Ibrido Uomo-pecora: un viaggio nel futuro

UNA STRADA PER IL TRAPIANTO DI ORGANI

del dottor Giorgio Rossi

unknownLa scorsa settimana, durante lo svolgimento del meeting della’ American Association for the Advancement of Science di Austin in Texas, è stato dato l’annuncio, da un gruppo di scienziati dell’Università della California di Davis, che per la prima volta è stato creato in laboratorio un embrione ibrido uomo-pecora.

Un nuovo importante progresso di una tecnica che un giorno potrebbe consentire di far crescere organi negli altri animali, adatti per essere poi trapiantati nei pazienti umani.

Un ulteriore sforzo degli scienziati per arginare il problema della mancanza di organi da donare : ogni ora, negli Stati Uniti, sei persone si aggiungono alla lista d’attesa nazionale per trapianto d’organo; mentre in Italia sono 9.000 le persone in attesa.

L’attuale lavoro dei ricercatori dell’Università di Davis è basato su importanti risultati ottenuti in precedenza da altri ricercatori, attraverso i loro studi sui cosiddetti embrioni “chimera”: embrioni contenenti cellule, e pertanto informazioni genetiche, da specie diverse.

 

In passato, con lo stesso sistema era stato possibile creare embrioni derivati da specie diverse di roditori e un ibrido maiale-uomo.

 

Il concetto alla base degli embrioni ibridi teoricamente è piuttosto semplice, ma la sua messa in pratica ha numerosi livelli di complicazione.

 

Con la parola “embrione” si indicano gli stadi di sviluppo successivi a quello dello zigote, la cellula che si ottiene nel momento della fecondazione con la fusione dell’ovocita (la cellula sessuale femminile) con lo spermatozoo (la cellula sessuale maschile).

 

L’embrione possiede tutte le istruzioni genetiche per portare le cellule che lo costituiscono a moltiplicarsi e a specializzarsi, formando organi, muscoli, ossa e tutto il resto.

 

I ricercatori intervengono modificando queste istruzioni con le nuove tecniche di editing del DNA, come la Crispar/Cas9 (di cui abbiamo recentemente parlato su questa rubrica – merito anche della ricerca italiana-); un sistema di “copia e incolla” che permette di modificare il DNA e fare in modo che l’embrione sia geneticamente privo delle normali capacità di far crescere particolari organi.

 

Nell’embrione così preparato, vengono poi iniettate cellule staminali umane adulte “riprogrammate”, cellule che, grazie alla “riprogrammazione” tornano ad essere totipotenti come quelle embrionali, cioè dei”jolly”e quindi in grado di specializzarsi e diventare cellule di qualsiasi tessuto, colmando così il vuoto creato dai ricercatori.

 

L’embrione animale compensa la mancanza usando le staminali umane, che quindi sviluppano un organo con una certa concentrazione di cellule umane.

 

Quando l’animale cresce, sviluppa un organo ibrido che può essere espiantato e utilizzato su un essere umano, riducendo i rischi legati al cosiddetto “rigetto”(la reazione del sistema immunitario che, ritenendo il nuovo organo un corpo estraneo, si attiva per distruggerlo).

 

Utilizzando questo sistema, nel 2017 un gruppo di ricercatori del Salk Institute for Biological Studies (California) riuscì a far crescere il pancreas di un topo all’interno di un ratto. L’organo fu poi trapiantato in un topo con il diabete, dimostrando che la procedura può trattare efficacemente la malattia.

 

Gli stessi ricercatori riuscirono inoltre a creare embrioni chimera partendo da quelli di alcuni maiali, sui quali erano state impiantate cellule staminali umane.

 

Gli embrioni furono mantenuti vitali per 28 giorni, il massimo per ora autorizzato dalle Autorità regolatrici, dimostrando la fattibilità della nuova tecnica.

 

Il numero di cellule umane contenute negli embrioni chimera era molto basso, con un rapporto di una su centomila rispetto a quelle di maiale. L’organo che si stava formando era quindi troppo distante da uno umano per rendere praticabile un eventuale trapianto, una volta sviluppato.

 

Nell’embrione chimera uomo-pecora il rapporto cellule umane/cellule animali è sceso a 1 a diecimila. Comunque, probabilmente, secondo gli scienziati di Davis, la nuova concentrazione non è ancora sufficiente per generare un organo compatibile con un trapianto. Si stima, infatti, che per funzionare, un organo ottenuto in questo modo debba essere umano almeno all’uno per cento.

 

Anche in questo caso, dopo 28 giorni, di cui 1 settimana in laboratorio e 21 giorni nell’utero di una pecora, l’embrione ibrido è stato distrutto.

 

L’uso delle pecore, a detta degli scienziati, offre molti vantaggi rispetto al maiale, a partire dal fatto che bastano quattro embrioni e non cinquanta per far iniziare una gravidanza; inoltre la pecora ha organi di dimensione simili a quelli umani.

 

Ovviamente questo tipo di ricerca, pone notevoli problemi etici, peraltro ammessi e condivisi dagli stessi scienziati che hanno condotto l’esperimento.

 

Le maggiori preoccupazioni riguardano soprattutto a quale tipo di organismo possa essere quello misto che viene creato artificialmente e cosa succederebbe, per esempio, se le cellule umane arrivassero nel cervello dell’animale.

 

Al riguardo gli scienziati smorzano i toni replicando che il contributo di cellule umane finora è molto basso. Non si tratta di maiali o pecore con una faccia umana o un cervello umano e, inoltre, sono stati pubblicati diversi documenti che mostrano che si può scegliere miratamente la regione quindi si possono evitare cellule umane nel cervello. Comunque, a detta degli stessi scienziati, “qualora scoprissimo che le cellule umane vanno nel cervello dell’animale non potremmo portare avanti il tentativo”.

 

Per quanto riguarda la legislazione italiana, gli organismi misti uomo-animale, sono vietati dalla legge 40 e condannati da un parere del Comitato Nazionale per la Bioetica, perché si ritiene che ci possa essere il rischio di ottenere qualcosa che modifichi in modo drammatico e non naturale l’essere umano.

 

Anche negli Stati Uniti i finanziamenti pubblici per le ricerche sugli embrioni chimera sono vietati, quindi finora i progressi sono stati ottenuti solo grazie agli investimenti privati.

 

Un fatto è certo: la strada è ancora molto lunga!!!

 

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