Diritto alla salute- La sfida dell’invecchiamento

di  dottor Giorgio Rossi

invecchiamentoI dati riportati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) indicano che la proporzione delle persone con più di 60 anni, a livello mondiale, sta crescendo più velocemente rispetto alle altre fasce di età e nel 2050 nel mondo ci saranno circa due miliardi di persone over 60. A livello europeo, già nell’ultimo ventennio il fenomeno ha subito un’accelerata: tra il 1990 e il 2012 la percentuale della popolazione sopra i 65 anni è passata dal 13,7% a oltre il 18% nel 2012 e nel 2050 arriverà a toccare il 28%. In Italia la speranza di vita ha ormai raggiunto 85 anni per le donne e 80 per gli uomini, nel 2040 un terzo della popolazione avrà più di 65 anni, 20 milioni di connazionali anziani, 8 milioni in più rispetto a 12 milioni censiti nel 2012. Con questi numeri l’Italia si guadagna lo scettro di paese più longevo al mondo, superato solo dal Giappone.

Uno dei meriti va ai progressi della scienza negli ultimi cento anni; basti pensare alla scoperta degli antibiotici, ai programmi di vaccinazione di massa, al miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie, che hanno contribuito a debellare la maggior parte delle malattie infettive che erano la principale causa di morte.

Come conseguenza di questa longevità le spese per la sanità sono destinate ad aumentare sensibilmente; nell’UE si stima che nel 2050 le spese pubbliche per le cure a lungo termine delle popolazioni anziane raddoppieranno. Ciò in relazione al fatto che con l’aumento dell’aspettativa di vita peggiorano le condizioni di salute, le disabilità, le ospedalizzazioni. Per questo l’Europa ha individuato nell’invecchiamento attivo e sano una grande sfida sociale: i paesi europei si sono posti come obiettivo, da qui al 2020, di garantire due anni di vita in più in buona salute agli over 65.

Per rispondere a tale sfida è nata, in Italia, Happy Ageing un’alleaza tra istituzioni, mondo della medicina, e società civile con la finalità di promuovere politiche ed attività finalizzate a declinare le lenee di indirizzo dell’UE sull’healthy ageing, volte a migliorare la salute e la qualità della vita delle persone anziane, la sostenibilità e l’efficienza dei sistemi sociosanitari ed assistenziali nel lungo periodo. L’allenza Happy Ageing si compone di società scientifiche come la Società Italiana di Geriatria e Gerontologia (Sigg), la Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitativa (Simfer), di organizzazioni di rappresentanti dei cittadini e di organismi istituzionali.

Una delle prime domande, che tutta la questione pone e sulle quali si sta concentrando l’attenzione sia in ambito scientifico che politico, è quanto ad un allungamento della vita corrisponda un aumento della vita in buona salute e quanto, al contrario, questo comporti un aumento della vita vissuta in condizioni di malattia e di dipendenza. Al momento attuale si può affermare che per alcune condizioni, soprattutto per quelle riguardanti gravi limitazioni dell’autonomia personale, l’evoluzione è stata positiva garantendo un aumento della vita vissuta in buona salute e comprimendo la cattiva salute verso età sempre più anziane. Per altre condizioni l’evoluzione è molto meno netta, in particolare per quelle che riguardano le disuguaglianze territoriali e sociali producendo divari in termini di salute e sopravvivenza che possono arrivare anche a diversi anni di vita. I rischi di un tale andamento sono oggi accresciuti dalla crisi economica che stiamo vivendo che compromette la funzionalità e l’efficacia della sanità pubblica in base alle zone geografiche e alla classe sociale. Il disagio dei gruppi più svantaggiati, infatti, si trasforma molto rapidamente in una peggiore condizione di salute e un più alto rischio di morte.

Pertanto gli ambiti di intervento per tendere all’obiettivo “vita lunga e vita sana” rigurderanno sia aspetti più strettamente sanitari come la prevenzione e la promozione della salute, ma anche aspetti di razionalizzazione dell’offerta sanitaria per fronteggiare l’inevitabile incremento della spesa pubblica al fine di salvaguardare la sostenibilità del SSN.

Per il primo punto le aree tematiche riguardano l’alimentazione, attività fisica, farmaci, immunizzazione, screening.

Una corretta alimentazione dell’anziano non deve superare le 1900 calorie giornaliere per l’uomo e le 1600 per la donna, dai 65 ai 74 anni, 1700 calorie per lui e 1500 per lei oltre i 74 anni; le calorie devono provenire per il 50-60% dai carboidrati, il 25-30% dai grassi, il 10-15% dalle proteine. Come carboidrati pane , pasta e riso e altri cereali possono essere consumati tutti i giorni tenendo presente che per la pasta vengono suggeriti 80 grammi per l’uomo e 70 per la donna. Per le proteine meglio quelle di origine vegetale (legumi) e tra quelle animali preferire le carni bianche ed il pesce . Per i grassi la principale fonte deve essere l’olio extravergine di oliva, cui si aggiungono gli omega 3 del pesce e della frutta secca.

Esercizio fisico leggero come i famosi 2000 passi al giorno, ma soprattutto allenare la mente per mantenere buone funzioni cognitive e rallentare il deperimento.

Fare un buon uso dei farmaci utilizzando solo quelli giusti e alle giuste dose indicate dal medico, evitando l’auto prescrizione.

Per l’immunizzazione sviluppare le campagne di vaccinazioni come quella antinfluenzale e quella verso lo pneumococco a protezione della polmonite batterica per i soggetti a rischio

Partecipare agli screening vuol dire partecipare a campagne di prevenzione per malattie metaboliche come il diabete, l’ipertensione arteriosa , i tumori; in quest’ottica combattere efficacemente l’obesità che costituisce un potentissimo fattore di rischio per diabete mellito, ipertensione arteriosa, infarto del miocardio, cancro, nefropatie.

La prevenzione rappresenta un punto fondamentale, considerando che l’OMS asserisce che circa l’80% delle patologie cardiovascolari e del diabete, e almeno il 40% dei tumori possono essere prevenuti cambiando gli stili di vita. Tenendo presente che solo il sovrappeso e l’obesità già oggi costano alla sanità pubblica nel nostro Paese 3,5 miliardi di euro all’anno di spese dirette, a cui andrebbero aggiunte le spese indirette, diventa assolutamente necessario spostare risorse economiche e umane dalla cura delle malattie alla prevenzione, proprio per rispondere al secondo punto degli ambiti d’intervento, come sopra indicato. E non solo, altro obiettivo fondamentale di ogni percorso assistenziale in sanità è l’appropriatezza, cioè sviluppare la capacità del servizio sanitario di adattarsi ai bisogni del paziente con logica “ su misura “ offrendo niente di più, ma neanche niente di meno, di quanto è necessario per rispondere alle esigenze del paziente.

Diventa anche essenziale formare una nuova classe di professionisti della salute “preventiva” e trasformare le strutture già esistenti sul territorio per educare attivamente i cittadini alla salvaguardia della propria salute.

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