Karadzic, condanna per genocidio e crimini contro l’umanità

L’ANALISI DELLA CONDANNA DEL TRIBUNALE INTERNAZIONALE PER L’EX JUGOSLAVIA

di Avv. Mary Basconi

UnknownLa Terza Camera del Tribunale Penale Internazionale per l’Ex Yugoslavia (ICTY) ha dato lettura, lo scorso 24 marzo 2016, della sentenza contro il suo imputato eccellente, Radovan Karadzic. L’ex Presidente della Repubblica Serba di Bosnia è stato ritenuto responsabile di genocidio, crimini contro l’umanità e crimini di guerra, commessi dalle forze militari sotto il suo diretto comando dal 1992 al 1995, durante il violento disfacimento della Yugoslavia ed il conflitto armato che ne è seguito nei territori della Bosnia ed Erzegovina.

A carico di Karadzic undici capi di imputazioni, tra cui genocidio, persecuzione, sterminio, omicidio, deportazione, trasferimento forzato della popolazione, attacchi ingiustificati ai civili. Il Tribunale Penale Internazionale per l’Ex Yugoslavia lo ha condannato affermandone la responsabilità penale sulla base della sua partecipazione a quella che, nel diritto penale internazionale, viene definita come un’ “impresa criminale” (Joint Criminal Enterprise, JCE), l’equivalente di un’associazione a delinquere, in cui ciascun soggetto risponde dei crimini commessi per la semplice partecipazione all’associazione qualora ne conosca l’esistenza e ne condivida il comune intento che viene perseguito dai membri. Tale forma di responsabilità è espressamente prevista dall’art. 7(1) dello Statuto che regola il funzionamento del Tribunale Penale Internazionale per l’Ex Yugoslavia.

I Giudici hanno ritenuto che l’organizzazione criminale, di cui Karadzic faceva sicuramente parte con ruoli di comando, si è protratta dall’ottobre 1991 al Novembre 1995 con l’intento di rimuovere i Bosniaci Musulmani e Croati dal territorio della Repubblica Serba attraverso la commissione di numerosi crimini, tra cui i più significativi sono l’assedio di Sarajevo ed il massacro di Srebrenica.

Il Tribunale ha accertato che un elevato numero di Bosniaci Musulmani e Croati furono traferiti forzatamente dalle loro case dalle truppe Serbe. Alcuni, arrestati, furono detenuti nelle carceri in condizioni disumane, soggetti a torture, aggressioni, stupri ed atre violenze sessuali, e successivamente trasportati fuori dalle città. Durante l’avanzata delle truppe, molti furono uccisi con esecuzioni di massa, ed i corpi ammassati in fosse comuni.

Il Tribunale ha stabilito che Karadzic era, all’epoca dei fatti, il capo delle forze armate ed il leader politico, responsabile di aver sviluppato e rafforzato l’ideologia di uno stato Serbo-Bosniaco, al cui interno non vi sarebbe stato posto per i bosniaci non serbi e per i bosniaci musulmani, i quali sarebbero stati, per questo, sterminati.

Karadzic, collocandosi all’apice della struttura politica, governativa e militare, ha potuto usare il suo potere per influenzare e dirigere le operazioni dell’associazione criminale, attraverso l’emanazione di ordini che venivano puntualmente eseguiti, nonché attraverso la tacita approvazione dei crimini che, quando non erano da lui direttamente ordinati, venivano tuttavia accettati ed approvati perché non puniti.

Le prove raccolte durante il processo hanno indotto i Giudici a condannare Karadzic, oltre che per il genocidio di Srebrenica, anche per crimini contro l’umanità commessi nelle municipalità del territorio serbo, tra i quali: persecuzione, sterminio, deportazione, trasferimento forzato ed omicidio. Tuttavia, per questi eventi, i Giudici non hanno ritenuto che fosse stata fornita la prova, oltre ogni ragionevole dubbio, che l’intento perseguito dagli autori fosse quello di distruggere in tutto o in parte, un gruppo nazionale etnico razziale o religioso, pertanto l’accusa di genocidio è caduta in relazione a tali fatti.

È stato invece provato che dal mese di Aprile 1992 a quello di Novembre 1995, Karadzic partecipò all’impresa criminale (JCE) stabilendo e portando avanti una campagna di pulizia etnica e bombardamenti sulla popolazione civile di Sarajevo, con lo scopo di accrescere ed alimentare il terrore sui cittadini.

Durante questo periodo la città è stata colpita quotidianamente da granate che hanno causato la morte di oltre 11.000 civili ed il ferimento di oltre 50.000 persone. In particolare, riferiscono i Giudici, che i civili venivano attaccati dai cecchini mentre andavano a prendere l’acqua, camminavano, o usavano i trasporti pubblici. I bambini venivano attaccati davanti alle loro case, quando stavano giocando, o tornavano da scuola con i loro genitori.

Il Tribunale ha accertato che Karadzic è stato il principale autore di numerosi attacchi strategici, ideando e perseguendo la strategia del terrore per costringere i leader politici avversari ad arrendersi e lasciare il territorio.

Non solo. Il Tribunale ha anche stabilito che uno dei crimini di cui l’associazione criminale si è resa responsabile, è quello di aver preso in ostaggio personale militare dell’ONU, impegnato nei territori per missioni di mantenimento di sicurezza e pace, ed averne fatto uso come scudo umano nel maggio-giugno 1995, quando i caschi blu delle Nazioni Unite furono fatti prigionieri dalle forze Serbo Bosniache e trasferiti in varie località delle Bosnia Herzegovina con l’intento di interrompere i bombardamenti aerei della NATO.

Infine, il Tribunale ha ritenuto Karadzic colpevole del genocidio avvenuto a Srebreinca, dove nel Luglio 1995 si è consumata una delle pagine più tristi ed oscure del conflitto. Qui, su ordine di Karadzic, circa 30.000 bosniaci musulmani, compresi donne, bambini ed anziani, furono deportati e detenuti, e a partire dal 13 Luglio 1995 tutti gli uomini furono sterminati con esecuzioni di massa.

Il Tribunale ha osservato che “in qualità di Presidente della Repubblica Serba, Karadzic era la sola autorità ad avere il potere di intervenire per preservare l’incolumità dei cittadini musulmani, ed evitare lo sterminio”. Ed invece, gli ordini dati da Karadzic sono stati di segno esattamente opposto, diretti a perseguire il comune intento di portare a termine la “pulizia etnica” eliminando i bosniaci musulmani dal territorio serbo. Intento perseguito anche dai suoi sottoposti nonché dal suo “braccio armato”, il generale Ratko Mladic, anch’egli sotto processo al Tribunale Penale Internazionale la cui sentenza è attesa per il Novembre 2017.

Karadzic, che nel giudizio ha condotto direttamente la sua difesa, potrà appellare la decisione del Tribunale, e per quanto riguarda la pena inflitta, dai 40 anni di reclusione sarà detratto il periodo già trascorso in regime carcerario, che perdura dal 21 Luglio 2008.

Il processo è iniziato il 26 Ottobre 2009. Si sono celebrate udienze per un totale di 498 giorni durante i quali sono state acquisite 11.500 prove, ed ascoltati 586 testimoni, 337 dei quali indicati dal Procuratore, 248 dalla Difesa, ed 1 chiamato dal Tribunale.

Aggiornamenti sulla vicenda processuale, nonché tutti i documenti in lingua originale, possono essere reperiti sul sito del Tribunale www.icty.org

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