Angeli di Varano, antica chiesetta nell’oblio

DA RISCOPRIRE NELL’EDIFICIO DELL’ARCO

- ANCONA – di Giampaolo Milzi - 

(foto di Silvia Breschi – Urlo Indiana Jones Team)

 

 

 a) L’edificio con l’Arco degli Angeli a Varano di Ancona

a) L’edificio con l’Arco degli Angeli a Varano di Ancona

Sotto l’Arco degli Angeli di Varano (AN) sono passati secoli e secoli di storia, con significative tappe in un sito dalle origini ultra millenarie, segnate – fino a un passato non troppo remoto – dall’ininterrotto scorrere delle fiumane di pellegrini che hanno bagnato di devozione la Santa Casa di Loreto. Ma pochissimi sanno che sulla destra dell’Arco sotto cui s’infila la vecchissima Strada Cameranense (o degli Zingari) resiste ancora una cappella-chiesetta, intitolata a San Michele Arcangelo, realizzata nella seconda metà del ‘700 dal Conte Liverotto Ferretti. E che tale affascinante edificio sacro ha accolto un ristrettissimo numero di fedeli, fino a circa 5 anni fa.

Da allora, questa importante pagina di storia locale, è di fatto stata rimossa. Perché? Cinque anni fa, appunto, i vigili del fuoco hanno compiuto un sopralluogo nel piccolo luogo culto e nella retrostante sagrestia. La cappella, seppur un po’ sporca, appare in buono stato di conservazione.

Mentre la sagrestia è ridotta davvero male, cadente, puntellata, martoriata da profonde crepe. Vero. Noi dell’Urlo Indiana Jones Team, nell’edificio, circa un mese fa, abbiamo avuto la fortuna di entrare e verificare. Grazie alla cortesia del signor Riccardo Rossini, di sua moglie Patrizia e di suo padre Giuseppe Rossini.

 

b) L’ingresso della settecentesca Chiesetta-Cappella di San Michele Arcangelo, realizzata nella metà del ‘700 dal conte Liverotto Ferretti nella parte destra dell’edificio dell’Arco degli Angeli a Varano
b) L’ingresso della settecentesca Chiesetta-Cappella di San Michele Arcangelo, realizzata nella metà del ‘700 dal conte Liverotto Ferretti nella parte destra dell’edificio dell’Arco degli Angeli a Varano

I Rossini, nel 1988, hanno acquistato la Cappella dall’Istituto Birarelli legato all’Arcidiocesi di Ancona-Osimo. E con essa i tre appartamenti di cui erano già affittuari rivacati dal complesso “Degli Angeli” ristrutturato tre secoli fa dal conte Ferretti; mentre il restante appartamento (sulla sinistra, per chi proviene da Ancona) è stato contestualmente acquisito dalla famiglia Gigli. Cappella e sagrestia sono in comproprietà delle due famiglie, Riccardo Rossini ne detiene le chiavi d’accesso. Una clausola del contratto di compravendita recita che “gli acquirenti si sono obbligati a mantenere per tale locale la destinazione attuale di cappellina a scopo di culto così come richiesto dal Consiglio di Amministrazione dell’Istituto (Birarelli, ndr.) venditore”.

Il termine “attuale” è riferito al 1988. Ed infatti per tanti anni, prima dell’88 e poi fino al 2011-2012, il parroco della frazione Varano di Ancona, don Fausto Guidi, quasi ogni domenica mattina celebrava la messa nella cappella-chiesetta a beneficio della ventina di fedeli della località Angeli di Varano.

In occasione di particolari festività religiose, i fedeli, in numero maggiore, vi si recavano in processione. La svolta, in negativo, dopo il sopralluogo dei vigili del fuoco, produttivo di un’ordinanza comunale che dichiarò la sagrestia inagibile. Parzialmente diverso, e poco chiaro, l’esito per l’ambiente di culto.

Sono state diramate prescrizioni per una messa in sicurezza. Ma fino ad oggi ci si è limitati a rafforzare con travi lignee di supporto l’antico ed elegante portale in pietra, sopra il quale spicca uno stemma scolpito con la parola “Charitas”.

Pare i pompieri abbiano comunque sconsigliato di continuare a celebrare messa (di più non sappiamo, a causa dell’effetto “muro di gomma” della burocrazia del comando vigili del fuoco di Ancona). Consiglio seguito, sebbene in modo sofferto, dal parroco. Il quale, dopo aver celebrato messa qualche volta sotto il loggiato della palazzina connessa al lato sinistro di quella dell’arco, ha poi svolto le funzioni nel vicino circolo del dopolavoro.

 

c) veduta del’interno della chiesetta con l’altare
c) veduta del’interno della chiesetta con l’altare

La nostra visita alla Cappella ci ha regalato la visione di un locale ancora molto bello, “oscurato” solo dalla sporcizia sul pavimento, da lievi distacchi d’intonaco da piccole porzioni di pareti segnate da sottili crepe superficiali. Il resto è un piacevole bel vedere. In fondo alla navata unica “trionfa” l’altare ligneo, sul quale incombe la grande e antica pala raffigurante la scena biblica dell’Arcangelo Raffaele e Tobia, fissata su una imponente base di marmo pregiato. Non un capolavoro, ma comunque una pregevole opera d’arte sacra settecentesca.

Molto più recente (risalente al ‘900) e altrettanto suggestivo lo scenario se si volge lo sguardo verso l’alto. Una Vergine col bambin Gesù osserva sorridente dal centro del soffitto, dipinta in un cerchio circondato dalle scritte in oro “Regina pacis ora pro nobis – Anno giubilare mariano MCMLIV”(1954).Più in fondo, sopra l’altare, un altro affresco circolare con l’immagine di una raggiante colomba bianca.

Sulla parte del soffitto prospiciente l’entrata ecco il ritratto di Pio X Papa (1885 – 1914), proclamato santo nel 1954, incorniciato da un cerchio di foglie dorate. E ancora, stucchi, fregi, pitture con rosoni, conchiglie e motivi floreali ad adornare un ambiente che – sebbene fortemente rimaneggiato negli ultimi decenni – serba una significativa porzione d’arte architettonica (la pala dell’arcangelo, l’altare e la sedia lignei per il celebrante) che riporta indietro di tre secoli.

 

d) Soffitto delle chiesetta, affresco di Madonna con bambin Gesù
d) Soffitto delle chiesetta, affresco di Madonna con bambin Gesù

La famiglia Rossini ci anche accolto nell’appartamento in cui risiede, sovrastante la cappella-chiesetta, parte dell’edificio con l’arco che il conte Liverotto Ferretti aveva risistemato come sua residenza di campagna. In origine una scaletta consentiva al conte di scendere direttamente in un soppalco, da lì poteva assistere comodamente alla messa.

Percorrendo un’altra scala, ancora presente, ci imbattiamo in una formella (in pietra o in stucco) fissata al muro, si tratta di un angioletto dallo sguardo birichino che suona una lira. Potrebbe risalire addirittura al ‘500. Un’uscita laterale porta nel grande giardino, dal quale si può scorgere la minuta campana sul tetto della villa.

Al termine di questa straordinaria visita, naturale chiedersi se esistano prospettive per la riapertura al pubblico e al culto della graziosa chiesetta. Fin dall’ordinanza municipale che l’ha in sostanza resa “off limits”, tra le famiglie degli “Angeli”, è circolata l’idea di fare una colletta per il denaro necessario ad assicurarle piena sicurezza. Un’idea lanciata da Sergio Chiucconi, titolare di una vicina azienda vinicola. Un’idea benedetta in prima battuta dal parroco Fausto Guidi. Ma non da mons. Edoardo Menichelli, arcivescovo dell’Arcidiocesi Ancona-Osimo. Ricevuto Chiucconi, recatosi a sondare le sue opinioni a proposito, mons. Menichelli l’ha preseaalla larga. “C’è crisi delle vocazioni, non abbiamo abbastanza parroci e risorse per poterci occupare anche delle sorti di chiesette e cappelle, e lei se ha fede, Chiucconi, potrà andare alla chiesa di Varano”. E poi: “Il buon Don Fausto sarebbe disponibile a continuare a celebrare agli Angeli? Anche se la cappella venisse ristrutturata, chissà fino a quando avrà la forza di arrivare fin lì”.

 

e) Soffitto della chiesetta, affresco celebrativo di San Pio X Papa
e) Soffitto della chiesetta, affresco celebrativo di San Pio X Papa

Questo, in sintesi e in sostanza, l’esito della chiacchierata.

In ogni caso il buon don Fausto, piuttosto anziano, certo, ma lucido e arzillo, la voglia e la forza di farsi 3 km da Varano e “arrivare fin lì” per ora ce l’ha. Visto che celebra messa al dopolavoro degli Angeli, appunto. E cinque anni fa anche lui ha avuto la voglia di chiedere udienza all’arcivescovo per perorare la causa pro lavori. Come andò? “Non ricordo bene, e comunque non posso riferire le parole dell’arcivescovo. Posso dire che la politica dell’Arcidiocesi polarizza il suo interesse su altre questioni ben più prioritarie.

E sebbene dispiaciuto e in disaccordo, non posso tornare a insistere”, ci ha riferito. Insomma, questione diplomaticamente chiusa, per mons. Menichelli. Poi, superati comprensibili reticenza e imbarazzo, don Fausto ha aggiunto: “Certo, sarei contento se la chiesetta degli Angeli venisse ristrutturata. Finché sarò vivo, in caso, sarò sempre disposto a celebrarvi la messa.

Anche perché era un luogo molto particolare, intimo, d’aggregazione religiosa per la piccola comunità del posto”. E la colletta? “Non se n’è mai parlato in via ufficiale”. Alla colletta avrebbe partecipato anche la famiglia Rossini. Nonostante abbia già investito molto per ristrutturare l’ex villa del Conte Ferretti, edificio fortemente provato e danneggiato dal continuo passaggio di autoveicoli, camion compresi, sotto l’arco che taglia la vecchia Cameranense. E ai Rossini va riconosciuto il merito di essere usciti vincitori dal lunghissimo contenzioso giudiziario-amministrativo ingaggiato con l’ente Provincia, proprietario della Cameranense, per salvare arco ed edificio degli Angeli.

 

f) Soffito della chiesetta, affresco di rosone con colomba
f) Soffito della chiesetta, affresco di rosone con colomba

Da qualche anno la Provincia ha realizzato la rotatoria che consente di bypassare l’arco. Che ora, con l’antico complesso, è isolato dal traffico. Ma, per ragioni diverse, anche la cappella-chiesetta dell’Arcangelo San Michele è isolata, nel senso che è chiusa, rimossa dalla memoria storica. E, paradossalmente, ancora consacrata. Chissà cosa direbbe il Conte Liverotto, se potesse parlare dall’oltretomba.

(articolo tratto da Urlo – mensile di resistenza giovanile)

 

 

 

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