Handicap, sindaco di Ancona blocca il confronto

ASSOCIAZIONI BEFFATE, DIFFIDATI MOLTISSIMI COMUNI

Una signora in carrozzina a piazza Cavour, decide di non raggiungere l’angolo delle panchine per non rischiare di rimanere “impantanata” nella ghiaia.
Una signora in carrozzina a piazza Cavour, decide di non raggiungere l’angolo delle panchine per non rischiare di rimanere “impantanata” nella ghiaia.

ANCONA – di Giampaolo Milzi – Ancona e le Marche inadempienti riguardo il dovere di rendere le città a misura di disabili. Quasi 230, tante quanto i Comuni della regione, le lettere partite il 30 dicembre scorso all’indirizzo dei massimi responsabili delle municipalità in cui si chiede che finalmente adottino i Piani eliminazione barriere architettoniche (Peba). Lettere di diffida, una inviata anche all’ente Regione, cioè avvertimenti: “Tempo 90 giorni per rispondere, in difetto ci riserviamo di agire per vie legali”, si legge in una nota dei promotori dell’iniziativa, gli attivisti della cellula di Ancona dell’associazione Luca Coscioni. Un esposto, seguito ad una prima diffida del 2016, aveva avuto successo a Loreto, dove l’Amministrazione comunale circa un mese e mezzo fa ha adottato il Peba. Chi ha risposto finora alle missive del 30 dicembre? Silenzio da Ancona. Il Comune di Fabriano, ha promesso di adottare il piano entro la fine di quest’anno; quelli di Treia e Sant’Ippolito, hanno assicurato impegni più generici quanto alla tempistica. Sono piani, i Peba, da adottare secondo molte normative di riferimento: legge 41/1986, così come modificata ed integrata dalla 104/1992 e dall’art. 5 della legge della Regione Marche 52/1990. Si tratta dell’obbligo di programmare le opere di abbattimento delle barriere architettoniche/sensoriali nei luoghi pubblici di competenza degli enti (e non solo), mediante la redazione e l’annuale aggiornamento dei Peba, appunto, nonché, dal 1992, anche dei Piani di accessibilità urbana (PAU). Tirata d’orecchie anche all’ente Regione, che in base alle norme, oltre a dover adottare il Peba, ha una funzione di controllo ed eventualmente di sostituzione sulle Provincie e sui Comuni inadempienti, nominando commissari. Commissari mai nominati.

Il brutto andazzo è a livello nazionale. Pochissime le città delle altre regioni dove i Peba sono stati adottati o sono in via d’adozione, tra queste: Venezia, Portogruaro, Brescia, Genova, Pisa, Tarquinia.

Palazzo RAI in piazza della Repubblica, “monumento” di barriere architettoniche.
Palazzo RAI in piazza della Repubblica, “monumento” di barriere architettoniche.

Tornando ad Ancona, l’iter per l’adozione del piano era stato avviato nel 2015-2016, per poi arenarsi l’anno scorso. I rappresentanti di una decina di associazioni che si occupano di handicap e disabilità avevano dato vita a un tavolo di concertazione sotto l’egida dell’assessorato comunale ai Lavori pubblici. Il lavoro svolto? Ce lo spiega l’ing. Stefano Perilli, dei Lavori pubblici, coordinatore del tavolo: “Noi del Comune abbiamo portato una traccia analitica e propositiva per le carenze degli edifici pubblici (a cominciare da quelli del Comune, ndr.) e/o aperti al pubblico (di privati o altri enti, compresi ristoranti e bar, per esempio, ndr.) concordando schede di approfondimento con le associazioni, che le hanno compilate e ce le hanno riconsegnate. Lo stesso per gli spazi pubblici all’aperto, per i quali abbiamo accolto le indicazioni delle associazioni. Che dovremmo riconvocare, per fare il punto sulla situazione e passare alla fase decisiva della stesura del Peba. Ma poi si è bloccato tutto”. L’ing. Perilli, diplomaticamente, non spiega lo stop. Ma fonti ben informate del Comune assicurano che non è più giunto l’input politico a procedere, dal sindaco, così come dagli assessori Manarini (Lavori pubblici) e Foresi (Mobilità). Il che significa due anni di ritardo su tempi previsti per tagliare il traguardo dell’adozione.

Una conferma in tal senso arriva da Vincenzo Masetti, presidente provinciale della Lega italiana fibrosi cistica (Lifc) e del coordinamento Area (Associazioni disabili in rete): “Il problema è cronico, riguarda anche banche, chiese, esercizi commerciali… Il protocollo d’intesa, il regolamento che si era deciso di elaborare insieme come bozza al tavolo avrebbe dovuto indicare anche i parametri, le condizioni atte ad eliminare le barriere architettoniche e sensoriali per tutti i tipi di edifici ed aree. Ma il Comune di Ancona non ci ha mai proposto nulla”.

Certo, l’intreccio normativo in materia, non chiarissimo, non aiuta. Masetti: “La legge italiana prevede che solo chi, effettuando una ristrutturazione ordinaria o straordinaria di un ambiente, modifica solai e strutture portanti, è obbligato a mettersi a norma, anche rispetto alle indicazioni europee. Inoltre l’obbligo di eliminare le barriere scatta solo se l’immobile è stato realizzato dopo l’entrata in vigore del complesso normativo”. Già. Ma sta proprio nella auspicabile facoltà dei Comuni, Ancona compreso, di emanare Peba con regolamenti edilizi chiarificatori, che impongano a tutti, almeno nei casi più problematici, di rispettare stringenti parametri che non consentano scappatoie di comodo.

(articolo tratto da Urlo mensile di resistenza giovanile)

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