“IL TANGO E’ UN PENSIERO TRISTE CHE SI BALLA” (Astor Piazzolla)
Astor Pantaleon Piazzolla, conosciuto nella sua terra Natale, l’Argentina, come El Gran Ástor o El Gato (il Gatto, per la sua abilità ed ingegno), è considerato tra i più importanti musicisti di tango della seconda metà del ventesimo secolo.
Uno straordinario genio musicale che ha saputo rivoluzionare ciò che in Argentina è considerato intoccabile ossia il tango e la musica del tango.
Nasce l’11 marzo 1921 a Mar del Plat in Argentina da genitori di origini italiane, Vicente Piazzolla e Asunta Manetti ed è solo nel 2012 che la pittrice argentina e fondatrice della Casa Latinoamericana, Ofelia Lachner, è riuscita a trovare a Massa Sassorosso, frazione di Villa Collemandina nella Garfagnana Lucchese, i documenti che certificano il luogo di nascita degli avi materni del grande Piazzolla.
Nel 1924 si trasferisce con la sua famiglia nella grande New York per poi tornare nuovamente nel Sud America nel 1936, questa volta però a Buenos Aires.
“Era un barrio violento, perchè c’era fame e litigiosità. Sono cresciuto vedendo tutto questo. Gangs che si combattevano, rapine e morti tutti i giorni. In ogni modo, l’Ottava strada, New York, Elia Kazan, Al Jolson, Gershwin, Sophie Taulker che canta all’ Orpheum, un bar che si trovava all’angolo di casa mia… Tutto questo, più la violenza, più questa cosa emozionante che ha New York, si ritrova nella mia musica, come nella mia vita, nel mio comportamento, nelle mie relazioni.” (Astor, Diana Piazzolla, ed. Corregidor, Buenos Aires, 2005)
Ed è in terra argentina che inizia la sua straordinaria carriera musicale e lo fa inizialmente da solista di “bandonèon”, uno strumento a lamella libera, simile alla fisarmonica, con cui ha il primo incontro grazie ad un regalo del padre che, nostalgico dell’Italia, gliene compra una al banco dei pegni. Nel 1932 compone il suo primo tango, la Catinga (mai pubblicato) e dopo l’esperienza in un’orchestra diventa un compositore accademico e per molti anni continua con le opere di musica classica e colta come Rapsodia Porteña, Sinfonietta e Buenos Aires e per quest’ultima vince anche il premio Fabien Sevitsky grazie al quale la Francia gli offre una borsa di studio per studiare con Nadia Boulanger a Parigi.
Ed è questo l’incontro che forse segna la vita e le scelte musicali di Piazzola da sempre diviso tra il dedicarsi alla musica classica e l’essere un musicista di tango.
Grazie a Nadia Boulanger, Piazzolla decide di fondere tango e musica classica, di non scegliere ma di unire le sue due anime in qualcosa di nuovo e forse rivoluzionario.
Nasce cosi quello che viene chiamato il “nuevo tango” che è diverso dal tango tradizionale perché racchiude in sé e schiude all’esterno elementi innovativi soprattutto presi dalla musica jazz e usando anche strumenti musicali sconosciuti alla tradizione della musica da tango come l’organo Hammond, il flauto, il basso elettrico, la batteria, la marimba, le percussioni, la chitarra elettrica. Ed è proprio con questi strumenti arricchiti dalla sezione d’archi che nel maggio 1974 realizza a Milano Libertango, uno dei suoi dischi più conosciuti in tutto il mondo.
Nel 1955 torna in Argentina con un livello di preparazione davvero molto alto, la sua cultura musicale cresce di continuo diventando straordinariamente ricca e la sua preparazione di altissimo livello si fonde con una straordinaria capacità di saper esprimere attraverso la musica stati d’animo diversi, spesso contrastanti come la sua personalità e cosi la passione e la malinconia ma anche la vitalità in modo inaspettato a volte raggiungono il cuore di chi lo ascolta.
Nel 1959, durante un’esibizione in Puerto Rico riceve la notizia della morte di suo padre, Vicente “Nonino” Piazzolla e cosi torna a New York dove compone Adiós Nonino, la sua opera più celebre che in parte richiama e ricorda il precedente tango Nonino al quale però unisce un velo di malinconia per l’addio al suo adorato padre.
Una fusione quella che Astor Piazzolla crea nel “nuovo tango” tra spirito e colori argentini e strumenti e tecniche più classici e tradizionali che lo legano ai grandi maestri, soprattutto europei.
Una musica nuova ma anche di rottura con una tradizione considerata quasi sacra ed intoccabile come quella della musica da tango. E l’essere l’autore di questa sorta di “rivoluzione” lo porta a subire pesanti critiche da parte dei più “conservatori”, da parte dei tanghero più tradizionali che arrivano addirittura ad accusarlo di aver “ucciso” il tango.
La sua produzione è immensa, tra i suoi titoli più famosi “Concierto para Quinteto”, “Adiós Nonino”, “Libertango”, la serie “Las cuatro estaciones porteñas”, “Tristezas de un Doble A”, “Soledad”, “Muerte del Angel”, “Tanguedia”, “Violentango”, “Tango apasionado” , “Five Tango Sensations” e moltissimi altri cui si aggiungono le numerose colonna sonore e una stupenda opera teatrale, ”Maria di Buenos Aires”.
Malato di cuore, Astor Piazzola muore il 4 luglio del 1992 ma ancora oggi è considerato a tutti gli effetti uno dei più grandi compositori del novecento.
Una curiosità che forse non tutti conoscono e che vede la nostra Regione Marche protagonista a suo modo nella diffusione della musica di Astor Piazzolla.
Nel 1993, nell’ambito della “Associazione Musicale di Pesaro”, per volontà del M° Hugo Aisemberg e di altre personalità della cultura pesarese, nasce il “Centro Astor Piazzolla” ( che poi nel 2004 Piazzolla si trasforma in una Associazione indipendente, “Associazione Culturale Astor Piazzolla di Pesaro” ) con lo scopo di promuovere e far conoscere il più possibile la “cultura” del tango. Grazie a libri, video, dischi, fotografie e l’organizzazione di concerti, seminari e corsi di perfezionamento, il Centro, primo al mondo ad essere stato intitolato ad Astor Piazzolla, rappresenta una sorta di filo diretto con la cultura argentina e con ciò che forse rappresenta di più l’anima di questo paese. Il tango.
“Si, è sicuro, sono un nemico del tango; ma del tango come lo intendono loro. (…) Se tutto è cambiato, deve cambiare anche la musica di Buenos Aires. Siamo molti a voler cambiare il tango, ma questi signori che mi attaccano non lo capiscono nè lo capiranno mai. Io vado avanti, senza considerarli.” (Astor Piazzolla, Revista Antena, Buenos Aires, 1954)