La storia di Sara: occasione per riflettere tra indifferenza e violenza sulle donne

ENNESIMO FEMMINICIDIO: SARA DI PIETRANTONIO, BRUCIATA VIVA DALL’EX FIDANZATO

Di Dott.ssa Alice Caporaletti

Unknown#IOSONOSARA. È domenica. Tina Raccui trova il corpo di sua figlia Sara carbonizzato sul ciglio di una strada della Magliana, quartiere alla periferia di Roma. Poco dopo le 4, disperata perché il telefono della ragazza risultava spento, è uscita a cercarla. E ha scoperto l’orrore.

Sara Di Pietrantonio, ventidue anni, è la cinquantacinquesima vittima di femminicidio dall’inizio del 2016, uccisa brutalmente dal suo ex fidanzato Vincenzo Paduano che non si rassegnava alla fine della loro storia.

Oggi l’interrogatorio di garanzia al carcere Regina Coeli, davanti al gip, del giovane reo confesso; e, sempre oggi, presso l’Istituto di Medicina legale de La Sapienza di Roma verrà effettuata l’autopsia sul corpo di Sara.

Paduano e Sara erano stati insieme, allontanandosi e riavvicinandosi a più riprese, fino a venti giorni fa, quando la giovane l’aveva lasciato definitivamente. ​Sabato notte Paduano l’ha prima inseguita in auto, poi speronata costringendola a fermarsi, e dopo aver discusso ancora una volta con lei, le ha lanciato addosso dell’alcol e le ha dato fuoco.

Il pubblico ministero ha chiesto al gip la convalida del fermo e l’emissione contestuale di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per omicidio volontario premeditato e stalking.

Quando saranno conclusi gli accertamenti tecnici la procura di Roma chiederà il giudizio immediato; gli elementi in mano alla procura, si è appreso, a cominciare dalla confessione, sono tali da non determinare altre particolari attività oltre a quelle già avviate. Quindi, esauriti gli accertamenti di natura autoptica e quelli tecnici come, ad esempio, l’esame del telefono della vittima e di Paduano per visionare il contenuto dei messaggi, ci sarà la richiesta della procura di processo con la formula che consente di saltare il parere del giudice dell’udienza preliminare. Sempre che il ventisettenne reo confesso non preferisca chiedere il giudizio abbreviato.

L’autopsia di oggi servirà a capire, tra l’altro, se la vittima sia morta a causa delle ustioni o sia stata uccisa prima che le fiamme ne avvolgessero il corpo.

Nell’ultima settimana Paduano si era come eclissato, per poi ricomparire sabato sera a casa di Sara e, dopo una lite, mettere in atto l’atroce delitto.

Dopo la “rottura”, aveva comunque continuato a inviare messaggi alla studentessa che però non aveva confidato a nessuno il tono vessatorio di quegli sms.

Vincenzo Paduano è stato intanto spostato in una cella singola. Le modalità del delitto sono tali da richiedere maggiore attenzione per la sua sicurezza, che avrebbe detto di sentirsi in pericolo dopo la notte trascorsa in una cella doppia.

Un mix tragico e scioccante: crudeltà atroce, metamorfosi davvero troppo brutale e incomprensibile di un assassino che fino al giorno prima era un “bravo ragazzo”, indifferenza orribile e colpevole di testimoni occasionali, troppo vili o troppo distratti per trasformarsi in “eroi per caso”; un mix che in realtà riguarda tanti femminicidi, ma che il questo caso assume la forma tragica di una interminabile fiammata: bruciata viva.

Fa discutere ora la circostanza per cui gli automobilisti che passavano di lì hanno visto Sara sbracciarsi per chiedere aiuto ma nessuno si sia fermato, forse per paura o per aver pensato si trattasse di una “innoqua” litigata amorosa tra una coppia di fidanzati. Si dice infatti che chi passava ed ha visto tutto, poteva salvarla. Si dice anche che poteva fermarsi e caricarla sulla propria auto e fuggire o che poteva almeno chiamare le forze dell’ordine.

Di certo, è ingiusto colpevolizzare gratuitamente queste persone; sta però di fatto che, ad oggi, potrebbero addirittura rischiare un’accusa penale per omissione di soccorso.

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