Focus Cinema & Diritto: Brandon Lee, non può piovere per sempre

11 MARZO 2012- Nato in California nel 1965, Brandon Bruce Lee percorre la sua vita personale ed artistica sempre legato a doppio filo con la figura del padre, il leggendario Bruce Lee, statunitense ma di origini cinesi.
Gli impegni lavorativi del padre lo portano ben presto a vivere ad Hong Kong dove Brandon incontra e si avvicina ad una cultura per lui nuova. Qui però all’età di otto anni subisce il duro colpo per la perdita del padre: Bruce Lee muore nel 1973 forse per l’assunzione di un farmaco fuori commercio o, secondo alcune teorie complottistiche,  ucciso dalla mafia cinese.
Brandon quindi ritorna con la famiglia negli Stati Uniti, prima a Seattle poi a Los Angeles. Ben presto inizia ad interessarsi alla recitazione mentre continua nella passione trasmessagli dal padre delle arti marziali,prendendo lezioni da uno degli allievi più grandi di Bruce Lee, Dan Inosanto.Questa sua passione lo porta anche a diventare protagonista  di molti film legati proprio alle arti marziali ma ben presto il continuo affiancamento alla figura imponente del padre comincia a demotivarlo, a farlo sentire sempre più insoddisfatto, a pensare che la sua carriera nel mondo delle arti marziali e del cinema sia soltanto legata alla figura del padre cui tutti cercano, in un modo o nell’altro, ad accostarlo. Brandon Lee allora decide di tagliare con questo suo pezzo di vita, inizia a criticare il genere di film da lui stesso realizzati e decide di dedicarsi ad un cinema diverso, fatto non solo di azione.

 La nuova carriera di Brandon però viene troncata da un tragico destino.
E’ il 1993  e viene scelto per interpretare il protagonista del film “The Crow” (Il Corvo) di Alex Proyas. Un film in cui Brandon Lee per la prima volta si vede sganciato dalla figura del padre e che quindi vive quasi come la sua prima vera prova da attore.
Purtroppo però il 31 marzo 1993, proprio durante le riprese di una scena del film, succede la tragedia.
Dopo due mesi di lavorazione e ad otto giorni dalla conclusione delle riprese, viene girata la scena mortale in cui il protagonista Eric Draven –Brandon lee entrando nel suo appartamento con la spesa viene aggredito e colpito con un colpo di pistola da Funboy (l’attore Micheal Massee). 
Il colpo ovviamente doveva essere  a salve, ma qualcosa non è affatto andato per il verso giusto ed  in canna c’era ancora il frammento di un’altra cartuccia sparata in una delle precedenti riprese.
 Brandon crolla a terra, agli occhi del regista la scena è ottima perché davvero reale ma per sicurezza vuole girarla un’altra. Tutti corrono per la nuova ripresa, tutti tranne Brandon che invece rimane immobile a terra. Il gelo scende sul set. La prima persona a capire fu Eliza Hutton, fidanzata di Brandon, che fa parte del cast come assistente alla produzione. Brandon viene trasportato d’urgenza al più vicino ospedale, i medici gli trovano un corpo metallico nello stomaco, causa della morte dell’attore da lì a poco.
Quanto successo viene dichiarato accidentale, nessuno viene incriminato anche se l’organizzazione dell’intera produzione viene fortemente criticata per la mancanza di adeguate misure si sicurezza. Il film viene  terminato utilizzando la tecnica digitale e alcune scene sono  interpretate da un sosia,ma di fatto nel film non c’e nessuna scena in cui si vede Brandon Lee entrare nel suo appartamento con la spesa.

Paradossalmente è proprio il destino tragico di Brandon a renderlo più che famoso un mito, una leggenda che, come accade spesso in questi casi, fa nascere anche numerose teorie e altrettante leggende sulla sua morte. Una su tutte legano la sua fine alla mafia cinese, in particolare alla decisione di Brandon di non girare più film per il cinema cinese.
In realtà le indagini accertano che la  tragedia sia stata causata da un malfunzionamento della pistola: sembra che la troupe decise di ricavare cartucce a salve da vere cartucce, che una cartuccia con la sola capsula a percussione e proiettile venne sparata prima delle riprese  e accidentalmente una carica debole bloccò il proiettile nella canna.In questo modo quando l’arma venne ricaricata con proiettili a salve per essere usata per girare la scena di morte, a causa della distanza ravvicinata la pressione espulse il proiettile bloccato.

Il doppio filo di legame tra Brandon Lee ed il leggendario padre sembra essersi riannodato sul loro comune destino, per entrambi una morte rimasta con molti punti interrogativi e per entrambi la trasformazione in miti che non muoiono mai.

VALENTINA COPPARONI

Scena tratta dal film “Il corvo”.

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