marchigiano.

Eppure la targa ha tutte le carte in regola per attirare l’attenzione, intrigare, incuriosire. La parte sinistra e il lato superiore occupati da una grande figura angelica, in volo, con le ampie ali spiegate, sobriamente vestita da una camicia con ampia scollatura e da larghi pantaloni; le braccia conserte sul petto, lo sguardo fisso, verso destra, sul vecchio Faro ottocentesco del Colle Cappuccini, che emana i suoi fasci di luce. Foglie stilizzate sull’angolo a sinistra, e nella parte centrale in basso una frase su tre righe che rappresenta un piccolo giallo del passato dorico: “COMITATO PER IL RISVEGLIO CITTADINO – E SOCCORSO FRATERNO – LIBERAMENTE AL DIMANDAR PRECORRE”. Subito sotto, nell’angolo a destra: “ANCONA MCMXIV”, 1914 in numeri romani.

Un piccolo giallo. Perché? Perché, nonostante gli sforzi di chi scrive, restano avvolti nel mistero le origini e i precisi scopi del comitato nato per il civico risveglio e l’aiuto solidale, così come l’originaria, esatta collocazione della targa. Un giallo per la stessa società che ne è proprietaria, ovvero il Circolo Marsala, popolarissimo a partire dagli anni ’20 del ‘900 soprattutto nella zona che vede come suo centro di riferimento il vicinissimo vecchio Campo della Mostra, ovvero piazza Malatesta. E che ancora oggi ha sede ed è attivo al primo piano del palazzo al civico 6 di via Goito, ed è proprietario anche dell’androne fregiato dal bronzeo, splendido reperto. Già, splendido, nonostante centenario. Sopravvissuto a due guerre mondiali e al terremoto del 1972. Splendida, questa targa, per merito di un anconetano che ha speso decenni della sua vita, e continua nella sua appassionata “missione”, per valorizzare proprio i frammenti, le pietre della grande memoria di Ancona, in gran parte purtroppo perduta, dispersa, dimenticata. Giuseppe Barbone, ex funzionario dell’assessorato alla Cultura del Comune di Ancona, attualmente in pensione, può essere considerato il “padrino” di quest’opera d’arte. E’ stato lui, una decina d’anni fa, ad organizzare e curare alla Mole Vanvitelliana la mostra dal titolo “Ancona tra le due guerre, il ricordo dopo l’oblio: Emilio Corsini, Filandro Castellani, Amos Luchetti Gentiloni, Attilio Giuliani”, in ordine di citazione quattro artisti anconetani d’eccellenza, il primo fotografo, il secondo scultore, il terzo architetto, il quarto xilografo. Ma soprattutto fu Giuseppe Barbone, pochi mesi prima della mostra, studiando la biografia di Castellani (di cui l’esposizione ospitò alcune importanti opere) ad apprendere dell’esistenza della targa presso i locali del Circolo Marsala. “Era in condizioni piuttosto pietose, sporca di terra, completamente ossidata. – racconta Barbone – Non era nell’androne del palazzo, ma ai piedi della murata che delimita lo spazio aperto (attualmente erboso, ndr.) al quale si accede dal salone del circolo al primo piano. Sapevo che era frutto dell’estro di Castellani, la presi in cura, la sottoposi ad un meticoloso restauro e la inclusi nella mostra”.

Via Goito agli inizi del ‘900, quando il palazzo che oggi ospita la targa al civico 6 doveva ancora essere costruito (foto concessa dal gruppo Facebook “Storica Ancona”)
Via Goito agli inizi del ‘900, quando il palazzo che oggi ospita la targa al civico 6 doveva ancora essere costruito (foto concessa dal gruppo Facebook “Storica Ancona”)

Nel salone del circolo è esposta una foto d’epoca, risalente agli anni ’50, che ritrae molte persone, per lo più soci del “Marsala”, raggruppati in posa proprio davanti alla bianca murata del cortile – allora frequentatissimo campo di bocce , murata su cui appare affissa la targa di Castellani, ancora in buone condizioni. Impossibile, per ora, sapere se via sia un nesso, un qualche legame, tra il Comitato per il risveglio cittadino e soccorso fraterno citato nella targa e la società -circolo “Marsala”. Probabile che il Comitato, fondato nel 1914, avesse sede da quelle parti, quando la zona di Campo della Mostra e dintorni era dominata da spiazzi, qualche area verde e puntellata di basse e modeste case, fatta eccezione per gli edifici più borghesi ed eleganti che già si affacciavano su via Matteotti, tra cui il palazzo Pierantoni-Nasuti, noto come “Palazzo Fiorato”, davanti all’allora Questura.

Il Circolo Marsala si costituì nel 1923 come società di mutuo soccorso col nome “Villa Marsala”. Proprietario di un terreno di 756 metri quadri ai margini di via Goito, lo mise a disposizione di un costruttore che qualche anno dopo costruì il palazzo al civico 6 della via, e in cambio cedette alla società-circolo la proprietà dell’androne del nuovo edificio e il primo piano dello stesso con lo spazio verde sul retro, poi trasformato nel campo per il gioco delle bocce dov’era la murata con la targa del Comitato per il risveglio cittadino realizzata da Castellani.

Secondo Giuseppe Barbone bisogna riflettere sul 1914, l’anno in cui nacquero la targa e il comitato, per capire appieno il significato della prima e gli scopi e le origini del secondo. Nel 1914 Ancona sarebbe passata alla storia come città in cui scoppiò la rivolta popolare, tra il 7 e il 14 giugno, che fu la focosa scintilla capace di alimentare in quei sette giorni la “Settimana Rossa”: un vero e proprio moto insurrezionale che, inizialmente alimentato da un forte antimilitarismo, si propagò per lo più in tutta l’Italia centrale e settentrionale; guidato da repubblicani, socialisti, anarchici e forze sindacali, evolvette in una vera e propria rivoluzione politico-sociale che fu vicinissima al successo. Il 28 luglio scoppiò la Prima guerra mondiale, col Regno d’Italia che per lunghi, tormentati mesi si mantenne neutralista, per poi entrare nel conflitto il 24 maggio 1915 a fianco di Gran Bretagna, Francia e Russia contro gli imperi di Germania, austo-ungarico e ottomano. “Secondo me il Comitato per il risveglio cittadino cui Castellani dedicò la targa, fortemente interventista e in collegamento con un analogo comitato nazionale, si costituì proprio in previsione dell’auspicata entrata dell’Italia nel conflitto, pronto a darsi da fare per quelle attività di mutuo soccorso e assistenza che si sarebbero rese necessarie, anche da parte dei civili, a causa della situazione bellica. Del resto anche Castellani fu un noto interventista”.

Tornando all’oggi, e alla targa “dimenticata” nell’androne del palazzo di via Goito, sarebbe bello che venisse valorizzata. Basterebbe trasferirla per periodi di tempo limitati in sedi espositive e museali. L’ideale sarebbe metterla in mostra nel Museo della Città, magari nella nuova ala che dà su via Boncompagno (un a volta completata), destinata ad ospitare opere del ‘900. Il Comitato Marsala sarebbe lieto di prestarla al Comune affinché possa essere ammirata dal grande pubblico.

(articolo tratto da Urlo – mensile di resistenza giovanile)

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