L’ora legale, la recensione

ficarra e picone

di Alessandro Faralla (Responsabile Cultura e Spettacoli F&D)

L'ora legale

La legalità non può essere vissuta solo come un insieme di norme e procedure da rispettare minuziosamente, la legalità come l’onestà è un sentimento che deve fiorire dentro noi, nella coscienza di ogni cittadino.
Ruota tutto attorno a questi concetti L’ora legale, il nuovo film della coppia Ficarra e Picone.

Pietrammare, un’immaginaria cittadina siciliana, da anni è amministrata da Gaetano Patanè, emblema del politico che distribuisce favori, e va a braccetto con ogni tipo di illecito. È tempo di elezioni: al padrino Patanè si oppone un outsider, Pierpaolo Natoli, professore cinquatenne, deciso a portare il cambiamento a Pietrammare con semplicità e fermezza.
Ficarra e Picone interpretano i cognati di Natoli: Salvo durante la campagna elettorale sostiene il sindaco uscente promettendo favori e regalando doni elettorali mentre Valentino appoggia il neo sfidante.

Esasperati da rifiuti, buche e programmi non mantenuti, la cittadinanza, su spinta dei più giovani opta per il cambiamento dando fiducia all’ex professore. Abituati agli slogan e alle false promesse elettorali i cittadini di Pietrammare sono spiazzati dal rigore e dalla reale onestà con le quali il primo cittadino attiene al suo compito: nessun tipo di favore è concesso, nemmeno verso i propri familiari (con estremo disappunto del cognato Salvo).
L’iniziale stupore si trasforma ben presto in insofferenza e disappunto perché l’ex professore sta rispettando scrupolosamente il programma elettorale: lotta all’evasione, introduzione della differenziata, aumento di imu e tasi, caccia ai furbetti del quartierino e ciliegina della torta: chiusura della fabbrica che non rispetta le norme ambientali con conseguente perdita dell’occupazione per numerose famiglie, compresa anche la sorella del sindaco, moglie di Valentino.

Il registro utilizzato dal due siciliano non è certo nuovo per descrivere vizi e inciviltà del bel paese, specie al sud; le situazioni e gli scambi grotteschi non sono però avulsi dal racconto, e vengono sfruttati con efficacia e intelligenza per descrivere il tentativo di cambiamento di un uomo mite, con il volto quasi ingenuo di uno sceriffo inflessibile intento a rendere più giusto il vivere comune.
Ma la pulizia, l’ossigeno libero di Natoli è un ostacolo agli egoismi della massa, a nessuno interessa l’equità, né tantomeno una bella pista ciclabile se si vanno ad intaccare le nostre malsane abitudini, e così è più comodo tornare al vecchio, ad un sistema di confusione ed ipocrisia dove è assolutamente normale parcheggiare sulle strisce pedonali, fingersi invalido, richiedere e ricevere favori per scopi politici e personali perché se anche i cognati del sindaco devono fare la fila in Comune dove arriveremo?

Onestà non significa essere ineccepibili, neanche il buon Natoli lo è al 100% , l’onestà è un cammino, un percorso da intraprendere non privo di cadute e di sbagli, che Pietrammare e la cultura italiana non hanno interesse a sposare, perché la coerenza diventa un macigno, incapace di farci accettare con serenità la multa di un nostro parente vigile.
La coerenza la ritroviamo, con piacevole  sorpresa, nel tono amaro assunto  nella seconda parte, lo stesso che L’ora legale mantiene in un finale lucido e desolante specchio di una triste e grigissima realtà dove c’è tanto spazio per quella massa di anime grette e voltaggabana.

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