Caso Ruby, chiesta in appello la conferma della condanna

LA REQUISITORIA DEL PG DE PETRIS: CHIESTA LA CONFERMA DELLA CONDANNA DI PRIMO GRADO

di Alessia Rondelli

MILANO, 13 LUGLIO 2014- Il processo di appello dell’ormai famoso caso Ruby si avvicina all’epilogo con la dettagliata requisitoria durata quasi sei ore del pg De Petris a cui seguiranno il 15 e 16 luglio prossimi le arringhe dei difensori di Berlusconi. Le accuse, per cui in primo grado si è decisa la condanna a sette anni di reclusione, sono di concussione e prostituzione minorile per la nota vicenda della telefonata alla Questura milanese. Fino a tale momento tutto si era svolto secondo la normale procedura per il caso in cui viene fermata una persona immigrata minorenne, nel caso per via di un furto, poi quella telefonata fece decisamente cambiare rotta. La ragazza, Karima el Marough, va rilasciata e non fotosegnalata, affidata in custodia al consigliere regionale Minetti: questo è l’ordine impartito da Berlusconi al capo di gabinetto Ostuni. Ovvia quindi la forzatura che è stata compiuta rispetto alla prassi dall’allora Presidente del Consiglio, un abuso che è stato definito ‘colossale’ e che fa configurare una concussione per costrizione e non per induzione. Questo perché in quella telefonata da Parigi nel cuore della notte ci furono una minaccia implicita e allo stesso tempo una prevaricazione e una intimidazione. A ciò si aggiunge poi la circostanza palesemente falsa della parentela della ragazza con l’allora presidente egiziano Mubarak, presentata come sua nipote, e smentita in tempo reale dai controlli identificativi. Ciò è stato usato dal premier per rafforzare il suo intervento con la prospettazione di un possibile grave incidente diplomatico, abusando chiaramente della sua ‘qualità’. Un comportamento fortemente intimidatorio, che dimostrerebbe la piena consapevolezza dell’ex premier della minore età della ragazza e del pericolo che poteva rappresentare, in quanto “è certa la sua attività di prostituzione ad Arcore”. A dimostrarlo non sarebbero soltanto le dichiarazioni rilasciate dalla ragazza, ma soprattutto le intercettazioni, le testimonianze, gli abiti di lusso che indossava e i molti contanti, quasi sempre in banconote da 500 euro (“fiches per la partecipazione alle serate”) che la ragazza aveva nel portafoglio. Un comportamento palesemente intimidatorio quindi, perpetrato per un esclusivo interesse personale, che ha portato gli uomini della Questura a cedere alle pressioni perché costretti e preoccupati dalle concrete conseguenze. Il pg al termine ha perciò chiesto la conferma della condanna di primo grado definita ‘severa, ma corretta’, senza concessione delle attenuanti generiche sia per i fatti di reato contestati, per il complessivo comportamento tenuto dall’imputato che per il precedente penale della condanna per il caso Mediaset. Ha poi chiesto il rigetto della richiesta dei difensori dell’imputato di invio degli atti al Tribunale dei Ministri: Berlusconi ha abusato della sua qualità ma non ha commesso un reato nell’esercizio delle sue funzioni. Così come va respinta, secondo lui, la richiesta di rinnovazione parziale del dibattimento per acquisire altre testimonianze (si parla di Clooney e Ronaldo) considerate di solo ‘interesse mediatico, ma di rilievo processuale pari a zero’. Le reazioni dei due difensori appena fuori dall’aula sono state decise: “E’ stata una bellissima difesa di una sentenza indifendibile. Alla luce di quanto ascoltato, gli argomenti della difesa ci sono ancora tutti e molto validi”.  

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