ROMA, 13 MAGGIO ’12 – Marilyn Monroe non si è uccisa. La rivelazione choc sulla fine dell’icona sexy del cinema arriva dalle pagine del libro “L’enigma della morte di Marilyn”, edito da Le Lettere e scritto da tre italiani – Francesco Mari ed Elisabetta Bertol (docenti di Tossicologia Forense all’Università di Firenze), Barbara Gualco (docente di Criminologia alla stessa università) – i quali hanno condotto uno studio sul caso. E quanto riportato nel volume, riapre il caso-Marilyn dopo 50 anni. I due tossicologi e la criminologa hanno studiato, analizzato e spulciato documenti e testimonianze, riesaminano il caso ma escludendo l’ipotesi del suicidio. “I barbiturici che l’hanno uccisa le sono stati somministrati attraverso un clistere ma il caso non verrà mai riaperto, troppe persone l’hanno voluto chiudere in fretta”, ha dichiarato uno degli autori, Francesco Mari, a Ign in un’intervista. A 50 anni di distanza dalla sua morte (avvenuta il 5 agosto del 1962) Marilyn Monroe continua a far parlare di sé. La sua stella rimane accesa nel cielo, non smette di brillare. La morte l’ha trasformata in mito. Un mito intramontabile.
Secondo i tre docenti, la morte della star resta ancora avvolta nel mistero. Anzi, il caso “frettolosamente archiviato come suicidio” suscita ancora dubbi e perplessità. In particolare, interpretando le evidenze circostanziali e tossicologiche legate alle cause della morte di Marilyn, secondo la tesi sostenuta dai tre nel loro libro-rivelazione, si potrebbe escludere che possa essersi trattato di un suicidio. “Al di là delle risultanze scientifiche che abbiamo trovato e che ritengo abbiano colpito nel segno – spiega ancora Francesco Mari nella stessa intervista rilasciata a Ign – la cosa fondamentale è che il discorso del suicidio non tornava anche in base alla personalità di Marilyn: non era il tipo da autosopprimersi. E poi Marilyn doveva risposarsi con Joe Di Maggio proprio l’8 agosto… Una persona che ha di questi progetti non mi sembra una che si sta per suicidare”. Oltre alla personalità solare e sorridente della diva Marilyn, a supportare la tesi di Mari, Bertol e Gualco ci sarebbero i riscontri scientifici. “La quantità di barbiturici riscontrata nel sangue – come sottolineato dagli esperti – è così alta da far ritenere impossibile l’ipotesi che la diva li abbia assunti per via orale. Marilyn avrebbe dovuto infatti ingerire 47 capsule di Nembutal, ma nello stomaco durante l’esame autoptico non ne venne trovata traccia. Eppure 47 capsule sono tante da smaltire. E dalla nostra esperienza di suicidi con barbiturici sappiamo che resta sempre qualche residuo nell’area gastrica perché quando sopraggiunge la morte l’assorbimento di queste sostanze si blocca”.
L’autopsia della diva.
Nel libro vengono affrontati e riletti con criterio scientifico anche i risultati dell’esame autoptico di Marilyn. “Autopsia da cui non emerge nessun segno di iniezione – si legge nel volume – mentre è stata riscontrata una zona infiammata nel colon retto, circostanza che dà fondamento scientifico alla tesi, sostenuta dalla biografia di Spoto (da cui i tre docenti hanno preso spunto per la loro ricostruzione), secondo la quale l’assunzione sarebbe avvenuta tramite clistere”. “Marilyn come Mae West e molte dive dell’epoca – spiega poi Francesco Mari – faceva spesso dei clisteri depurativi per salute e per estetica. Lo scrive lei stessa in una lettera al suo psichiatra in cui dice che le faceva piacere farne. L’unica possibilità è che i barbiturici che l’hanno uccisa le siano stati somministrati attraverso un clistere”.
I sospetti.
Il libro passa con minuziosa precisione dalla ricostruzione delle circostanze della morte della diva all’analisi dei referti autoptici, ma poi si sofferma sui potenziali sospettati per quella morte che non sarebbe suicidio: “la prima sospettata - come riporta il libro – sarebbe Eunice Murray, la governante di Marilyn che abitualmente le faceva i clisteri e che stava per essere licenziata dalla diva. La donna aveva quindi motivi di risentimento nei suoi confronti”. Non solo: il sergente Jack Clemmons, che fu chiamato a casa della Monroe dopo la scoperta del cadavere, riferì di essersi stupito per la sollecitudine con la quale la cameriera si affrettò a pulire l’abitazione.
“Poi c’è la storia di Bob Kennedy - aggiunge l’autore nella sua lunga intervista a Ign - Marilyn aveva minacciato di convocare una conferenza stampa per lunedì 6 agosto, il giorno dopo della sua morte, in cui avrebbe rivelato cose clamorose sulla famiglia Kennedy. E c’è da pensare che lei di cose ne conoscesse… E poi c’è il mistero sul libretto rosso con gli appunti della Monroe che sparì dopo essere stato preso in consegna dall’assistente del coroner”.
TALITA FREZZI