Le indagini sul terremoto del centro Italia

FACCIAMO CHIAREZZA SUI FASCICOLI APERTI PER DISASTRO COLPOSO

di dr.ssa Giorgia Mazzei

UnknownDue indagini sono già in corso sui crolli causati dal terremoto del 24 agosto. I pm laziali ipotizzano il reato di disastro colposo che potrebbe evolversi in omicidio colposo. Ad Ascoli Piceno aperto invece un fascicolo senza notizie di reato. Emerge infatti una differenza: nei comuni del Lazio hanno ceduto gli edifici pubblici. Nelle Marche solo quelli privati.

Sotto le macerie del Municipio di Amatrice non ci sono corpi da estrarre, nessuno era al lavoro alle 3.36 della notte, ma negli interventi di recupero serve la stessa cautela. La raccomandazione arriva dagli inquirenti della Procura di Rieti. Progetti edilizi, autorizzazioni, verbali di collaudo, sepolti tra la polvere e i massi, saranno fondamentali per appurare eventuali responsabilità dolose sui crolli degli edifici pubblici. Una differenza non da poco è infatti subito saltata agli occhi dei magistrati: nelle Marche, ad Arquata del Tronto, Pescara del Tronto, Montegallo, non ci sono notizie di strutture pubbliche franate la notte del 24 agosto e nei giorni successivi; nel Lazio, nel reatino, poco si è salvato degli uffici amministrativi di Amatrice e Accumuli

Due inchieste sono già state aperte, una a Rieti, una ad Ascoli Piceno.Entrambe le procure vogliono vederci chiaro su come sia stato costruito ogni singolo centimetro cubo degli immobili crollati o lesionati: dai materiali usati nelle fondamenta alle procedure di autorizzazione, alla rispondenza delle misure con le leggi antisismiche. A Rieti la procura ipotizza il reato di disastro colposo, ma se dovessero emergere responsabilità specifiche, potrà aggiungersi anche l’ipotesi di omicidio colposo. Ad Ascoli Piceno al momento il fascicolo resta aperto a modello 45, cioè di notizie che non costituiscono reato.

La procura di Rieti, nell’ambito delle indagini già in corso da ieri sul sisma che ha colpito la zona di Amatrice, ha aperto un unico fascicolo “contenitore” con l’ipotesi di reato di disastro colposo. Il disastro colposo è disciplinato dall’art. 434 del c.p. sancisce che: “chiunque, fuori dai casi preveduti dagli articoli precedenti, commette un fatto diretto a cagionare il crollo di una costruzione o di una parte di essa ovvero un altro disastro è punito, se dal fatto deriva pericolo per la pubblica incolumità con la reclusione da uno a cinque anni. La pena è della reclusione da tre a dodici anni o il disastro avviene”.

Analizzando meglio l’art. si nota che la norma è diretta a tutelare la pubblica incolumità in tutte le ipotesi non riconducibili a quelle previste dagli art. precedenti. Pertanto si può affermare che l’art. 434 predisponga una tutela della incolumità pubblica di carattere generale e sussidiario. Sia nel caso in cui il reo abbia agito allo scopo di cagionare il crollo di una costruzione, che in quello in cui abbia voluto causare qualsiasi altro disastro, è necessario che abbia posto in essere una situazione di pericolo concreto per la pubblica incolumità. L’idoneità dell’azione a determinare la predetta situazione di pericolo deve essere valutata indipendentemente dal verificarsi di fatti esterni o sopravvenuti che possono aver evitato il verificarsi del crollo o del disastro.

L’art. 589 c.p. disciplina l’omicidio colposo: “chiunque cagiona per colpa la morte di una persona è punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni. Se il fatto è commesso con violazione delle norme sulla disciplina della circolazione stradale o di quelle per la prevenzione degli infortuni sul lavoro la pena è della reclusione da uno a cinque anni. Nel caso di morte di più persone, ovvero di morte di una o più persone e di lesioni di una o più persone, si applica la pena che dovrebbe infliggersi per la più grave delle violazioni commesse aumentate fino a un triplo, ma la pena non può superare gli anni dodici”.

L’elemento soggettivo nel sopracitato art. è la colpa. L’agente non vuole cagionare l’elemento lesivo, e tuttavia questo si verifica come risultato della propria condotta, per negligenza, imprudenza, o imperizia, ovvero per innoservanza di leggi, regolamenti ordini o discipline. Il tentativo non è configurabile, trattandosi di delitto colposo. E’ ipotizzabile secondo l’orientamento prevalente, il concorso con il reato di disastro colposo.

Nelle Marche le segnalazioni di crolli riguarderebbero infatti solo edifici privati, A franare però sono stati anche gli immobili di recente ristrutturazione, anche quelli “sistemati” dopo il terremoto del 1997. A Pescara del Tronto le scosse hanno scoperto la pietra viva di case costruite senza ferro ecemento armato a sostegno. Insieme ad esse sono collassate anche quelle edificate con le stesse modalità ma rivestite, da lavori recenti, con un tetto nuovo di cemento, che addirittura potrebbe aver peggiorato la situazione, schiacciando la troppo fragile struttura sottostante.

I magistrati ascolani hanno chiesto ai vigili del fuoco e ai carabinieri di segnalare situazioni particolari che dovessero emergere durante le attività di soccorso. Ma, al momento, la magistratura non intende in alcun modo distogliere dalla prima linea uomini e mezzi. La priorità resta il riconoscimento dellevittime. Gli investigatori sul campo hanno consegnato alle due procure i documenti con l’elenco dei nomi dei morti già identificati, i verbali sulle operazioni di rimozione dei cadaveri e le indicazioni sul luogo in cui i corpi sono stati individuati. Una geolocalizzazione che risulterà utile ad eventuali ulteriori passi delle due inchieste.

.

Print Friendly
FacebookTwitterLinkedInWhatsAppGoogle+TumblrEmailPrintFriendlyCondividi

Leave a Reply